No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110425

Ilich Ramírez Sánchez

Carlos - di Olivier Assayas - Miniserie completa (3 episodi; Canal+) - 2010


Il venezuelano Ilich Ramírez Sánchez, conosciuto come Carlos (nome di battaglia da lui scelto in onore di Carlos Andrés Pérez, presidente venezuelano per due volte non consecutive, e qui c'è subito da chiarire un fatto: questo è quello che il protagonista dice nella miniserie, ma il tempismo non quadra, visto che dalle biografie sembra che abbia assunto questo nome già nel 1970, mentre Pérez sarà eletto per la prima volta nel dicembre del 1973, e la spiegazione con la quale lo stesso Carlos giustifica l'assunzione del nome al Ministro per il Petrolio venezuelano - il fatto che Pérez abbia nazionalizzato il petrolio per far si che il Terzo Mondo potesse svilupparsi al pari del Primo - sembra forzata), è considerato un terrorista/mercenario, mentre lui si considera un combattente comunista (antisionista e convertito all'Islam) per la causa palestinese, ed è attualmente detenuto in Francia, con condanna a vita.

Personaggio dall'ego particolarmente ingombrante, nato nel 1949 a Caracas, chiamato Ilich da suo padre, avvocato marxista, in onore di Lenin (suo fratello si chiama proprio Lenin), studia a Caracas, Londra e Mosca, si addestra per la guerriglia prima a Cuba, poi ad Amman in Giordania in un campo di addestramento del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Entra nello stesso FPLP nel 1973, dove acquista velocemente prestigio e popolarità, anche mediatica.

Nelle sue parole, le sue convinzioni sono assolute. Ma oltre a parlare cinque o più lingue, ad essere un intellettuale e al tempo stesso un ottimo guerrigliero, dichiararsi comunista, antisionista al servizio della causa palestinese, che da sempre, sostenne, doveva internazionalizzarsi, è stato anche un grande viveur, amante delle donne, dei sigari e dei superalcolici. Assayas ci racconta la sua storia dal 1973 fino al suo arresto, nel 1994.



E se anche Assayas, regista, sceneggiatore e critico cinematografico francese di culto, "passa"

alla televisione, qualcosa deve significare. Instillato solo per un momento il seme della polemica,

passiamo al nocciolo della questione. Dallo scorso 21 aprile anche in Italia su FX, arriva la miniserie vincitrice del Golden Globe 2011 (per la categoria mini-serie; le altre quattro nominate erano The Pacific, I pilastri della Terra, Temple Grandin - Una donna straordinaria e You Don't Know Jack - Il dottor morte), e vi dico subito che i tre episodi da quasi due ore ciascuno (il totale è di 333 minuti) sono da vedere. Grandi interpreti, storia intrigante di un personaggio controverso e sicuramente fuori dagli schemi, e un montaggio che non lascia mai tirare il fiato, affascinante da vedere anche nella versione originale (si parlano inglese, arabo, tedesco, spagnolo, francese, ungherese, giapponese, russo e pure si ascoltano un paio di brevi frasi in italiano), per convincervi a vederlo basterebbe che voi vedeste una scena nel secondo episodio: la terribile e nervosa Nada, dopo l'operazione che rese famoso Carlos in tutto il mondo, il sequestro di 60 diplomatici tra cui molti ministri, il 21 dicembre 1975 alla sede OPEC di Vienna, arriva, con un amico, alla frontiera svizzera, dove scatena una sparatoria con relativo inseguimento, il tutto sulle note incalzanti di Sonic Reducer dei Dead Boys.



Assayas è regista muscolare che però non dimentica del tutto i contenuti, al contrario, e porta lo spettatore nelle pieghe di un mondo che adesso, dopo la caduta del Muro, non esiste più, ma che senza dubbio, pur cambiando, chissà cosa ci nasconde, il mondo dei servizi segreti, delle alleanze sotterranee, delle protezioni politico-terroristiche, delle organizzazioni illegali.

Per fare questo, usa un feticcio, che è l'attore venezuelano Edgar Ramírez, che interpreta Carlos con una fisicità stupefacente, da grande attore, che ci costringe da qui in avanti a seguire attentamente i suoi passi. Dimagrisce, ingrassa, parla cinque lingue, interpreta splendidamente questa figura, come detto, quantomeno controversa.

Tutto il resto del cast è perfettamente adatto e diretto (un'altra "scoperta" formidabile è Nora von Waldstatten, che interpreta Magdalena Kopp, la prima moglie di Carlos, madre della di lui figlia Elba, austriaca dalla pelle di porcellana e dai lineamenti quasi inuit, un po' alla Bjork), e in definitiva la mini-serie è godibile e interessante, da guardare con attenzione, facendo caso a tutti i legami, le alleanze politiche, e gli si perdona anche qualche semplificazione di troppo su alcuni fatti pubblici e privati, data l'estensione della storia.

Ne esiste anche una versione cinematografica, la cui durata si aggira tra i 165 e i 185 minuti, ma che, se dovesse uscire al cinema in Italia (non ci credo per niente), sconsiglio, dopo aver visto quella estesa e completa.



Per approfondire il personaggio, un'intervista, e un articolo d'epoca del Corriere.

2 commenti:

ndruglio ha detto...

grandissimo, bellissimo, levissimo

jumbolo ha detto...

bella lì nduja.