No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20101220

Zivod Je Cudo


La vita è un miracolo – di Emir Kusturica 2005

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ganzo


Bosnia, 1992. Luka è un ingegnere serbo che sta dirigendo i lavori della ferrovia in costruzione nella regione bosniaca. Si è sistemato in una bella casa che probabilmente diventerà una stazione sulla stessa linea ferroviaria, in una zona bellissima sui monti, zona che, anche grazie alla ferrovia, si svilupperà come meta turistica. Luka è una persona colta, educata ed inguaribilmente ottimista. Insieme a lui, la moglie Jadranka, ex cantante d’opera, sciroccata ai massimi livelli, e il figlio Milos, promessa del calcio in procinto di giocare nel Partizan.
La guerra incombe, ma Luka prima non ci crede, poi non vuole saperne, eppure ne rimane coinvolto. Jadranka fugge con un musicista ungherese che suona nella banda con Luka stesso, Milos, nonostante sia chiamato dal Partizan deve partire militare e quindi andare al fronte, dove viene fatto prigioniero, l’ingegnere rimane solo, ma gli viene "consegnata" Sabaha, un’infermiera musulmana fatta prigioniera dai serbi per "scambiarla" con Milos.
Ma, con questa infermiera, Luka aveva già avuto un incontro durante una visita all’ospedale per la moglie. I due si innamorano, e la guerra infuria.

C’è poco da fare, Kusturica è il capofila di una filmografia che non accetta compromessi, come tutte le cose che vengono a partire da Nova Gorica fino al Kazakhstan; se non siete pronti a vedere volare un letto con qualcuno sopra, è meglio che rimaniate a casa. C’è il Fellini di Amarcord virato in salsa balcanica, insieme ad una visione ottimistica e gioiosa della vita, impersonata dall’attore-feticcio Slavko Stimac (a parte Underground, guardatelo in Ti ricordi di Dolly Bell bambino e poi godetevelo in questo film; una faccia da eterno adolescente, che ti ricorda, appunto, che "La vita è un miracolo"), e a riferimenti dolorosi e incredibilmente autoironici sulla guerra jugoslava (la partita di calcio di Milos alla quale è presente l’osservatore del Partizan è un chiaro riferimento alla scintilla che ha innescato il tutto, per chi non lo sapesse, una partita di calcio).
La regia è nervosa e non esente da pecche, ma la sceneggiatura regge nonostante l’incipit sembri come al solito un’accozzaglia di gag, come in una rullata di batteria infinita che ritrova il tempo, ogni cosa va lentamente al suo posto; il film è un po’ troppo lungo, la fotografia mette malinconia, facendoci vedere ancora una volta come sia bella la ex Jugoslavia, quale paese sia stato rovinato da una guerra assurda; ci si diverte molto, si vedono gli animali più disparati che recitano davvero, al pari degli uomini (orsi, asini, galline, uccelli vari), si tifa perchè l’amore trionfi.
Se cercate tutto questo al cinema, anche se la genialità di Underground era un gradino più sù, in questo momento La vita è un miracolo è il film che fa per voi.

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