No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20141215

Dal grande fiume

Avonmore - Bryan Ferry (2014)

Sinuoso è l'aggettivo che mi viene in mente prepotente, durante l'ascolto dell'ultima fatica del grande Bryan Ferry. 70 anni il prossimo settembre, una discografia ovviamente sterminata, indimenticabile frontman dei dandy-rockers Roxy Music, incallito playboy e amatore, a dispetto delle sue gaffes sui nazisti (posso capire il suo "my Lord!" a proposito dell'eleganza delle divise e dell'imponenza delle loro presentazioni, ma insomma, Bryan... un po' di common sense) e delle sue vaghe idee politiche conservatrici, il vecchietto è ammirevole per il suo amore per la musica, per il suo stile impeccabile, e perché, nonostante si sia sempre accompagnato con bellissime donne (oltre a praticamente tutte le modelle che hanno posato per le copertine dei Roxy Music, pure una delle ex di uno dei suoi figli), continua a soffrire moltissimo per le separazioni, e suppongo siano proprio queste ultime ad ispirargli molti dei suoi testi. Insomma, una specie di me 20 anni più vecchio, ma molto più figo, molto più famoso e con molta più figa. Dite che c'è troppa differenza? Si, in effetti avete ragione.
Insomma, a parte ciò, il quindicesimo album da solista del "ragazzo" non è niente male; bei pezzi, ancora ispirati, arrangiamenti stilosi e grandi ospiti. Nile Rodgers, Johnny Marr (che firma anche Soldier of Fortune a quattro mani con Ferry, pezzo delicatissimo), Marcus Miller, Flea, Mark Knopfler, Paul Turner, Maceo Parker, Ronnie Spector, insomma, come lo ha definito un sito online, una parata di stelle.
Naturalmente, dovete essere preparati a quello a cui andate incontro, essere consci che la musica che fa Bryan Ferry è di un certo tipo, non certo rock. C'è addirittura chi lo cataloga come sophisti-pop, pensate un po'. Qualcuno di mia conoscenza, usando il francese, la definirebbe senz'altro come musica da trombatori. Come che sia, non c'è dubbio sul fatto che Bryan Ferry sia, ancora oggi, il numero uno di un certo tipo di pop fatto con grande stile, e con grande qualità.
Oltre a otto composizioni originali, Ferry ci regala due bellissime cover, poste in chiusura del disco. La prima è Send In the Clowns, di Stephen Sondheim, alla quale Ferry infonde la perfetta teatralità che le si addice. La seconda è un pezzo che non vedo l'ora di far ascoltare a mio padre, che a suo tempo si era invaghito dell'originale di Robert Palmer. Avrete senz'altro intuito che sto parlando dell'intramontabile Johnny and Mary, anch'essa resa se possibile ancor più bella, sussurrata da questo altrettanto intramontabile artista, al quale auguro ancora tanti anni di musica e di amori.

PS facendo qualche ricerca in rete, pare che avonmore sia una parola irlandese che significa appunto, "dal grande fiume".



I think if I was a woman, I would certainly be in love with Bryan Ferry. Said that, this "Avonmore", fifteenth solo album of Ferry, is another stylish pop record that worth a listen. Full of famous and brilliant guests, is not only this. It contains eight brand new original songs, one of them (Soldier of Fortune) composed with four hands with Johnny Marr (Smiths), and everyone is a bright example of how to make elegant music. There are, at the end, two splendid cover versions: Send In the Clowns, originally by Stephen Sondheim from the musical "A Little Night Music", and Johnny and Mary, originally by Robert Palmer. Both songs are whispered and really beautiful. Long live to Bryan Ferry.

2 commenti:

Dantès ha detto...

ma quella foto lì è tipo quella di Guccini nei manifesti dei concerti... la stessa da 40 anni :D

jumbolo ha detto...

già...eppure pare sia la copertina vera...capisco che per alcuni invecchiare sia un problema...