No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151117

I'll come back if you'll come back

Foo Fighters + Trombone Shorty, Unipol Arena (Bologna), venerdì 13 novembre 2015

Sottotitolo: A Night To Remember (manamanà)

Ebbene si: mentre Parigi bruciava, e al concerto degli Eagles of Death Metal venivano uccise barbaramente 80 persone, noi ce la spassavamo con i Foo Fighters. Una sera nebbiosa giusto all'inizio della Pianura Padana, ritorno ai concerti dopo oltre due anni di inattività per manifesta vecchiaia, e rivedo un sacco di amici che non riabbracciavo da tempo (più ne conosco di persona uno "nuovo"). Tutto comincia all'Ikea vicina all'Unipol Arena, laddove l'amico bolognese consiglia a tutti di parcheggiare (ma lui, scopriremo alla fine, non lo fa). Naturalmente, io sbaglio parcheggio e mi infilo in quello del centro commerciale a fianco, poi raggiungo gli altri al ristorante dell'Ikea, dove si sono già scofanati le famose polpettine.

Non sono ancora arrivati tutti, ma siccome non abbiamo i posti vicini, decidiamo di andare, visto che il supporter, Trombone Shorty da New Orleans, sta per cominciare. Ed eccoci dentro all'Unipol Arena, il ragazzo sta già suonando con la sua band, gli Orleans Avenue, bravi e tutto, apprezzabilissimi seppure non abbiano niente a che spartire con i fuffa. Il ragazzo è assurto alla celebrità apparendo in Treme, ed in seguito anche su Sonic Highways. Accenni a RATM e Green Day fanno capire che quello che suona Trombone non è certo jazz, ma qualcosa di diverso, che però ha bisogno di ascolti e abitudine.

Ci prendiamo una birra, io pure un panino, ed eccoci pronti all'apertura. L'Arena è piena, non essendoci le curve suppongo siamo sulle 12mila presenze abbondanti (continuano a dire che sono 15mila, ma a me non pare), e tutti fremono per la band di Dave Grohl, che in Italia ha già suonato pochi giorni fa a Cesena, per omaggiare l'ormai famosissimo Rockin' 1000, i mille musicisti che hanno suonato la loro Learn To Fly, concerto al quale alcuni degli amici qui stasera hanno assistito. Palco mastodontico, intro rumoroso, Dave che urla un paio di are you ready?, cala il sipario e si parte alla grande con Everlong, inizio più che azzeccato.

Dalla nostra posizione, i suoni non sono propriamente il massimo, e miglioreranno solo di poco, ma ormai è assodato che in Italia non c'è la minima idea di come progettare una struttura adatta da questo punto di vista. E' un peccato, perché possono dire quel che vogliono, ma il calore che gli italiani riescono a trasmettere, soprattutto quando si tratta di rock, è unico. Anche stasera ne avremo la riprova.

Dave suona da seduto, su una sorta di trono (chiaramente ispirato al trono di spade, con tanto di manici di chitarra che emulano le spade, e faretti tutti intorno allo schienale), dato che l'incidente nel quale si è rotto una gamba in giugno, lo costringe ancora adesso ad indossare un tutore (e una scarpa con un rialzo). Il trono scorre su una rotaia, che lo porta fino al fondo della passerella, in mezzo alle prime file del pubblico in platea.
Non cambia moltissimo, visto che i FF non sono certo una di quelle band dinamiche, che non si fermano mai sul palco. Questo è uno dei limiti vistosi dello show: mi dispiace, ma dopo aver visto di Dillinger Escape Plan, niente è più come prima, nel rock.
foto di Supergossard
foto di Dino

