No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151002

Ghana Must Go

La bellezza delle cose fragili - di Taiye Selasi (2013)

Kwaku Sai, un chirurgo ghanese emigrato negli USA e poi tornato in Ghana, sta morendo nel giardino della sua casa ghanese. Di infarto. Lui, che avrebbe potuto tranquillamente accorgersene, e salvarsi. Ma muore. Lì.
Questa morte innesca la riunione della sua ex famiglia, una ex moglie e quattro figli, tutti statunitensi, da lui abbandonati anni prima. E questa riunione triste si trasforma a sua volta in una presa di coscienza comune, in una seduta psicanalitica di gruppo, porta alla luce dolori, rancori, fino ad una consapevolezza superiore.

Taiye Selasi è vittima della sua bellezza, del suo glamour, delle sue raccomandazioni. Toni Morrison è la sua mentore, Salman Rushdie l'ha "benedetta", ha studiato a Yale e a Oxford, è nata a Londra, cresciuta a Boston, ha vissuto a Roma, ha scritto un saggio che ha rotto un tabù, ha scritto un racconto breve che ha ricevuto recensioni entusiastiche, ha adattato una sceneggiatura per Alicia Keys. Poi, in Italia, è stata una delle giudici di Masterpiece, il talent show per aspiranti scrittori. E' pure bellissima. Ha critici che ormai la bistrattano per partito preso, ne ho letto uno che ha scritto "Selasi, una che ha scritto un libro che hanno tradotto La bellezza delle cose fragili altrimenti in Italia non l'avrebbe letto nessuno". In effetti ha ragione: il titolo italiano fa cagare e non c'entra niente con l'originale Ghana Must Go, frase che i nigeriani rivolgevano agli esiliati ghanesi negli anni '80. Epperò, il romanzo è molto bello, intenso, e ci fa conoscere un'autrice capace di creare empatia, e descrivere personaggi, situazioni, paesi lontani, in modo eccellente. Bello, commovente, potente. Non fidatevi dei detrattori. Toccate con mano, o leggete con gli occhi. E con la testa.

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