Ora, non so se ve l'ho mai detto, ma Alessio, mio nipote, è un karateka, da qualche anno. E, devo dire, con buoni risultati: qualche tempo fa si è piazzato secondo ad una sorta di campionato italiano. Sapevamo, dopo quel piazzamento, che con la sua associazione, ogni tanto si sarebbero presentate occasioni di gareggiare all'estero; il suo sensei ha dichiarato che era sua intenzione di portarlo, visto il suo impegno e la sua bravura, al pari ovviamente di altri atleti ed atlete. Ecco quindi che da qualche tempo avevamo prenotato volo e soggiorno di un paio di giorni presso un suburb (o forse un borough) di Birmingham, UK. Si parte molto presto di sabato mattina, alla volta di Roma Fiumicino: si vola con Monarch, mai volato con loro. Siamo otto, il sensei, la moglie, due atleti adulti (Dario e Iacopo, entrambi, curiosamente, nipoti di due colleghi), una ragazza di circa 13 anni (Asia, in affidamento ad uno dei due colleghi di cui sopra), mio nipote e mia sorella. Parcheggio, navetta, aeroporto, controlli, attesa, imbarco, volo. Per mia sorella è la prima volta, ma mio nipote, già esperto, le fa coraggio. Ma poco dopo il decollo, dorme della grossa.
Giornata splendida. Arriviamo all'aeroporto, il banco dell'AVIS è sguarnito, c'è scritto di andare direttamente al parcheggio, e questo facciamo. Ho prenotato 2 auto, scartoffie, si parte dopo aver installato il GPS. Rapidamente, nonostante sia per me che per mia sorella sia la nostra prima volta con la guida a sinistra, troviamo il nostro albergo, nel centro di Solihull. Mia sorella ha un problemino mentre parcheggia l'auto nel parcheggio dell'albergo: quel che mi aveva anticipato l'amico Cipo è proprio vero: la difficoltà più grande della guida "rovesciata" è prendere le misure con il lato opposto alla guida. Anche per smaltire l'incazzatura, ci sistemiamo ed usciamo (non prima di apprezzare una ragazza della reception che prova a dire qualche parola in italiano, scoprirò che è croata), ho dato un'occhiata in rete e già so che siamo praticamente adiacenti alla zona pedonale e ad un centro commerciale di quelli all'inglese, incastonati nel centro città, ricavati in questo caso dalla copertura di due vie principali, con tanti negozi e ristoranti, con un sacco di gente che passeggia e cazzeggia. In effetti, all'aperto non è proprio quel caldo afoso. Prima di entrare, i piccoli vincono e si "pranza" (saranno oltre le 15) da McDonald's, naturalmente pieno di gente di tutte le età ed estrazioni sociali. Si fanno notare giovanissime inglesine vestite poco, soprattutto con pance rigorosamente scoperte anche se non hanno propriamente la pancia piatta). Ovviamente, siamo nella perfida Albione, per cui anche se è una bellissima giornata, non è che siamo esenti dalla classica pioggerellina inglese. Dopo aver mangiato si entra al Touchwood, si fanno acquisti (mia sorella compra un paio di Converse ad Alessio: sono di gomma come gli stivali da pioggia, colori accesi, ma fatti appunto come le All Star), spesso sono richiesto come interprete, anche se altri se la cavano con l'inglese, i bambini sono stanchi, alle 18 il centro chiude, rientriamo in albergo e ci si riposa un paio d'ore. Si esce verso le 20, si gira un poco ma i ristoranti sembrano tutti pieni: è sabato sera. Non mi fanno entrare in un pub perché ho i pantaloni della tuta. Ma pensa. Poi, un lampo: il centro commerciale è aperto. I negozi, al piano terreno, sono chiusi, ma al secondo piano c'è una pletora di ristoranti di tutti i tipi, e ovviamente sono aperti. C'è perfino un cinema multisala. E vai, da bravi italiani in gita, con PizzaExpress, dove uno dei ragazzi si innamora della cameriera Mary. La pizza non è male, tra l'altro al momento dell'ordine ti chiedono se la vuoi alta o bassa. Intorno al tavolo non si invecchia mai, anche se io devo ricordarmi che sono a dieta. Dopo cena ci si spegne lentamente, siamo tutti stanchi, ci siamo alzati presto e domani qualcuno dovrà gareggiare. Rientriamo al Ramada (dimenticavo: classico inglese lo stile), e facciamo le nanne.
1 commento:
Ha il tuo stesso sguardo.
Posta un commento