No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100425

people ain't no good


Nick Cave, 7/7/2005, Modena, Parco Novi Sad


Sui manifesti c’è scritto: Nick Cave solo performance. E uno dice ‘’Vado. Farà un concerto acustico. Chissà che figata’’. Poi arrivi, maledici ticketone e la mafia che ormai impera sui concerti italiani (ovviamente c’erano anche i biglietti da 22 euro, ma trovavi solo quelli da 44 in prevendita), osservi il posto, elegante, figo, sponsorizzato dalla Guru, ti aspetti da un momento all’altro di vedere qualche modella, ti godi un pezzo di pizza di 2 centimetri quadrati più una birra a soli 7 euro, poi prendi posto, ti dici che tutto sommato è andata bene, il tuo posto è vicino mentre quelli da 22 sono fuori dal tendone e se piove si bagnano, dai un’occhiata al palco e vedi batteria, ampli, un piano a coda, e pensi ‘’Ma allora non sarà solo’’.

Poi, alle 21,40 circa, entrano sul palco Jim Sclavunos (batteria), Martyn P.Casey (basso), Warren Ellis (violino, chitarra) e King Ink, attaccano una roboante versione di West Country Girl, ti giri verso il tuo amico e dici: “ACUSTICO UNA SEGA!!’’ usando un francesismo, e già torni di buonumore.
Riflessioni notturne, mentre torni e ormai la macchina ha il pilota automatico. Se qualcuno ti domandasse come è possibile tutto questo, come potresti spiegare?
Come giustificare che poco distante da te un apparente ragioniere calvo, con camicia stirata, ha quasi disintegrato una seggiolina sbattendola sul pavimento in parquet chiedendo un ulteriore bis, coprendosi poi di ridicolo cantando a squarciagola Lucy mentre Nick la stava interpretando sommessamente?
Come interpretare la tua vicina, ragazza reggiana carina, probabilmente segretaria, all’apparenza seria ma gioviale, bella montatura da vista, che urlava ‘’BONO’’ ad un signore ultracinquantenne che, se anche tu fossi obiettivo, diresti che sarebbe l’ora si tagliasse i capelli, e invece convieni col tuo amico sul fatto che, ne ha pochi, ma li porta con stile, dimenticandoti che se li tinge palesemente?
Misteri del carisma, diavolo e acqua santa incarnati in quest’uomo che riesce a tenere in pugno il pubblico anche non dicendo niente, o peggio, tentando di dire qualcosa e poi rinunciandoci.
La serata prosegue con Abattoir Blues, Red Right Hand, The Ship Song (che meraviglia!), una versione asimmetrica di Wonderful Life, The Weeping Song, Babe, You Turn Me On dedicata alla moglie (mi sono domandato ‘’quale?’’ lo ammetto…anzi l’ho detto ad alta voce), con annesso discorsetto sui bambini e su quello che fanno dentro ai pannolini, Cannibal’s Hymns, una bella versione di Rock Of Gibraltar, dedicata ad Antonio, un protagonista dello show, che dalla prima fila ha chiesto Tupelo praticamente dall’inizio, Messiah Ward, Henry Lee, una The Mercy Seat in versione ‘’da camera’’, una indemoniata Hiding All Away, un pezzo che ti fa riflettere sul fatto che l’ultimo disco sia ‘’rilassato’’ (vedi commento iniziale sul presunto concerto acustico), God Is In The House, dove il pubblico canta trasformandosi quasi in un coro gospel (e pensare che Nick Cave non è nemmeno nero), fino a Tupelo, per accontentare finalmente Antonio.
Versioni rivedute, corrette, diversificate, ritoccate, ma soprattutto, versioni suonate da quattro musicisti che si divertono, padroni degli strumenti, sempre al limite dello sbaglio. Ellis, credetemi, non fa rimpiangere Blixa. E’ un’altra cosa, d’accordo. Salta, gode, suona il violino come una chitarra, lo violenta, sputa in giro, sorride quando lo acclamano. Casey è quasi impassibile, ma sembra un metronomo rockabilly. Sclavunos ha uno stile inguardabile dietro le pelli, consuma una bacchetta a pezzo, sembra sempre in ritardo ma non lo è mai, efficace e pesantissimo, anche con le spazzole.
Tornano per un bis, e che bis. The Lyre Of Orpheus, Nobody’s Baby Now, poi il violino di Ellis introduce una versione folk-rock di Stagger Lee, e poi la mazzata finale di Jack The Ripper.
Ma non è finita. Ancora un bis, ed è People Ain’t No Good a cominciare questo blocco davvero toccante. Poi tocca a Lucy, godimento puro. Chiude The Loom Of The Land, e Nick salta la prima strofa dal ridere. Stasera ha alternato alla grande musica anche momenti di puro cabaret, sempre nel suo stile. Intramontabile.

Chiosa: penso per un attimo di farmi allungare quei tre capelli rimasti, per assomigliare a lui. Non ci riuscirei. C’è un sacco di gente in giro che prova a diventare qualcuno in campo musicale, ma il carisma non si vende al mercato.

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