No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080629

italia oggi 2


Serata in ricordo di un operaio italiano vittima di xenofobia in Svizzera
Rom di cognome Pierobon e veneti di nome Kevin

Show anti-razza a Treviso


Laura Eduati
«E siete zingari voialtri italiani/sentiva dirsi da gente straniera/siete randagi in cerca di pane(...)/ ed una sera in un bar di Zurigo/contro Alfredo la furia razzista/ si scatenò con violenza mai vista». E’ davvero triste la ballata per Alfredo Zardini, scritta da Franco Trincale in memoria dell’operaio veneto emigrato in Svizzera e picchiato a morte dall’avventore di un bar che gli urlò ”tornatene a casa tua, bastardo italiano!” e poi lo lasciò agonizzante per due ore nella neve, senza
che nessuno chiamasse i soccorsi. Era il 20 marzo 1971, Alfredo aveva 40 anni e da sole due settimane era arrivato a Zurigo in cerca di lavoro per mantenere moglie e figli rimasti a Cortina
d’Ampezzo. Quella mattina aveva un appuntamento con il futuro datore di lavoro, che gli avrebbe offerto un posto da carpentiere. Ma faceva freddo, e Zardini si fermò in una locanda a bere un caffé caldo. Qui Gerhard Schwitzgebel, 35 anni, manovale impegnato nella raccolta
di firme contro la massiccia immigrazione straniera, cominciò ad apostrofarlo in malomodo, Alfredo non conosceva una parola di tedesco. Nessuno dei presenti raccontò mai come fossero andate le cose. Si sa che Gerhard picchiò Alfredo nell’indifferenza degli altri avventori, poi lo trasportò sul marciapiede e lo lasciò incosciente, al freddo. Morirà sull’ambulanza. I giornali
elvetici preferirono posticipare la notizia di quale giorno, tacendo sulla xenofobia e dando invece risalto al fatto, deplorevole secondo la stampa, che i lavoratori italiani per protesta contro
l’aggressione razzista non si recarono al lavoro nei giorni seguenti. Al processo, l’assalitore fu condannato soltanto a 18 mesi di carcere. Succedeva nemmeno 40 anni orsono, eppure il Veneto e l’Italia ricca hanno perduto la memoria della xenofobia che colpiva i migranti italiani, ed è per
rinfrescare i ricordi che domani sera verrà dedicato uno spettacolo dal titolo eloquente, “Razze“, al Palaverde di Villorba, a pochi chilometri da Treviso. Uno spettacolo con il musicista rom
Alexian Santino Spinelli, Marco Paolini, Moni Ovadia, la Compagnia delle Acque, Bebo Storti, Lorenzo Monguzzi, Natalino Balasso e in collegamento Antonio Albanese. L’ingresso è libero con donazioni che verranno date in beneficenza. Tra gli organizzatori figura Gian Antonio Stella (foto), giornalista del Corriere che ha già dedicato al tema del razzismo un libro meraviglioso, L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi. «Non faremo uno spettacolo anti-leghista» puntualizza Stella, «preferiamo fare una operazione culturale, più difficile. Vogliamo mettere in crisi qualcuno raccontando, ad esempio, che esistono rom con un cognome molto veneto come Pierobon, mentre coloro che hanno assaltato il campanile di San Marco hanno dato ai loro figli nomi come Kevin, Jasmine e via dicendo». Ed è la contraddizione di un popolo di migranti come il nostro che improvvisamente utilizza lo stesso frasario xenofobo nei confronti dei migranti stranieri. La serata è dedicata ad Alfredo Zardini, ma anche a tutti i migranti vittime di xenofobia che potrebbero immedesimarsi nella ballata: «C’è ogni giorno un treno alla stazione/che per l’inferno ha la destinazione/dell’emigrante questa è la sorte:/va in cerca di lavoro e trova la morte».
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da Liberazione di oggi

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