No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110423

fulmine nero


Black Lightning - The BellRays (2010)

Ci credereste che questo è l'ennesimo disco di questa band californiana di Riverside, e che si sono formati attorno al 1990, per arrivare poi al debutto sulla lunga distanza nel 1998? Io stentavo a crederci, non avendone mai sentito parlare, prima che li segnalasse l'amico Filo e li riprendesse pure l'amico Monty.
Quartetto super classico, chitarra (Bob Vennum, marito della cantante, la band nasce proprio come duo), basso, batteria e voce, sono caratterizzati da riff di chitarra molto AC/DC e dalla voce superlativa (e nera, come la proprietaria) di Lisa Kekaula (che ha collaborato pure con i Basement Jaxx), e meritano certamente uno o più ascolti, anche solo per il loro essere orgogliosamente e testardamente indipendenti (ecco perché non li si conosce molto). Naturalmente, dopo i due link "amici" che ho piazzato, c'è poco da aggiungere. O meglio, in effetti qualcosa c'è: il mio personale punto di vista.
Anch'io ho pensato agli Skunk Anansie ascoltandoli, chissà, forse perchè ricordavo la recensione di Monty, forse no, e li ho pensati perché, se dovessi descriverli brevemente, usando una delle cose che le band odiano di più, e cioè che li si accosti a qualcuno di più famoso, direi di immaginare gli Skunk Anansie, appunto, con venature di soul e con una cantante dalla voce che arriva forse meno in alto, ma che risulta senza dubbio più potente, e che, soprattutto, ha la voce di una nera, mentre quella di Skin potrebbe essere di una bianca qualunque, anche se dotatissima.
Il disco in questione presenta dieci tracce, tre delle quali, The Way, Anymore e Sun Comes Down vanno trattate a parte, in quanto, soprattutto la prima e la terza, classicamente soul, con tanto di fiati, tastiere e coretti. Non sono male, intendiamoci. Anymore è una sorta di ibrido di passaggio: una specie di power ballad in cui, appunto, il soul'n'roll elettrico e teso dei BellRays mostra il lato romantico assieme ai muscoli. Gli altri sette pezzi sono divertenti, orecchiabili, ma duri e tiratissimi, a partire dalla title-track posta in apertura come una dichiarazione di intenti. Capaci di anthem rock and roll quali Everybody Get Up, o di potenziali tormentoni singolabili come Power To Burn, la voce della Kekaula fa la differenza. Riesce a fondere da sola il fascino soul con la potenza dell'hard rock. Un ibrido tanto semplice quanto intrigante.

4 commenti:

Unknown ha detto...

guarda che entrambi i link, portano al blog dell'amico filo.

jumbolo ha detto...

grazie. succede.

Unknown ha detto...

lo so, è per quello che te lo dico.

jumbolo ha detto...

e io è per quello che ti ringrazio