La Quietud - Di Pablo Trapero (2018)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
La Quietud è una idilliaca villa con annessa tenuta, fuori Buenos Aires, dove Mia è cresciuta con i genitori. Un ictus che colpisce il padre fa si che la sorella Eugenia, che vive a Parigi, torni lì anche lei, dopo diversi anni. Il reincontro avviene sotto lo sguardo implacabile della madre Esmeralda. Una nuova svolta farà in modo che Vincent, il marito di Eugenia, arrivi anche lui a La Quietud, e, insieme a Esteban, notaio e amico di famiglia, si immergano in una trama intima e piena di segreti. Tuttavia, prima o poi, Mia ed Eugenia dovranno affrontare una verità in grado di cambiare tutto.
Pablo Trapero, regista e sceneggiatore argentino quasi 48enne, oltre ad essere uno degli esponenti di spicco del nuevo cine argentino, è sicuramente un regista in grado di mettere in scena qualsiasi tipo di storia. Ve lo dice uno che ha visto, nel corso della sua vita, tutti e nove i suoi lungometraggi, e il segmento Jam Session incluso nel film a episodi 7 dias en la Habana, da lui diretto. Questo recente La Quietud si basa fortemente sulla sensualità generata dall'incontro di due attrici spettacolarmente belle come la Gusman (moglie di Trapero, qui nei panni di Mia) e la Bejo (Eugenia), ma riesce ad inserire comunque, in una trama apparentemente sul filo dell'assurdo, una delle tante brutture generate dal regime dittatoriale argentino, e un finale che è logico, ma che probabilmente nessun regista proveniente dalla terra natale del papa in carica, si sarebbe mai arrischiato a mostrare.
Pablo Trapero, almost 48-year-old Argentine director and screenwriter, in addition to being one of the leading exponents of the nuevo cine argentino, he is certainly a director able to stage any kind of story. I can tell you that, because I have seen, throughout my life, all nine of his feature films, and the Jam Session segment included in the episodic film 7 dias en la Habana, which he directed. This recent La Quietud relies heavily on the sensuality generated by the meeting of two spectacularly beautiful actresses like Gusman (wife of Trapero, here in Mia's shoes) and Bejo (Eugenia), but she manages to insert in a plot apparently on the thread of the absurd, one of the many ugliness generated by the Argentine dictatorial regime, and a final that is logical, but that probably no director from the pope's native land in charge, would have ever risked to show.
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