No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090906

Lake Tahoe


Sul lago Tahoe - di Fernando Eimbcke 2009


Giudizio sintetico: si può vedere


Progreso, nello Yucatán, Messico. Bassa stagione, caldo, sole a picco e vento fastidioso ugualmente. Juan, 16 anni, sbatte la macchina di famiglia dritto contro un palo, fortunatamente senza conseguenze per lui, ma l'auto non riparte. Comincia una lunga, interminabile, difficile, lentissima, ma divertente, ricerca di una possibile risoluzione al problema.

Tutte le officine sembrano chiuse; Juan, dopo una iniziale incomprensione, riesce a farsi dare una mano (è una parola grossa) dall'anziano Don Heber, sempre stanco, che vive solo col cane Sica, poi fa amicizia con Lucia, ragazza-madre commessa di un emporio di pezzi di ricambio, mentre aspetta David, un aspirante meccanico appassionato di arti marziali e filosofia orientale.

Pian piano, scopriremo anche che Juan ha una casa e una famiglia, e perchè stava "fuggendo" con l'auto.


Secondo lungometraggio per il messicano Eimbcke, che con questo film davvero minimale ha entusiasmato la critica, esce a fine agosto anche in Italia, in sale che riaprono stancamente. Ed è proprio il ritmo giusto, lo stesso di questo film, probabilmente lo stesso di gran parte del popolo messicano.

Lo stile è rigoroso e semplice: camera fissa per lunga parte del film, protagonisti che entrano ed escono dall'inquadratura, dissolvenze in nero un po' più lunghe del solito, a sottolineare un lasso di tempo che trascorre tra una scena e quella seguente.

Fotografia apprezzabile e ricerca di una certa simmetria nelle inquadrature, il film è sorretto dalla continua apparizione di personaggi strani, che però distolgono inizialmente dalla curiosità per la storia vera e propria, storia che si rivela nella seconda parte e porta ad un finale delicato e ottimista, nonostante quello che è accaduto.

Vagamente autobiografico, scritto insieme a Paula Markovitch che lo ha coadiuvato anche nel suo debutto Temporada de patos, si avvale di attori non professionisti a parte il protagonista Juan, interpretato da Diego Cataño, già utilizzato al suo debutto da Eimbcke e visto anche negli ultimi due film di Rodrigo Plá La zona e Desierto adentro, dai quali riceve prove spontanee e apprezzabili, il film è più che accettabile concettualmente, ma esasperante nella sua lentezza, nonostante duri 90 minuti scarsi, e mette a dura prova lo spettatore con dialoghi involontariamente divertenti, e riferimenti a cinema di un certo spessore, ma eterogeneo: il cane di Don Heber si chiama Sica, in onore di Vittorio De Sica, e David porta Juan al cinema a vedere un film di Bruce Lee.

Un film in definitiva discreto, sono più cauto rispetto alle critiche che ho letto.

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