Sveglia presto, colazione abbondante con vista fiume, bagagli, saldo e via. 5 minuti e ci siamo. Alla reception, una bionda carinissima. Dopo di che, perderemo il conto. Ci accoglie uno dei nostri ospiti, e ci accompagna in una elegante sala riunioni.
La presentazione è all'altezza delle aspettative, un video, spiegazioni sulla flotta, il metodo di lavoro, le rotte, l'approccio, l'organizzazione, addirittura una brochure introduttiva con i nostri nomi in copertina. Facciamo poi un giro per i quattro (mi pare) piani della struttura, ognuno diviso per i traffici (ogni piano è dedicato ai mezzi che arriveranno in Germania, in Inghilterra, eccetera; tra l'altro, la sede di Kufstein è dedicata ai traffici verso l'Europa centrale e del Sud, mentre quella fuori Vienna è dedicata ai traffici verso la Russia e l'Est Europa), ogni gruppo di postazioni è dedicato ai mezzi che arrivano da una certa destinazione e che poi vanno verso la nazione "del piano". Circa 400 persone qui a Kufstein, più altre 1000 circa nell'altra sede. Una famiglia di azionisti che ci dicono essere persone informali, che non mirano allo sfarzo ma reinvestono continuamente gli utili, tanto è vero che, quando facciamo notare ai nostri ospiti che abbiamo notato che il parcheggio esterno ci pare un po' piccolo per tutte quelle auto (abbiamo notato auto in doppia fila, quelli in prima fila non potrebbero uscire se non si sposta l'altra auto), loro ci fanno guardare dalla finestra: l'enorme capannone che confina con la sede è stato recentemente acquistato dalla famiglia, in modo che possano costruirci un autosilos da dedicare al parcheggio, ed allargare gli uffici. Ci dicono inoltre che il loro altro parcheggio, è stato "requisito" per ospitare alcune tende per i profughi. Gli dico che ho notato altre tende e punti di accoglienza ieri alla frontiera con la Germania.
Siamo frastornati da tanta efficienza, e personalmente penso solo al fatto che per far dare ai componenti della mia squadra un telefono col display ho dovuto fare carte false, per dirne una. Nessuno che alza la voce, nel rispetto delle decine e decine di persone che lavorano accanto, un atmosfera che pare idilliaca, bagni ampi e pulitissimi, piante, spazi ampi. Il tocco finale è il bar, a pianterreno, aperto da poco: in Italia sarebbe una figata da aperitivi, qua è solo un posto dove fare il pranzo veloce, anziché andare alla mensa aziendale. Ci fanno capire chiaramente che sono decisi a lavorare ancora di più con noi, sono interessati a qualsiasi traffico, per qualsiasi destinazione: oltre a treni di proprietà, cosa che li mette in una posizione altamente competitiva a livello di trasporto intermodale (su alcune tratte hanno fino a tre treni al giorno, uno che parte la mattina, uno all'ora di pranzo, uno alla sera), hanno concluso una partnership con un armatore, cominciando a fare intermodale strada + mare, e dirigendosi verso Turchia e Nord Africa. Ci parlando di studi di settore che dimostrano come a differenza di una volta, quando il mestiere di camionista era visto come un'avventura, perché dovevi girare tutta l'Europa, adesso è visto come una cosa sicura, ma che possibilmente, non ti fa allontanare troppo da casa. Ed è per questo che, cercando di ottimizzare l'uso delle macchine stradali, stanno pensando di dividere le tratte di terra. Esempio: in Italia hanno 2 terminal ferroviari, Verona e Novara, quindi loro con i camion raccolgono le merci in tutta Italia, ma solo fino a questi 2 punti. Se la merce va raccolta a Sud, vogliono dividere la tratta in due, in modo da utilizzare 2 autisti che siano di base in punti vicini a dove avviene lo scambio, in modo da ottimizzare le ore in cui il mezzo viaggia, e che al tempo stesso gli autisti non siano costretti a lunghe tratte, e che siano quindi molto più motivati e "felici" di fare sempre la stessa tratta (cosa che, uno studio di un'Università, ha dimostrato essere oggi, quello che l'autista preferisce).
