Sono passati quasi sei mesi, e sono accadute cose, lavorativamente parlando. Ma siccome mi sono detto che quasi quasi mi va di parlare anche dei viaggi di lavoro, eccomi qui.
Martedì 19 maggio
Si parte alla fine di una giornata di lavoro (in teoria, perché si dovrebbe finire alle 17, in realtà ormai, almeno io, prima delle 19 non c'è verso, ma questa è un'altra storia), uso il plurale perché porto con me una persona della mia squadra, sto provando a portarli pian piano con me, hanno bisogno di conoscere i nostri colleghi stranieri, di essere conosciuti a loro volta, di cominciare a camminare in un mondo (sempre lavorativo) che ci apprezza più di quanto, paradossalmente, veniamo apprezzati dentro la fabbrica. Per praticità (abbiamo una persona in ferie, e vorrei "lasciare scoperto" l'ufficio meno possibile, quindi i voli Ryanair non sono il massimo a livello di orari) voliamo Alitalia: Pisa-Roma verso le 19, Roma-Bruxelles (Zaventem, quello più vicino al centro) che arriva oltre le 23. Una sfacchinata.
Voli leggermente in ritardo come da copione Alitalia, taxi all'arrivo a Zaventem, in centro ci hanno riservato l'hotel: quando ci sono queste riunioni a livello europeo, i nostri capi, forse per fare gruppo, vogliono che stiamo tutti nello stesso albergo, e ci portano almeno una volta a cena tutti insieme. Devo dire che questo metodo funziona: la convivialità funziona quasi sempre, a meno che tu non abbia a che fare con delle persone con gravi disturbi di fobia sociale. Vabbè: il problema è che quando arriviamo all'Hilton in place Rogier, ci dicono che per un problema di overbooking, ci hanno dirottato al Thon. Dalla parte opposta della piazza, rivoltata per lavori. Siamo sportivi, e soprattutto, abbiamo sonno. L'impressione (lo verificheremo il giorno seguente) è che il Thon sia leggermente inferiore all'Hilton, ma per il momento non ci si pensa: ognuno nella sua stanza, ci rivediamo domattina presto per la colazione.
Mercoledì 20 maggio
La riunione inizierà dopo pranzo, per permettere a chi arriva con voli più scomodi di arrivare. Noi, vista la situazione in ufficio, ci svegliamo presto, facciamo colazione, lasciamo i bagagli in un deposito vicino alla reception, d'accordo con l'albergo, e chiamiamo un taxi per recarci immediatamente al "campus", la direzione, che come forse vi avevo già spiegato, è verso la periferia nord di Bruxelles, verso l'aeroporto di Zaventem. Sono già d'accordo con i colleghi del Front Office che hanno un open space ampio, che occuperemo loro un paio di postazioni per fare da qui il nostro lavoro mattutino di calcolo e inserimento delle produzioni. In meno di venti minuti siamo al campus, ci identifichiamo e ci danno un badge temporaneo, salutiamo i colleghi e le colleghe e ci mettiamo al lavoro velocemente. Il mio collega poi rimane a familiarizzare con gli altri, io conosco già tutti, mentre io vengo cooptato subito per una riunione. Alle 11 ho una "intervista" per un audit, mi concedono una piccola stanza chiusa con un telefono. Arrivano gli altri colleghi da tutta Europa, nel frattempo. All'ora di pranzo ci siamo tutti, io faccio in tempo a liberarmi ed andiamo tutti insieme a pranzo alla mensa del campus, che, anche qui come vi ho già spiegato, somiglia molto più ad un ristorante di una certa qualità, che a una mensa aziendale. Comincia la riunione, che dura tutto il pomeriggio. C'è l'intervento di Fred, un collega che conosco già piuttosto bene, che è uno dei capi della cosiddetta Generate Demand, i venditori, il marketing. Ci illustra i piani quinquennali, che sembrano ambiziosi e importanti, e naturalmente ci vedranno protagonisti per un'espansione verso l'Asia, che in realtà è già cominciata. Fred, usando un inglese di quelli sciolti, ci fa i complimenti, perché per una struttura giovane come la nostra, dei nuovi Back Office, in pochi mesi abbiamo fatto un "hell of a job", che nessuno avrebbe pensato saremmo stati in grado di fare. Sono cose che fanno tremendamente piacere, e sono contento che ci sia qui uno dei miei a sentirla: io lo sapevo già, ma avevo delle difficoltà a passare l'informazione a tutta la mia squadra. Il perché è presto detto: giù in fabbrica, il capo del personale sembra non riconoscerlo, e stiamo facendo una fatica bestiale per far riconoscere ai miei, e in parte anche a me, livelli superiori, che ci meriteremmo senz'altro.
