The Killing - di Veena Sud - Stagione 4 (6 episodi; Netflix) - 2014
Appena poche ore dopo la chiusura della stagione precedente, Linden e Holder sono di fronte ad un nuovo caso piuttosto complesso, e ad un dilemma etico di proporzioni colossali: insabbiare l'omicidio di Skinner, da parte loro, e il fatto che proprio lui fosse il "flautista", l'autore seriale di una serie infinita di omicidi di giovanissime ragazze. Lui, che per lungo tempo ha tradito la moglie proprio con Linden. Il caso che i due si trovano a risolvere è un massacro familiare: la famiglia Stansbury, facoltosa, viene ritrovata quasi interamente massacrata nella loro lussuosa casa sul lago: padre, madre, figlia adolescente e figlia piccola. Il figlio grande viene ricoverato in fin di vita a causa di una ferita gravissima alla testa. Da principio i sospetti sono tutti sul figlio Kyle, pecora nera della famiglia, non bravo a scuola, cadetto di un'accademia militare non lontana. Naturalmente, il caso non è così semplice come appare inizialmente. Parallelamente, Reddick comincia ad avere sospetti sulla scomparsa improvvisa di Skinner, e la strana coppia Linden/Holder va in paranoia tentando di non destarli, i sospetti. Linden è la solita Linden, in preda a depressioni e scatti improvvisi, ancora alla ricerca di un delicato equilibrio senza l'amato figlio Jack, mentre Holder pare pacificato dalla sua relazione con Caroline, che ha da poco scoperto di essere incinta.
Sentimenti contrastanti scaturiscono dalla visione della quarta e conclusiva stagione di The Killing, riesumato dalla partnership AMC/Netflix per la scorsa stagione, e definitivamente passato a Netflix per questa, appunto, conclusiva. Contrastanti perché la stagione è interessante, ma decisamente meno coinvolgente quantomeno della precedente, dove una figura come Ray Seward sosteneva da solo il "contraltare" della parte procedurale delle indagini: a questo giro, l'indagine parallela sulla morte di Skinner (inizialmente solo Linden e Holder sanno che è morto, visto che l'hanno ucciso proprio loro). Neppure l'indagine vera e propria, sul massacro degli Stansbury, riesce a creare quella tensione che era lecito attendersi. Ma, dall'altro lato, una serie rivelatasi negli anni così intensa, doveva avere giustamente una conclusione che si potesse definire tale. La conclusione, qualcuno ne avrà già sentito parlare, io cercherò di dire il meno possibile, è quella che non ti aspetti perché quella, in fondo, più scontata. Mi fermo qui.
Sempre soddisfacenti da vedere all'opera Mireille Einos (Linden) e Joel Kinnaman (Holder), sempre funzionale a quello che gli si chiede di impersonare Gregg Henry (Reddick), a questo giro abbiamo come guest star Joan Allen, nei panni del colonnello Margaret Rayne, comandante dell'accademia militare frequentata da Kyle, accademia che diventerà luogo prediletto dagli eventi, e Frances Fisher nel ruolo della madre biologica di Linden. Cameo a dir poco inaspettato, di pochi secondi, da parte nientemeno che di Patti Smith, nei panni di un dottore dell'ospedale dove viene ricoverato il ragazzo Stansbury.
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