Ci mostrano il loro sistema di controllo GPS per ognuna delle loro innumerevoli macchine (si parla di quasi 10mila mezzi...), che in ogni momento, può far vedere dove si trova il mezzo e la merce. Stanno aspettando una risposta dal Ministero, perché sono intenzionati a mettere a disposizione questo sistema di ognuno dei loro clienti, direttamente accedendo al loro portale; c'è da risolvere qualche questione di privacy, ma sono convinti di poterci arrivare a breve. Tutto questo è semplicemente eccezionale, per chi lavora nella logistica, per cui forse riuscite a comprendere perché io e i miei due colleghi usciamo da questa visita semplicemente affascinati.
Due dei nostri tre ospiti ci portano a pranzo in un ristorante del centro, li scongiuriamo di farci mangiare poco. Si parla di cose collegate al lavoro ma anche no, io spesso porto il discorso sull'ondata di immigrazione, e loro dichiarano il loro pragmatismo: gli immigrati servono, la manodopera è sempre più scarsa in Europa, è difficile trovare chi faccia lavori pesanti come quello dell'autista. Faccio notare loro che ogni tanto leggo i nomi dei loro autisti che vengono a caricare da noi, visto che loro dicono che usano tutti autisti locali: sono quasi sempre nomi e cognomi rumeni. E loro mi dicono semplicemente che sono tutti residenti in Italia. Il punto è che siamo tutti concordi che se da una parte è impossibile arginare questa marea, dall'altra è una cosa che serve, e qui, in Austria, così come in Germania, l'hanno capito e cercando di trarne il massimo. Non mi pare che da noi si stia facendo la stessa cosa...
Ci salutiamo calorosamente mentre cade qualche goccia d'acqua, ma la temperatura rimane decisamente mite. A rivederci presto, e si parte in direzione della Svizzera del Nord.
Si macinano chilometri, si perde un po' di tempo perché c'è una lunga deviazione che ci porta fuori dall'autostrada. Si fa uno stop per un caffè e il rifornimento, e ne facciamo un altro prima del confine per comprare la "vignette" per circolare in Svizzera. Si mette a piovere abbastanza, mi pare che siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia per cui evito di deviare per passare per il Liechtenstein (volevo mettere piede a Vaduz, per curiosità e per dire di aver visitato un'altra capitale europea), si prosegue e si entra in Svizzera. Quando si arriva all'altezza di Zurigo, il capo, che sta guidando, spegne e riaccende il GPS perché sembrava si fosse inceppato. Mentre il GPS si riavvia siamo ad un bivio autostradale, a senso gli dico di svoltare a destra. Quando il GPS ricomincia a dare indicazioni, usciamo dall'autostrada e cominciamo a fare strade minori. Si sconfina in Germania, comincia a fare buio, ci viene qualche dubbio ma tranquillizzo tutti, il posto dove andiamo è esattamente al confine con la Germania, separato solo dal Reno. Pian piano, arriviamo. Fa freddo, il luogo è bruttino, e pare pure poco popolato. Ci sono le terme (il prefisso Bad in tedesco è come il nostro suffisso Terme), quindi scopriremo poi, molti turisti anziani. Arriviamo all'albergo con un poco di difficoltà, e scopriamo che dopo le 18 la reception non funziona, bisogna attraversare la strada e recarsi all'albergo di fronte. Saliamo velocemente in camera (l'albergo è in pratica un grattacielo, in mezzo a tanto verde e a strutture basse), spartana e pure un po' bruttina, e scendiamo per cercare un ristorante che ho individuato qualche giorno prima in rete, italiano. Lo troviamo, e ci serve una cameriera sarda. Come dei veri pacchiani, mangiamo pizza, ma è molto buona, c'è da dire. Discussione accesa sul lavoro e sul nostro futuro, si rientra e si va direttamente a dormire, che siamo tutti stanchi.
Presa dal sito della città, nella foto potete vedere l'hotel dove abbiamo alloggiato: è quello nella torre a sinistra. |
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