No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110103

tutte le hostess vanno in cielo


Todas las azafatas van al cielo - di Daniel Burman 2002


Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: boia 'e freddo


Buenos Aires; Teresa è una hostess, single, e da poco ha scoperto di essere incinta, di una storia passeggera. Si imbarca, per lavoro, su un volo per Ushuaia, "il culo del mondo", sul Canale di Beagle, nella Terra del Fuoco, piena di dubbi sul suo futuro.

Sullo stesso volo, c'è Julián, un oftalmologo piuttosto giovane ma vedovo, e senza più nessuna voglia di vivere senza la sua amata moglie, morta da poco, anche lei hostess. Va a Ushuaia per compiere la sua ultima promessa all'amata: gettare le sue ceneri proprio nel Canale di Beagle, davanti a Ushuaia, dove si sono conosciuti, e dove hanno festeggiato il loro matrimonio.


Daniel Burman è un giovane regista (e produttore) argentino, di origini ebraiche, e questo è il suo quarto lungometraggio; ne seguiranno altri quattro. L'unico lavoro che è stato distribuito in Italia fu il seguente, El abrazo partido, del 2004, film interessante con un discreto senso dell'ironia e un buon ritmo. Dice di ispirarsi a Woody Allen, ma, ad esempio, in questo film possiamo cogliere riferimenti a Wenders e a Fellini, per dire un paio di nomi importanti.

Il film non è perfetto, ma si lascia vedere con tranquillità. E' una storia d'amore che supera con umorismo, a volte anche surreale, la tragicità delle vite protagoniste, che utilizza la figura della hostess come metafora degli angeli. E' vero che sia i profili psicologici dei protagonisti, sia quelli dei simpatici personaggi marginali, potevano essere approfonditi molto meglio, che alcune recitazioni sono inadatte; ma proprio la leggerezza, citata poc'anzi, con la quale il regista fa affrontare ai personaggi le situazioni più drammatiche della storia, provoca simpatia e fa si che il film non diventi mai pesante, anzi, spesso si rischia la reazione contraria. Quasi tutto girato a Ushuaia, gli sfondi sono ben ripresi, con una fotografia dimessa e mai protagonista; il regista fa in modo che la natura prepotente della Terra del Fuoco rimanga al suo posto, appunto, sullo sfondo, senza però mancargli di rispetto.

La colonna sonora, con ben tre hit di Raffaella Carrà, sembra forzatamente ridicola. L'amore per le coincidenze ricorrenti, oltre che richiamare tutta una serie di grandi maestri, ricorda lo spagnolo Médem, tanto che il titolo di una recensione on-line (che non ho pienamente apprezzato, al di fuori dal titolo), parlando di Todas las azafatas van al cielo, intitola il pezzo Gli amanti del Circolo Polare (Sud), citando quindi il film di Médem, probabilmente il suo migliore.

L'interpretazione più convincente è quella della catalana Ingrid Rubio (Teresa), alla quale si perdona anche il non perfetto accento argentino.

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