No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20151126

Credo che sto andando giù

B'lieve I'm Going Down - Kurt Vile (2015)

Nonostante vi abbia già parlato di Kurt Vile, e nonostante molti di voi lo apprezzino molto più di me, sapete che il suo genere non è propriamente quello che "coltivo nel mio giardino" (perifrasi per non usare quella della "tazza di té": vi piace?), seppure la vecchiaia incombente mi faccia via via perdere l'identità (probabilmente fino all'uscita del prossimo Volbeat). Ho ascoltato più e più volte questo suo nuovo B'lieve I'm Going Down, e l'impressione che mi ha fatto è stata più o meno quella che mi fece il precedente Walkin' on a Pretty Daze, e cioè non impressionante, tanto è vero che non ve ne ho parlato, come invece feci a proposito dell'ancor precedente Smoke Ring for My Halo, che invece mi colpì molto. Non vorrei passare queste righe di commento ad autoanalizzarmi, ma visto che proprio il disco del 2011 era, per me, il primo approccio col ragazzo di Philadelphia, evidentemente la novità prese il sopravvento.
Cerchiamo di capirci: non c'è nulla di sbagliato in questo sesto disco, da molti recensori accolto in maniera entusiastica. La solita attitudine low-fi, la stessa somiglianza ad un J Mascis meno ubriaco, stessa sensibilità poliedrica attorno ad una sorta di americana influenzata da tutto quello che il rock ha offerto in questi ultimi 30 anni, il che lo rende diverso da qualsiasi cosa si senta in giro. Ci sono momenti davvero interessanti, anche in questo disco, come lo splendido giro di chitarra di Wheelhouse, l'arpeggio stoppato di All in a Daze Work, il mellotron accennato nell'eterea That's Life, Tho (Almost Hate to Say), e probabilmente i due pezzi migliori (o forse solo i più immediati) sono quelli che "racchiudono", come fossero parentesi, il disco, l'apertura ritmata di Pretty Pimpin, e la chiusura folk elettrica di Wild Imagination
C'è qualcosa che non mi convince, paradossalmente una certa monotonia, anche in questo B'lieve I'm Going Down, e che non riesce a farmi gridare al miracolo, però.



Although we have already talked about Kurt Vile, and despite many of you appreciate him, much more than me, you know that his genre is not exactly what "I grow in my garden" (just to don't use the paraphrase "it's not my cup of tea": did you like it?), although old age is making me gradually lose the identity (probably until the next Volbeat record). I heard over and over again his new "B'lieve I'm Going Down", and the impression I had was pretty much what I had with the previous "Walkin 'on a Pretty Daze": not so impressive. At the contrary, the earlier "Smoke Ring for My Halo", impressed me a lot. Anyway.
Let us be clear: there is nothing wrong with this sixth album, that many reviewers welcomed enthusiastically. The usual low-fi attitude, the same resemblance to a J Mascis less drunk, the multifaceted same sensitivity around a kind of Americana affected by everything that rock has offered over the past 30 years, which makes it different from anything you've heard around. There are some really interesting things, even in this record, such as the beautiful guitar riff of "Wheelhouse", the syncopated arpeggio of "All in a Daze Work", the almost-hidden mellotron in the ethereal "That's Life, Tho (Almost Hate to Say)", and, probably, the two best songs (or perhaps only the most immediate ones) that seems "containing", as they were parentheses, the rest of the album, the rhythmical opening of "Pretty Pimpin", and the closure with the electric folk "Wild Imagination".
There is something that does not convince me, paradoxically, a certain monotony, even in this "B'lieve I'm Going Down", and that doesn't allow me to scream at the miracle, though.

1 commento:

Filo ha detto...

"probabilmente fino all'uscita del prossimo Volbeat"! :D