No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090522

la vida secreta de las palabras


La vita segreta delle parole – di Isabel Coixet 2006


Giudizio sintetico: da vedere


Hanna è una donna giovane, carina ma dimessa, fa un lavoro noioso e ripetitivo, è diligente, profondamente sola, sembra non avere alcun interesse. Al di fuori del lavoro non ha altro, al punto che il suo capo la richiama in pratica perché lavora troppo, e la invita a prendersi un periodo di ferie. Hanna ha un problema di udito, ogni tanto telefona ad una donna senza dirle niente, una donna che capisce che è lei e che potrebbe essere sua madre; Hanna è talmente sola e senza alternative che, alla prima occasione che le si presenta nel suo periodo di ferie, ascoltando una conversazione telefonica di un tipo ad un altro tavolo, nel ristorante dove sta mangiando, che si offre per lavorare come infermiera per assistere una persona convalescente su una piattaforma petrolifera. La persona in questione è Josef, quasi morto bruciato in un incidente sulla piattaforma, e sta lentamente guarendo dalle ustioni. Momentaneamente cieco, nasconde la sua tristezza di fondo dietro a una marea di chiacchiere scherzose. Hanna e Josef sono due persone che portano il fardello pesantissimo di due dolori inenarrabili.

Si incontrano, si annusano, Josef parte spavaldo, mentre Hanna è al solito molto riservata. Uno sparuto gruppo di uomini vive sulla piattaforma, ognuno con la sua solitudine, ognuno con le sue fisime. C’è il cuoco che cucina ogni giorno piatti di paesi diversi accompagnandoli con musica del paese in questione, l’oceanografo che “coltiva” mitili, il capo che guarda tutti e nessuno e scruta l’orizzonte, i due operai con moglie e figli che amoreggiano dolcissimamente tra di loro. Poco per volta, le barriere di Hanna cadono, e l’intimità tra lei e Josef si fa sempre più intensa, fino a diventare per lei insopportabile. Quando lui viene trasferito, lei scompare dalla sua vita. Josef la cercherà, perché a quel punto, non gli rimane altro.


Il dolore è l’elemento portante della regista, di origine catalana ma trapiantata in Canada, autrice di quello splendido gioiello che fu “La mia vita senza me”. Questa volta prova ad imbastire una storia diversa, ambiziosa, difficile da gestire, e ci riesce a fasi alterne. Usa spesso la camera a mano, forse per comunicare l’instabilità di fondo dei suoi protagonisti, adegua la fotografia ai paesaggi mozzafiato ma cupi e opprimenti, come le storie alle spalle dei personaggi, e si aiuta come sempre con una colonna sonora (tra gli altri, Antony, Tom Waits, Paolo Conte) che pugnala alle spalle ogni appassionato di musica, oltre che di cinema. Insieme alla musica (non so perché, ma le storie della Coixet e la musica di Antony & The Johnsons mi paiono permeati dello stesso dolore), questa regista a mio parere molto promettente, e che ha già fatto molto, crea un film si imperfetto, con qualche forzatura, ma incisivo, pieno di simbolismi e spunti per niente snob (l’oca sulla piattaforma, la sordità di Hanna, le riflessioni sui Balcani, le ragioni dell’allontanamento momentaneo di Hanna dal lavoro), giocato sui silenzi di alcuni personaggi, su tutti Hanna, e sui torrenziali monologhi di altri (Josef, ma anche il cuoco Simon), regalandoci improvvise scene madri indimenticabili (la pioggia sulla piattaforma, i pasti di Hanna, la dichiarazione di Josef, la confessione di Hanna, queste ultime due davvero di un’intensità raramente vista al cinema negli ultimi tempi). La Coixet violenta i sentimenti dello spettatore, non scade mai nel pietismo e nella retorica facile, non cerca mai scorciatoie, neppure la voce fuori campo lo è, anzi, complica ancor di più il film, ma soprattutto intravede la salvezza, a patto che siamo noi stessi a darcela, e nessun altro.

Un bel cast diretto bene, bravi Robbins e Cámara, stupenda la Polley, che già aveva reso indimenticabile il precedente film della Coixet, già citato.

Una regista che ha scelto una strada impervia, che affronta con carattere.

Da premiare con una visione attenta; sconsigliato a chi va al cinema e non sopporta le storie tristi.

1 commento:

sam ha detto...

nemmeno ho finoto le prime 10 righe, che l'ho messo in download.

ti dirò.