Quando Fred ha finito, proseguono Alain, il super capo della Supply Chain, e Fabien, uno dei miei capi diretti, illustrando ancora una volta il fatto che abbiamo fatto tanto, e ad un certo punto, un'altra piacevole sorpresa: la struttura di Rosignano, quella che ho contribuito fattivamente a costruire e a dirigere, è quella che secondo loro sta funzionando meglio, perché, con un nostro grande sforzo, è riuscita a racchiudere due figure professionali in una, riuscendo così ad avere dei tempi di risposta brevissimi. Dicono che sono intenzionati ad estendere questo tipo di organizzazione anche agli altri siti, in Spagna, Francia, Germania e Bulgaria. Su questo punto, io ne ero convinto, ma non ne avevo avuto ancora la conferma. Eccola, ed è un bene che ci sia uno della mia squadra a sentirlo. I soldi sono meglio, ma pure queste sono soddisfazioni grandi.
I lavori terminano, e rientriamo in albergo con le auto dei colleghi che, essendo vicini (Francia, Germania), sono venuti con le loro auto. Ritiriamo i nostri bagagli e cambiamo albergo, e ci diamo appuntamento entro un'ora per andare nel luogo prefissato per la cena.
L'ora passa e siamo quasi tutti nella hall. Il capo ci chiama dicendo che non trova parcheggio, e ci dice di andare a piedi al ristorante. Io ho dato un'occhiata alla mappa, e mi pare di aver capito dove bisogna andare. Mi dichiaro convinto, la giornata è ventilata ma c'è il sole, e partiamo, tutti mi seguono. Dopo venti minuti, capisco anch'io che ho sbagliato tutto. Partono le battute e le prese in giro, si ride di gusto e torniamo sui nostri passi. Arriviamo al ristorante con quasi un'ora di ritardo, e ammetto la mia colpa, ma rivendico la mia influenza come leader. Entriamo, e il posto è di grande impatto, anche se dispersivo per le chiacchiere. Sembra ricavato dentro una stazione d'epoca. Si mangia bene, si discute, si scherza, facciamo conoscenza con il nuovo collega che si occuperà dei flussi di prodotto sul nostro prodotto di punta, e che ha recentissimamente preso il posto di Philippe, che ha occupato quel posto per circa 15 anni, una persona che ho conosciuto molti anni prima e con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto. Fumo una sigaretta fuori dal ristorante con Alisa, una collega bulgara che mi piace moltissimo perché non le manda mai a dire, e mi racconta sempre dei difetti della sua Bulgaria. Si rientra, ancora chiacchiere, e poi salutiamo il capo ed il nuovo collega, e con il gruppo rientriamo a piedi all'hotel. A domattina.
Giovedì 21 maggio
Sveglia sempre di buon'ora, colazione e bagagli pronti, check out e taxi. Dobbiamo essere al campus prima degli altri, abbiamo il nostro lavoro da fare. Solita sequenza, e siamo pronti per la nuova apertura dei lavori. Altra sala riunioni, un po' più angusta stavolta, altri ospiti con i quali discutere di altre problematiche. Sentiamo in conf call una collega italiana, che conosco da più di vent'anni, ha una voce stentorea. Sapevo che non stava bene, ma deve essere peggio di quel che pensavo (adesso si è ripresa). Si finisce per pranzo e torniamo al ristorante aziendale tutti insieme, prima dei saluti. C'è il tempo per salutare tutti insieme i nostri "dirimpettai", i ragazzi e le ragazze del Front Office, con i quali ci sentiamo ogni giorno più volte al giorno. Io mi prendo un poco di tempo per salutare anche quelli dell'altra Supply Chain, avendo più responsabilità lavoro anche con loro, conosco una ragazza che non avevo ancora conosciuto, saluto gli altri due, mi fumo una sigaretta con uno di loro. Torno dai "miei", e ce ne andiamo verso l'aeroporto alla spicciolata. Noi siamo insieme ad Anselmo, l'amico/collega spagnolo, con il quale abbiamo stretto un rapporto molto più simile all'amicizia che ad una collaborazione di lavoro fin da subito, dall'anno passato, e che dopo mezza giornata insieme mi ha invitato a passare le vacanze a casa sua. Facciamo acquisti ai duty free dell'aeroporto, compriamo cioccolatini per i colleghi che è tradizione, poi ci salutiamo da Anselmo, alla prossima. Sempre un grande piacere, carissimo Anselmo.
Ecco il nostro volo per Roma, poi a Roma il solito caso, il solito ritardo di quasi un'ora sul volo per Pisa, siamo a casa per mezzanotte.
Un altro tassello importante. Un'altra bella esperienza, anche umana.
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