For Those About To Rock (We Salute You) - AC/DC (1981)
Non so spiegarvi bene il perché, ma questo disco mi ha sempre appassionato. Probabilmente per il titolo, che ho scoperto essere stato mutuato da un libro sui gladiatori romani (For Those About to Die, We Salute You, una sorta di traduzione di Ave Caesar, morituri te salutant), e poi perché fu il successore del mitologico Back in Black, uno di quei dischi impossibili da dimenticare, inossidabile, insuperabile, un disco che a distanza di quasi 40 anni, quando lo metto, mi riesce tutt'ora molto difficile da togliere. Eppure, questa ennesima produzione dell'altrettanto leggendario Robert John "Mutt" Lange, che uscì a quasi un anno e mezzo di distanza dal predecessore già citato, disco registrato in parte in un vecchio magazzino dismesso nei dintorni di Parigi, perché il produttore stesso non era contento dal suono ottenuto nello studio EMI (sempre di Parigi), ha per me il suo fascino. E anche questo disco, che ricordo nella sua importante copertina apribile nella versione in vinile, è uno di quelli che, forse per la sua semplicità e immediatezza, quando inizio ad ascoltarlo non è che muoio dalla voglia di smettere, e passare ad altro, anzi.
Pezzi come la stessa For Those About to Rock (We Salute You), classicissima, Inject the Venom, che ricorda le radici blues degli australiani soprattutto nell'intro, Spellbound, Snowballed e via discorrendo, ti fanno capire che non è sempre facile fare le cose semplici, e al tempo stesso che a volte, la semplicità è quel che ci vuole.
Sempreverde.
I do not know how to explain why, but I always been passionate about this album. Probably for the title, which I discovered was borrowed from a book about the Roman gladiators (For Those About To Die, We Salute You, a kind of translation by Ave Caesar, morituri te salutant), and then because it was the successor to the mythological Back In Black, one of those discs that can not be forgotten, stainless, unsurpassed, a disc that, after almost 40 years, when I put it on, still remains very difficult to remove. Still, this another production of the equally legendary Robert John "Mutt" Lange, which came almost a year and a half away from the predecessor mentioned earlier, recorded in part in an old warehouse around Paris, because the producer himself was not happy with the sound in the EMI studio (still in Paris), it has charm for me. And even this record, which I remember in its openly vinyl cover, is one of those, perhaps because of its simplicity and immediacy, when it comes to listening to it, it is not that I die of the desire to quit, and move on to others .
Tracks like For Those About to Rock (We Salute You), the classic hit, Inject the Venom, reminiscent of the blues roots of the Australians, especially in the intro, Spellbound, Snowballed, and so on, make you realize it's not always easy to make simple things, and at the same time that sometimes simplicity is what it takes.
Evergreen.
2 commenti:
Mi ha sempre intimorito misurarmi con i grandi classici del passato, la modalità che utilizzi tu, meno analitica della parte prettamente musicale e più focalizzata sul ruolo assunto dall'opera, mi sembra un buon compromesso per venirne fuori con stile :)
E io ti ringrazio!
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