No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081126

suggestionabili


Volevo farvi leggere questa recensione di 3 anni fa. Buona lettura.
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Paolo Benvegnù, 12/11/2005, Firenze, Auditorium Flog

L’eterno Flog ospita stavolta l’ultima data del tour di Paolo Benvegnù, tour seguito alla pubblicazione del debutto solista “Piccoli fragilissimi film”; più che un concerto, recitano le pubblicità, una festa, denominata “Piccoli fragilissimi sport”, quindi a tema, almeno sembra. Così è. Entriamo dentro all’auditorium, e in platea è sistemato un tappeto verde a simulare un campo da tennis in erba, completo di rete, ed una enorme palla da tennis è appesa al soffitto. Un ragazzo ed una ragazza stanno disputando una simulazione grottesca di una partita a tennis, appunto. Due tipi vestiti da arbitri si aggirano per il locale fischiando. Il palco presenta un salottino con lampada soffusa e tavolino da salotto con superalcolici e bicchieri. Luci di Natale attorcigliate all’asta del microfono e alle tastiere. Dopo l’interminabile partita a tennis, una voce tipo “quello dell’autoscontro alla fiera” annuncia che nell’angolo alla destra del palco c’è Selene, la dea dell’amore. Non è l’ex pornostar ormai attrice di teatro. Pare dia consigli sentimentali, e stili una lista per accedere al salottino sul palco durante il concerto. In effetti, durante il concerto, diverse coppie si daranno il cambio in quella postazione. Il risultato, per chi guarda, non è dei più esaltanti. Finalmente (devo dirlo, tutto il corollario non mi è parso così interessante), poco dopo le 23,15, ecco Benvegnù ed i suoi musicisti (basso, Gionni Dall’Orto, batteria, Andrea Franchi, chitarra, Massimo Fantoni, tastiere, Fabrizio Orrigo; c’è anche una sezione fiati, tre elementi, che in alcuni pezzi sale sul palco); nonostante ci sia una discreta affluenza, si può tranquillamente dire che Benvegnù sia uno dei musicisti italiani più sottovalutati, ingiustamente. Ciò non toglie che meriti il massimo rispetto, soprattutto per come non si sia mai svenduto, nonostante, soprattutto con gli Scisma (per chi non lo sapesse, Paolo è stato la mente di quella band), sia arrivato davvero vicino alla notorietà più spicciola e meno nobile, anche se lo spessore della band era grande, per testi, musiche, spinta in avanti e sguardo all’indietro in maniera dosata.
Detto questo, il concerto, pur se in una cornice un po’ pacchiana (come già detto), si rivela delizioso. Paolo, tra prima ora e una ventina di minuti abbondanti di bis (durante i quali si presenta in judogi, per non parlare degli altri, conciati chi da pugile, chi da maratoneta…..ma va bene, era una festa, e lo sport era il tema), oltre a buona parte dei pezzi dell’ottimo debutto solista “Piccoli fragilissimi film”, snocciola se non erro cinque/sei pezzi degli Scisma (se contiamo anche la meravigliosa I Am The Ocean, in comproprietà con i Venus e Giorgia Poli), e la cover di In A Manner Of Speaking dei Tuxedomoon.
Alcuni pezzi, compresi quelli degli Scisma (il concerto si rivela ulteriore occasione di riflessione su quanto il panorama italiano abbia perso col loro scioglimento), acquistano una dimensione gioiosa con l’inserimenti dei fiati, ma in generale la dimensione rock, come spesso accade, la fa da padrone a differenza del disco. Una buona dose di energia scaturisce dal palco, anche se non diremmo un’eresia se accostassimo Paolo e i suoi pezzi ad un Gino Paoli moderno e rock, addirittura molto più intenso dal punto di vista delle liriche, sempre molto suggestive. La chiave del concerto sta tutta qui, unita all’eleganza delle composizioni. Con quel pizzico di robustezza in più, come resistere a pezzi come la malinconica Quando passa lei, il potenziale hit cerebrale Suggestionabili, la fatalista Il mare verticale, la divertente, ma solo in superficie, Only For You? Impossibile.
Del resto, c’è poco da fare. Ci muoviamo ma siamo immobili. Siamo troppo suggestionabili.
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Grazie a Sabry per la preziosa collaborazione.
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Foto tratta da qui.

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