No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100312

lateralmente


Sideways - In viaggio con Jack – di Alexander Payne 2005


Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: dé, m'aspettavo chissàccosa e 'nvece


Miles è un insegnante di letteratura alle scuole medie, amante del vino e della buona tavola, leggermente introverso e sognatore, impacciato e timido con le donne, aspirante scrittore, frustrato dai rifiuti che riceve il suo primo manoscritto, ma soprattutto, dal suo matrimonio fallito. Jack è il suo più caro amico, fin dai tempi del college. Quanto di più lontano da Miles. Ex attore di soap, riciclatosi con gli spot, anche radiofonici, belloccio, grande successo con le donne, poco profondo ma molto arrapato, continuamente in calore. Jack si sposa tra una settimana, e Miles ha deciso di fargli un regalo particolare: una settimana di degustazioni vinicole, golf, visite alle vigne, relax. Loro due da soli. Miles, grazie all’insistenza di Jack, riuscirà a far breccia nel cuore di Maya, una cameriera amante del vino; ma Jack stesso creerà confusione, intrecciando una storia con Stephanie, amica di Maya, ingannandola mentendo sul suo imminente matrimonio. Chissà se Miles riuscirà a vincere il suo torpore esistenziale.


Tratto da Two Guys and Wine di Rex Pickett, il film di Payne è chiaramente un suo film, e chi ha visto A proposito di Schmidt lo capirà al volo anche senza leggere le note. Certo, se l’intento del regista è quello di spiegare agli americani che essere nella norma non è da considerarsi un fallimento, l’Oscar gli andrebbe dato di diritto. Onestamente però, lo sperticarsi di alcune note critiche su questo film, dopo averlo visto, ci paiono esagerate. La prima parte non è travolgente, anzi, complice il ritmo rilassato annoia quasi; si sa che la lentezza non è una discriminante, ma qui non siamo di fronte a metafore orientali. La seconda parte invece, è scoppiettante, con ottimi dialoghi e battute fulminanti ma anche complesse, gag piuttosto grevi ma esilaranti, ma soprattutto, riflessioni balbuzienti ma profonde, dove esaminando le strutture e le origini dei vini si esplorano le complessità dei diversi animi umani; la scena madre è quella di Miles e Maya sulla veranda della casa di Stephanie. Davvero una scena che difficilmente dimenticherete. Fotografia un po’ "slavata", tre attori davvero bravi (Paul Giamatti – Miles, Thomas Haden Church – Jack, Virginia Masden – Maya), soprattutto Giamatti, perfetto stereotipo del depresso senza via d’uscita, straordinario.

Un film positivo, non perfetto. Alla prossima Payne.

3 commenti:

cipo ha detto...

...e se non ricordo male citano un solo grande vino Italiano, il Sassicaia, che nasce a pochi chilometri da te....
(non che l'abbia mai degustato, eh... assolutamente fuori portata delle mie tasche...;)

jumbolo ha detto...

bono...mi pare si provò con amici un bicchiere a bolgheri....non mi ricordo se veniva tipo ventimila lire il bicchiere....ma anni fa eh...

Anonimo ha detto...

Per me ai tempi è stata una bella delusione...qualche scena è divertente...ma non m'ha esaltato...