No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20141003

io e i Metallica - capitolo 13

capitolo 12

Ebbene si, a distanza di 5 anni riprendo questa sorta di saga, invogliato dall'amico Monty che voleva saperne di più su quando scrivevo su dimenticate ed oscure riviste musicali, e mantenevo una trasmissione radiofonica su una radio locale. Vi avevo lasciato alla fine di quella specie di Monsters of Rock, sabato 14 settembre 1991 a Modena, e a quella frase, da me scritta, "a volte mi chiedo come sarà tra vent'anni": ne sono passati, da allora, ben 23. Ho praticamente smesso di andare per concerti, ho un lavoro che mi assorbe quasi completamente, mi avvicino ai 50 anni. La musica, però, è sempre parte della mia vita. Nel 1991, dopo quel concerto, ci furono i Mordred alla Flog di Firenze, i Living Colour a Perugia, gli UB40 a Lucca, gli Skid Row a Firenze, e poi, ultimo ma non meno importante, anzi, il concerto che cambiò delle vite: Urge Overkill e Nirvana a Baricella, Bologna, il 20 novembre del 1991, con il terzetto che aveva da pochissimo fatto uscire Nevermind, disco che ancora non aveva fatto il botto, disco che cambiò tutto, davvero. Entriamo nell'era del grunge, definitivamente, e chissà se e quando ne siamo usciti. Questo, sicuramente, cambiò pure la prospettiva dalla quale guardavo ed ascoltavo i Metallica.
Più o meno in quel periodo, la trasmissione radiofonica, seppur locale ed ascoltata da pochi adepti, diventava qualcosa di importante: facevo sentire musica che di lì a poco sarebbe divenuta di dominio pubblico, ma portavo delle cose completamente nuove. Iniziò pure una collaborazione con Flash, una rivista che in pratica era una costola di Metal Shock, invitato dal garfagnino che la dirigeva, già penna autorevole di Shock. Si iniziò con recensioni di demo, principalmente italiani, ma la pubblicità della trasmissione arrivava, e ricevevo demo anche dall'estero (qualche giorno fa ricordavo quello degli allora sconosciuti Meshuggah). Naturalmente, non c'era retribuzione, c'era solo la soddisfazione di "lavorare" con la musica; grazie alla trasmissione, c'erano gli accrediti per i concerti, quello si. Il 1992 ci porta Meat Puppets (Firenze), Mudhoney (Baricella, stesso luogo dei Nirvana), Sepultura (Milano), dove incontriamo nientemeno che Enrico Beruschi, comico allora noto, che ci aveva portato il figlio, David Sylvian + Robert Fripp (a Livorno, concerto per il quale scrivo un pezzo per un altro giornale, locale), Red Hot Chili Peppers supportati dalla Rollins Band (Milano), Rollins che rivedo pochi mesi dopo a Firenze con le L7, Obituary/Napalm Death/Dismember a Firenze, Guns 'n' Roses/Faith No More/Soundgarden (finalmente) a Torino, Sonic Youth/Pavement a Cascina (PI), continuo ad interessarmi all'hip hop anche con l'aiuto di un nuovo conoscente, un collega della radio che tiene una trasmissione sul genere, e mi vedo Public Enemy a Prato (insieme a Nuovi Briganti e General Bunny), Urban Dance Squad e Il Generale ancora a Prato, e gli Screaming Trees a Rimini (Velvet), in un concerto strano, che li doveva vedere insieme ai Beastie Boys ma, per qualche ragione, i BB non suonarono (assistemmo ad una litigata tra manager fuori dal locale, e mi sembrò di capire che i BB non gradirono l'accoppiamento; ho ancora il poster di quel concerto dei BB che però non si svolse, con il retro vergato da un pennarello nero dove si dice questa cosa). Ma quell'anno ci furono altri due concerti che segnano dei passaggi importanti. Il primo è quello del 18 febbraio 1992, al Sorpasso di Milano. Per la prima volta, sono in Italia i Pearl Jam. Siamo fuori dal locale presto, con il mio cantante ed il mio chitarrista. Alla fine del soundcheck ci passano in mezzo, uscendo dal locale, ci salutano come amici, si fermano a scambiare battute. La sera, il concerto sarà di un'intensità che ritroverò difficilmente in futuro, dentro allo scantinato siamo meno di 100, e i ragazzi suonano su un palco inesistente, ma danno tutto. Dormiamo alla stazione, torniamo il giorno dopo per pranzo, e io scrivo una recensione che sarà pubblicata su Flash, una recensione che ha un che di profetico, dove vedo un futuro grandioso per la band di Seattle.
