No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100210

berlin 2


Visto il successo della prima edizione, continuo a postarvi questi articoli di Maksim Cristian sui nuovi emigrati italiani a Berlino.

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Esuli culturali


Da Roma a Berlino


di Maksim Cristian


L'essere umano è un animale strano. Recentemente il regista Silvano Agosti ha inoltrato una richiesta alle Nazioni Unite per proclamare l’essere umano patrimonio dell’umanità. Come la torre di Pisa. Allora non ci sarebbero più i nostri, i loro, gli immigrati o gli emigrati. Solo l’Uomo, da tutelare nei suoi diritti universali. Valeria Sanguini, 36 anni, diplomata all’Accademia di belle arti di Roma nel 2000, è una dei quindicimila italiani che vivono a Berlino. Nell’autunno del 2009
ha organizzato una protesta artistica nella capitale tedesca per denunciare le politiche del governo italiano nei confronti degli immigrati. Ha realizzato una serie di sculture che rappresentano i migranti respinti in mare e le ha lasciate scorrere nella Sprea, il fiume berlinese.
“A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino”, dice Valeria, “ho voluto spostare i riflettori su un nuovo muro, quello eretto dal governo italiano nel Mediterraneo. Per me era un gesto importante, perché mi sento un’esule”. “Devo la mia formazione come artista a persone come il pittore Alberto Parres e lo scultore Giacinto Cerone, più che all’accademia”, racconta. Dopo il diploma ha cominciato a esporre le sue opere a Roma. Tra mille occupazioni occasionali, ha
lavorato anche per l’associazione La porta blu, insegnando disegno e pittura ai bambini.
Ma dopo tre anni ha cominciato a rendersi conto che l’ambiente artistico della capitale non le avrebbe permesso di crescere. “Ho deciso di trasferirmi. Ma non perché volevo andare in un posto preciso”. Gli ultimi due anni a Roma li ha passati in uno studio a Valle Aurelia. “I miei genitori avevano deciso di comprarmi quel locale, sperando che rimanessi”. Valeria invece l’ha dato in affitto e alla fine del 2005 è partita per Berlino. “Sono arrivata d’inverno, c’era un freddo polare. Ma, se da un lato l’impatto con la città è stato gelido, dall’altro sentivo una certa morbidezza nella spazialità, una certa tranquillità nell’intraprendere la strada che volevo
percorrere. E così è stato. Berlino ti offre il giusto tempo per tutto”.
Per ora non pensa di tornare in Italia. “Se arrivasse qualche segnale positivo lo farei, ma ho poche speranze”.

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Da Internazionale nr. 829

Qui la "prima puntata"

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