Un po' frastornato dall'idea che già a quel tempo l'uomo avesse bisogno della religione, salgo sul bus. Si torna verso l'imbarco del traghetto per tornare all'isola principale. Mentre aspettiamo di scendere, quasi finita la breve traversata, sono in fila vicino alla guida Anna, che sta chiacchierando con due colleghe (una delle quali, l'ho notata, anche perché caruccia, un paio di volte oggi, accompagnava un gruppo di spagnoli). Intuisco che stanno parlando di lingue, e colgo l'occasione di questo per riflettere giusto un momento sulla lingua maltese. Non sono certo un esperto, ma come faccio sempre per pura curiosità, ascolto attentamente, e devo dire che ho avuto l'impressione che mai come nel caso del maltese, la lingua rappresenti un po' la storia di questo popolo. Spesso somiglia all'arabo, ma è scritto con i caratteri dell'alfabeto latino, risultando un incomprensibile accozzaglia di consonanti, anche strane da avvicinare. Ma, al tempo stesso, è infarcita di termini inglesi e italiani, o almeno molto simili all'italiano, e addirittura, in alcuni casi, di qualcosa simile al francese. Davvero affascinante.
Qualche minuto di bus, e poi arriva la mia fermata; saluto Anna ringraziandola con una mancia, salgo in camera, sbrigo un po' di "lavoro" via email, mi preparo per la cena, che stasera sarà al buffet asiatico, insomma, solite cose. Domattina entro le 11 lascerò l'albergo.
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