No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20101201

pionieri


Micah P. Hinson And The Pioneer Saboteurs - Micah P. Hinson (2010)

I sabotatori dei pionieri, quindi del sogno americano, sono comandati da Obama, secondo Micah P. Hinson. Che, così come sua moglie, pur discendendo da nativi americani, sostengono che, per dirne una, la sanità gratuita per tutti sia contro l'American Dream. Politica e paradossi a parte (le sue visioni politico-sociologiche non sono gli unici, se leggete la sua biografia ve ne accorgerete), l'osannato Micah, ambizioso quasi quanto un Sufjan Stevens, rilascia questo ennesimo disco che, partendo dalla poesia di Walt Whitman (Pioneers! O Pioneers!), arricchisce il folk di venature dark, che lo portano a ricordare perfino Neil Young nella prima parte di The Returning, cinque minuti di reverberi e distorsioni, che poi improvvisamente sfociano in altri cinque minuti d'archi (bellissimi). Archi che sono disseminati lungo tutto il disco, e che lo rendono senza dubbio un qualcosa di fuori dagli schemi, da un lato dark, come detto, dall'altro soffice e vellutato, senza dubbio ricercato. L'apertura, infatti, dal titolo A Call To Arms, e con un titolo così uno si aspetta almeno un pezzo tirato, è un altra canzone interamente strumentale per violino. La voce di Hinson è straordinariamente e dannatamente profonda, e pure se non c'entra niente musicalmente (beh, alla fine non è proprio esattamente così), mi ha ricordato, tra tutti i "vocioni" dell'ambito musicale, in molti passaggi quella di Sivert Hoyem dei compianti norvegesi Madrugada. Disco come dicevo strano e variegato. Ci sono perfino suggestioni morriconiane (2s And 3s), ovviamente western, c'è Johnny Cash (Seven Horses Seen), insomma tante influenze, ma padroneggiate molto bene, per un disco che, come la Vecchia Romagna ("il brandy che..."), crea un'atmosfera e non lascia sicuramente indifferenti.

1 commento:

massi78 ha detto...

bel disco davvero.