Dalla sua, però, i FF hanno un paio di cosette che li hanno fatti diventare una delle band più famose del pianeta, e dato una celebrità incredibile al suo leader, che ne ha fatta di strada da quando suonava negli Scream (prima ancora di entrare in pianta stabile nei Nirvana). 
La prima è una simpatia incontenibile del suo stesso leader. Una simpatia che ti porta ogni volta a pensare che abbia sbagliato mestiere, e che in realtà dovesse fare lo stand up comedian. La seconda è un gusto tutto particolare nello scrivere belle canzoni, né troppo dure, né troppo morbide, che declinano lo stile Nirvana verso il pop, pur rimanendo rock. 
foto di Iacopo
E insomma. La scaletta parla, dopo Everlong, di Monkey Wrench, Learn To Fly, Something From Nothing, The Pretender (probabilmente uno dei momenti migliori), Big Me, Congregation, Walk, Cold Day in the Sun, My Hero, Times Like These, Breakout, Arlandria, White Limo, Wheels, All My Life, These Days, The Feast and the Famine, Skin and Bones, This Is A Call, la cover di In The Flesh dei Pink Floyd cantata da Taylor Hawkins, ed il gran finale con Best Of You. Quasi due ore e mezzo di musica, suonata degnamente da una band che di certo non annovera tra i loro membri fenomeni di tecnica musicale. Ma questa è un'altra delle cose che la storia del rock ci ha insegnato: i fenomeni difficilmente scrivono canzoni che rimangono (vedi, per fare un nome, Yngwie Malmsteen).

I difetti, in uno show dei Foo Fighters, ci sono eccome. Canzoni troppo dilatate che, se uno si mette a spaccare il capello in quattro, rubano spazio ad altri pezzi, che magari uno vorrebbe sentire. Il cercare di spacciare Taylor come un cantante (Cold Day in the Sun, il pezzo con lui alla voce, è probabilmente il pezzo più debole dell'intera produzione dei FF, e lasciare a lui la parte vocale su un pezzo - In The Flesh - che in origine era di tale Roger Waters potrebbe risultare perfino offensivo, così come il siparietto dove cerca di emulare Freddy Mercury). Il fatto che Dave non sia così performante alla voce, live. Il fatto, già citato, che tutti i componenti siano piuttosto statici sul palco.
Eppure, ottime canzoni, discreta energia, attitudine cazzara e una simpatia innata, rendono il loro live un evento al quale bisogna assistere almeno una volta.
foto di Dino

Momenti da ricordare, ne avremo. I siparietti di Grohl hanno regalato delle perle. Quando si è messo a raccontare del suo legame con l'Italia, dove pare si sia fatto il primo tatuaggio, e dei concerti degli Scream (quando ha detto che a quei concerti non andava nessuno, lo ammetto, mi son messo a dire ad alta voce che io c'ero, e che mi ricordavo di lui praticamente biondo; lui non ha sentito, ma una buona fetta di Unipol Arena si), quando più volte ha definito il pubblico di questa sera best audience ever, o quando ha dichiarato che I'll come back if you'll come back, quando ha detto che ad un certo punto, sembrava che noi fossimo la band, e loro gli spettatori, beh, in quei momenti capisci che per fare il frontman, anche ingessato, ci vuole faccia di culo, simpatia, ma che bisogna esserci nati.
E, naturalmente, quando su Skin and Bones, è uscito fuori, non si sa come, il ritornello di Mah-nà mah-nà, il pezzo reso celebre dai Muppets, ma che in realtà ha origini italianissime, lì si è raggiunto l'apice della fratellanza tra, appunto, l'audience e la band.

Ad un certo punto, per chiosare, ho detto ai miei amici: "il trionfo della mediocrità". Eppure, non è una cosa negativa. I Foo Fighters, come detto, non annoverano tra i loro membri nessun fenomeno dello strumento, eppure, sono tra le band più conosciute del pianeta. Il loro live show, è uno di quelli più divertenti in questo momento. Le loro canzoni sono conosciute, suonate, piacevoli da ascoltare. Se non ci fossero state le notizie da Parigi, usciti dal concerto, avremmo potuto ricordare questa serata con gioia e leggerezza d'animo. Ecco quello che voglio dire: l'essenza del rock, era qui, e con i Foo Fighters rimane.
Grazie a tutti.

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