Poi, più avanti nell'anno, i Metallica annunciano due date italiane, Roma e Milano. Prendo il biglietto per Milano, ma quando si avvicinano le date, un giovanotto appassionato di musica che sta tenendo una trasmissione su un'altra radio locale (dove io avevo già "lavorato" prima di passare a quella dove "sto" adesso) mi segnala che la band terrà una conferenza stampa a Roma, prima del concerto, e mi dice che possiamo chiedere l'accredito anche per quella. Così facciamo, e lui si accredita con il fratello maggiore, io mi faccio accompagnare dal mio cantante. Partiamo alla volta di Roma il 16 novembre 1992, l'hotel dove si svolgerà la press conference è in via Veneto. Sbaglio strada, e per non far tardi lascio l'auto in una zona dove non potrei, e dimentico i finestrini aperti. Entriamo nell'hotel con gli inservienti in livrea, saliamo nella sala. Ci sono i giornalisti "veri", quelli dei quotidiani, c'è il fondatore del fan club italiano (che distribuisce biglietti gratis per i concerti, volendo potevamo tranquillamente farci anche la data di Roma la sera stessa), c'è uno pseudo giornalista che passerà anche alle conduzioni televisive e diventerà presentatore. C'è una simpatica (e carina) traduttrice, per chi non è pratico d'inglese. E c'è Lars Urlich, a rappresentare la band e a rispondere alle domande. Me ne sono preparate un paio, e dopo aver sentito il livello di quelle dei cosiddetti giornalisti ("è vero che avete mandato via Mustaine dalla band perché aveva preso a pedate il gatto di Hetfield?", domanda il futuro presentatore), mi metto in nota e vinco il timore reverenziale. Con inglese incerto, domando se non si sono resi conto che, dopo essere entrati alla grande nel mondo dei videoclip con One, dall'album precedente, si stanno sputtanando facendo uscire singoli inutili (contenenti versioni demo e live, anziché qualche succoso inedito), corredandoli da video insulsi. Lars non la prende bene, ma mantiene la calma e risponde diplomaticamente che i fan sono contenti di queste uscite. Non la bevo, e incalzo domandando se sa quanto costino i cd single, la traduttrice si mette a ridere e Lars ripete la tiritera. Mi ritengo soddisfatto, mi faccio fare un autografo, ci fermiamo a far due chiacchiere con chi ne ha voglia quando Lars se ne va (qualcuno si congratulerà per le domande schiette), e poi ripartiamo per il paesello.
Il giorno dopo salgo a Milano per il concerto. I Metallica ormai sono mainstream, e pure i loro concerti cominciano a sembrare più una messa in scena che lo show di quattro horsemen spinti da una passione fortissima. Ripenso alla Blitzkrieg suonata a luci accese all'ennesimo rientro sul palco, solo 5 anni prima. Qualcosa è cambiato, e io non posso che prenderne atto. Ma la musica va avanti, basta solo guardarsi intorno. I concerti dei Metallica che seguiranno, negli anni a venire, saranno eventi, perché pieni di gente, occasioni per rivedersi, stare un giorno insieme con gli amici, ma saranno diversi dai primi. Adesso, quel sapore lì si trova da un'altra parte, con un altro "genere".

Continua? Forse no. O forse con un altro titolo.

1 commento:

monty ha detto...

Sono estasiato.

In altre sedi (o se vuoi qui) mi dirai
chi sono il garfagnino e il futuro
presentatore :)