No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100309

il pensionato Harry


Harry Brown - di Daniel Barber 2009


Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)

Giudizio vernacolare: dé, l'hanno fatto 'ncazzà


Harry (Brown) è un pensionato ultrasettantenne, ex marine, che soffre di enfisema polmonare e con l'amata moglie in fin di vita all'ospedale, che vive alla periferia sud di Londra, in un quartiere che sta perdendo le caratteristiche di un tempo, per lasciare posto ad anonimi palazzoni ma soprattutto a droga e bande giovanili di perditempo disoccupati. Il suo unico amico è un altro pensionato, Len, con il quale passa del tempo al pub gestito da Sid, a bere qualche pinta di birra e a giocare a scacchi. Len è molto preoccupato, e arrabbiato, con la gang giovanile che spadroneggia nella zona, e divide con Harry le sue preoccupazioni, essendo vittima di atti vandalici da parte di loro. Harry cerca di minimizzare, ma la situazione si fa sempre più insopportabile. Per raggiungere l'ospedale dove si trova la moglie, la via più breve sarebbe un sottopassaggio che però è ormai divenuto il quartier generale dei vandali del quartiere, ed Harry allunga sempre la camminata, evitandolo. La allunga anche il giorno in cui viene avvertito che la moglie sta morendo, ma quando giunge all'ospedale è già spirata. Dopo il funerale, Len mostra ad Harry una baionetta della Prima Guerra Mondiale, che si è procurato per difendersi, perchè è stufo di angherie e paura. Harry prega l'amico di avvertire la polizia, ma Len gli risponde che l'ha già fatto, ed è stato ignorato. La notte stessa, Len verrà ucciso. Harry adesso è davvero solo, e non ha più niente da perdere; nonostante l'enfisema e l'età avanzata, è pur sempre un marine.


Prometteva bene questo debutto dell'altrettanto promettente Daniel Barber, nominato agli Oscar 2008 per la categoria miglior cortometraggio (The Tonto Woman). Il film è, in effetti, discreto dal punto di vista tecnico, e riesce a mantenersi su un buon livello di tensione almeno per tutta la prima parte, per poi sfaldarsi nella seconda fino ad un finale da dimenticare.

Ottima fotografia e l'uso della luce, che tende sempre a creare chiaroscuri, ombre, zone non chiare; scene che aumentano il senso di isolamento e solitudine, soprattutto da parte del protagonista, che del resto dà il titolo al film. Un grande Michael Caine, in una parte da assoluto mattatore, una sorta di vendicatore solitario fuori da ogni schema, acciaccato, claudicante, sofferente (sia fisicamente che psicologicamente), ha ragione chi ha sottolineato paragoni con Watchmen (il concetto di supereroe decadente con enormi problemi soprattutto etici).

Come detto, però, il film esaurisce la sua spinta e il suo fascino in un finale di guerriglia urbana, con parallelamente una sorta di parodia-western dentro il pub, che lascia dubbiosi gli spettatori e decisamente irrisolta la storia (e il film).

Un occasione mancata, ma Barber ha tempo per riprovarci.

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Attualmente non c'è una data precisa per l'uscita italiana.

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