No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110408

luce donata (di nuovo)


Regifted Light - Baby Dee (2011)

Ed eccolo qui, il nuovo disco di quella Baby Dee, che definire fuori dal comune appare riduttivo. Dodici pezzi dei quali solo quattro cantati. Già da questo, si può intuire quanto possa interessare il successo commerciale a un personaggio come la transessuale di Cleveland. Si, perché c'è pure chi è convinto che, visto il produttore di questo Regifted Light, Andrew WK, questa possa essere la svolta "commerciale" di Baby Dee. Ma, si sa, aspettarsi un ragionamento usuale da una persona che, per vivere, ha pure suonato l'arpa a Central Park, vestito da orso, sarebbe quasi oltraggioso.
La leggenda vuole che tutto scaturisca da uno Steinway D, regalato a Baby Dee proprio da Andrew, che poi si è accollato l'onere di dare un senso alle lunghe improvvisazioni dell'artista, tagliando code interminabili, e pompando gli arrangiamenti dove ci stava, in un disco che alterna appunto momenti maestosi a fasi apparentemente minimali, cosa non del tutto vera, se si ascoltano con attenzione le più piccole ma costanti rifiniture di una serie di accompagnatori di certo non alle prime armi, Jon Steinmeier (polistrumentista, tra cui, mi par di capire, figura il glockenspiel), Matthew Robinson (violoncello) e Mark Messing (tuba, sassofono e fagotto).
Il risultato è, ancora una volta, spiazzante, stratificato, affascinante. Baby Dee dimostra che non è solo la sua attitudine istrionica alla voce, la cosa che fa di lei un'artista imperdibile dal punto di vista musicale. Si va da momenti dal pathos altissimo, ad estratti che paiono uscire da un cabaret; da parodie quasi blasfeme (Brother Slug And Sister Snail), a momenti di divertissement spassosi e travolgenti (The Pie Song), da marcette (Horn Pipe) a pezzi totalmente inclassificabili, dal sapore vagamente caraibico (Yapapipi), oppure barocco (Regifted Light, il brano, ma non solo), come ci ha da un pezzo abituato.
Un disco davvero straordinariamente complesso, suonato con una nonchalance quasi spaventosa. Un'artista da non perdere, da qualsiasi "parte" della musica voi proveniate.

2 commenti:

Enrico Bartelloni ha detto...

Altra epoca, disco coraggioso.

jumbolo ha detto...

vero!