No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081111

the burning plain


The Burning Plain – Il confine della solitudine – di Guillermo Arriaga 2008

Giudizio sintetico: si può vedere

Sylvia è maître in un lussuoso ristorante sul mare a Portland, algida e distaccata, concede il suo corpo spesso e volentieri ma senza entusiasmo, come spesso si provoca dolore e cicatrici conseguenti. Carlos, un messicano silenzioso, la segue da qualche giorno.
Gina, che vive vicino al confine col Messico, è una bella madre di quattro figli, che si divide tra il marito camionista con problemi di erezione, l’amante Nick e, appunto, i figli: soprattutto la maggiore, Mariana, le dà qualche problema, probabilmente perché ha scoperto la tresca.
Maria, che vive in Messico, è giovanissima, ma già praticamente lavora come una persona adulta, dando una mano al padre, Santiago, che, insieme a Carlos, ha un piccolo velivolo per dinsinfestazioni di colture mediante antiparassitari.
Le quattro donne, o forse tre, sono legate molto più di quanto si possa presumere.

Arriaga, per chi non lo sapesse, è uno scrittore messicano, diventato abbastanza famoso per aver scritto diverse sceneggiature, alcune diventati film al limite del capolavoro. Partner fisso di Alejandro González Iñarritu (Amores Perros, 21 grammi, Babel), ha scritto anche Le tre sepolture, di e con il grande Tommy Lee Jones, altro film interessante, oltre ad altre cose meno conosciute. Si cimenta per la prima volta con il lungometraggio, una produzione importante e un cast imponente, e non si distacca dallo schema che lo contraddistingue, come sa bene chi ha letto i suoi libri e visto i film da lui sceneggiati. E’ impossibile quindi, sempre per chi conosce le sue cose, non paragonare questo film con, ad esempio, i film di Iñarritu, che hanno avuto un grande successo, di critica e di pubblico. E mi trovo d’accordo con una buona parte della critica, quando in definitiva si dice che The Burning Plain risulta un buon film dove manca forse una mano “forte” di un regista esperto, cosa che può accomunare Arriaga a Paul Haggis (altro autore di grandi sceneggiature, passato alla regia con Crash – Contatto fisico, pluripremiato con 3 Oscar, dopo di che ha proseguito nella regia con Nella valle di Elah). In entrambe i casi, infatti, siamo davanti a direzioni impeccabili ma senza colpi di genio, mai nervose ma spesso anche mai “passionali”.


E’ questo, in breve, il pregio/limite di questo film, che delinea due splendidi personaggi femminili, che si affida a prove attoriali senz’altro buone (forse Kim Basinger supera di poco la Theron e la giovane e promettente Jennifer Lawrence – premiata a Venezia col Mastroianni -), che porta lentamente ma inesorabilmente lo spettatore a commuoversi verso la fine, ma che non “spacca” il cuore come, mi tocca ripetere, Amores Perros o 21 grammi. Certo è che abbiamo senz’altro un altro regista che promette grandi cose per il futuro. Una segnalazione doverosa per José María Yazpik, intrigante, affascinante, delicato e taciturno Carlos.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ho letto non so dove che il titolo originario era The Elements perchè ogni protagonista era legato ad un elemento (aria, terra, acqua, fuoco) e mi sembrava parecchio più evocativo...che ne dici?

jumbolo ha detto...

che sono d'accordo!!

jumbolo ha detto...

ho aggiunto alcuni link per arrivare velocemente alle recensioni vecchie citate, e due recensioni che non c'erano sul blog, riguardanti 21 grammi e il bufalo della notte.

jumbolo ha detto...

il discorso degli elementi avrebbe fatto prendere almeno mezzo punto in più al film