No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110414

das ende ist mein anfang


La fine è il mio inizio - di Jo Baier (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: addatornà baffone?

E se io e te ci sedessimo ogni giorno per un'ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita?
Nel 2004, Tiziano Terzani sta vivendo i suoi ultimi giorni nel suo buen retiro dell'Orsigna, un borgo con meno di cento abitanti sull'appennino pistoiese, assieme alla moglie Angela. E' malato di un cancro all'intestino, ed è ormai alla fine del suo "viaggio" attraverso la vita. E' un uomo che ha vissuto, ha sbagliato, ha cambiato idea, ha visto moltissime cose, le ha raccontate grazie al suo essere giornalista, ha conosciuto il mondo quasi nella sua interezza, possiede un'esperienza invidiabile e una lucidità non comune. Angela e Tiziano hanno due figli grandi, Folco e Saskia. Folco è un documentarista, e sta vivendo a New York. Il padre decide, con le parole che riporto in apertura, di chiamarlo a sé, e, come in una lunga intervista, fare in modo, appunto, che la sua fine sia un po' l'inizio della vita vera del figlio, come in uno spirituale passaggio di consegne.

Prima di tutto, il pensiero che mi angoscia, a proposito di questo film, è che ci sia voluta una produzione tedesca, per cercare di rendere giustizia ad una delle figure italiane più importanti degli ultimi anni. Quello che mi tranquillizza un po', è che, dato che il film non è certo un capolavoro, spero ci siano altre occasioni.
Di certo, Jo Baier, tedesco esperto regista di televisione, non aveva un compito facile. Ha fatto un po' quello che poteva, prendendo un libro che è, in pratica, una sorta di testamento-barra-passaggio di consegne, come spiego nella parte antecedente, e chiedendo allo stesso Folco Terzani di partecipare alla stesura della sceneggiatura, insieme ad Ulrich Limmer.
Girato dove effettivamente si è svolta la storia, e sulle spettacolari cime circostanti, che a Baier servono per regalare allo spettatore alcune panoramiche da cartolina su grande schermo, e quindi a dare un po' di enfasi, il film probabilmente soffre anche del fatto che ogni attore ha recitato nella propria lingua, di conseguenza i ping-pong tra Bruno Ganz (Tiziano Terzani) ed Elio Germano (Folco Terzani) non sono proprio il massimo della disinvoltura. Luca Biagini doppia Ganz con accento toscano (che Terzani, a quanto se ne sa, non aveva così marcato, dopo una vita in giro per il mondo), facendo quel che può, come Germano del resto, ma l'alchimia non nasce.
Inoltre, ha ragione chi dice che, in fondo, la dimensione che questo film dà della figura di Tiziano Terzani, è decisamente riduttiva.
Completano il cast, apparendo minimamente, la bella Andrea Osvàrt nella parte di Saskia (l'abbiamo vista in Mare Nero, di sfuggita), e soprattutto Erika Pluhar, una splendida ultra-settantenne tedesca, nei panni di Angela.
Quindi, senza indugiare, se vi capita guardate l'onesto film di Baier, ma approfondite la "conoscenza" di Terzani con i suoi libri, magari partendo da quello che ha dato il titolo a questo film.

1 commento:

cipo ha detto...

Sì, ho letto il libro, e non posso che sottoscrivere l'invito di Ale. Comunque cercherò di andare a vedere anche il film, proprio perché il libro mi ha affascinato così tanto.