No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080525

Don Milani, Bondi e Sansonetti


Bello, bellissimo, perfino toccante, il fondo del Direttore Sansonetti in riferimento a Don Milani su Liberazione di oggi. Ci leggo diversi temi che mi piace affrontare nei miei voli pindarici politici, e imparo cose. E c'importa una sega se viene da un giornale di parte. Eccolo a chi ha voglia di leggerlo.


Il ministro della Cultura accusa la sinistra di aver «rubato» la memoria del priore
Bondi, stavolta hai ragione tu:
riprendetevi don Milani

Piero Sansonetti

Ho letto sulla Stampa che il ministro della Cultura, Sandro Bondi, l'altro giorno ha partecipato ad un convegno su Don Milani (e anche su La Pira e Balducci: tutti esponenti rilevantissimi del cattolicesimo toscano dagli anni '50 ai '90) e ha parlato molto bene del priore di Barbiana. Accusando - con qualche fondamento, credo - i cattolici di non aver capito bene il suo insegnamento e alla sinistra di avere strumentalizzato la sua memoria. Bondi ha ricordato che don Lorenzo è morto nel giugno del '67, e dunque non ha potuto assistere all'esplodere della sinistra sessantottina che - immagina - non gli sarebbe piaciuta. Non ha detto Bondi - e per completezza di informazione glielo ricordo - che nei giorni della sua agonia, la magistratura celebrò un processo a don Milani, colpevole di avere istigato all'obiezione di coscienza e di avere pubblicato uno scritto sovversivo, a questo proposito, su "Rinascita", che era il settimanale del Pci, fondato da Togliatti. La condanna a Milani fu sospesa - per sopraggiunta morte - ma fu inflitta, in sua vece, al direttore di "Rinascita", Luca Pavolini, membro della Direzione comunista. Milani aveva pubblicato quel suo scritto (celeberrimo: lettera ai cappellani militari, seguito poi dalla lettera ai giudici) su "Rinascita", e non su un altro giornale, per un motivo semplice: nessun altro giornale aveva accettato di ospitarlo. Dunque, un qualche abbraccio tra Milani e la sinistra, probabilmente, dipese da uno stato di necessità: o con la sinistra o in silenzio. Lorenzo e Luca - e cioè Milani e Pavolini - si conoscevano da ragazzi. Avevano studiato al liceo Berchet, e tutti e due erano antifascisti.

Anche se la famiglia di Lorenzo era moderata e Luca era addirittura il nipote di Alessandro Pavolini (Alessandro era il fratello di suo padre), cioè del numero due del duce, del segretario del partito fascista, fucilato a Dongo ed esposto a piazzale Loreto.Vedete che intrecci tra destra e sinistra! Lorenzo Milani era ateo, figlio di una signora ebrea. Si convertì al cattolicesimo da grande, a vent'anni, nel '43. Quattro anni dopo decise di diventare prete, andò a Firenze, conobbe padre Bensi, un sacerdote che aveva una idea molto moderna e sociale del cristianesimo e che influì parecchio nella sua formazione. Lorenzo dedicò tutta la sua vita a fare scuola ai ragazzi poveri, a Barbiana, nell'appennino Toscano. Contestò in modo feroce la scuola di classe. Aveva una idea tutta sua, specialissima, dell'uguaglianza, dei rapporti sociali, della sapienza e del diritto alla sapienza, della religione, del senso della vita. Sosteneva che esistono tre soli mestieri degni di essere scelti: l'insegnante, il sindacalista e il prete.Personalmente ho sempre amato Don Milani. Per tre ragioni: perché era irrimediabilmente pacifista, perché era irrimediabilmente sprezzante verso i ricchi, perchè era nemico giurato del potere e dei fasti. Non so se era di sinistra. Credo che sia un modo meschino per descriverlo, dire che era un prete di sinistra. Milani, secondo me, era molto di più. E' stato uno dei due più grandi intellettuali del secondo novecento: lui e Pasolini. Perché? Perché tendevano a dire sempre la verità, avevano l'idolatria della verità. E questo è il compito degli intellettuali - è un compito che solo loro possono assolvere: non tocca ai partiti, alle Chiese, alle ideologie...- che invece, spesso, hanno solo l'idolatria del potere, o dello status, o del consenso, o dell'establishment. Infatti, oggi, in Italia, non ci sono più intellettuali. Ora, dal momento che è molto dubbio se si possa o no dichiarare che Milani appartenga alla sinistra, mentre non c'è nessun dubbio sul fatto che appartenga al cattolicesimo e al mondo cristiano, trovo sacrosante la rivendicazione di Bondi, che immagino lui avanzi nella sua veste di cattolico. Che il mondo cattolico, anche quello moderato e centrista del quale il ministro fa parte, riscopra Don Milani, lo studi, lo sperimenti, è una cosa che trovo meravigliosa. Si riprenda don Milani, ci rifletta sopra, ricalibri sui suoi insegnamenti teorici e di vita, la politica del governo. Tenga conto che non potrà aggirare due questioni: la prima è che Milani rivendicava acerrimamente la lotta di classe (non quella marxista, quella cristiana, evangelica: ma era comunque lotta di classe). La seconda è che non amava i borghesi e aveva in odio il consumismo (non il comunismo: il consumismo). Considerava l'accumulazione delle ricchezze il male dei mali e giudicava la religione della produzione il male dei mali dei mali. Io sogno una destra che faccia suo Don Milani. Credo che se questo avvenisse potremmo vivere in un paese stupendo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

articolo tosto.

anche dalle mie parti succede la stessa cosa con don luigi sturzo...tutti ne riconoscono il valore assoluto,perfino i fascisti nostalgici di mussolini.dimenticando che con il duce c'era un rapporto a dir poco pessimo.

due classici esempi di come si possa maltrattare la storia.

punkow