No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110115

she hate me


Lei mi odia - di Spike Lee 2004


Giudizio sintetico: da vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: firme compri'ato, ma se prendete un'aspirina poi vi fa rifretté


Jack, un giovane vicedirettore nero di una grande azienda farmaceutica che sta lavorando al vaccino per l'AIDS, in seguito al suicidio di un ricercatore fidato, si trova davanti ad una scelta fortemente etica: denunciare o no una grossa frode perpetrata dalla propria società ai danni (e, forse, con la complicità) del ministero della sanità; sceglie l'onestà, ma in seguito alla sua denuncia si ritrova senza lavoro, con gravi difficoltà a trovarne un altro, e col conto in banca congelato. Il colpo di scena arriva presto: la ex fidanzata (una ferita ancora aperta), Fatima, scopertasi lesbica, vuole che Jack "insemini" lei e la sua compagna; per questo "servizio", Jack verrebbe pagato. Messo davanti ad un ulteriore dilemma etico, Jack è titubante, ma il livello di vita al quale si è abituato prende il sopravvento, ed accetta, con tutte le conseguenze anche sentimentali. Il delirio non si ferma qui: ottima donna d'affari, Fatima, conscia della situazione di Jack, gli procura un "giro d'affari" tra le amiche lesbiche, a 10mila dollari per gravidanza (lei ha il 5%), e Jack si ritrova ad essere appellato "troietta" o anche "puttanella"; tra le sue "clienti", anche la figlia (Bellucci) di un italo-americano in odore (forte) di mafia (Turturro). Tutto ciò complica la sua situazione davanti alla giustizia; si, perchè in pratica, il sospettato numero uno sulla oscura vicenda della multinazionale farmaceutica dove lavorava, nonostante abbia smascherato la farsa, è diventato lui.


Questo film di Spike Lee ha diviso la critica, e, in effetti, rischia di dividere pure gli spettatori. Chi vi scrive punta sulla grande presa in giro, sull'iperbole, sul paradosso colossale, anche se, confesso, per il finale, esageratamente buonista e iper-ottimista, mi sono dovuto sforzare parecchio; alla fine, ho concluso che un regista così non può averlo messo lì per caso. Ma forse sta qui il bello di Spike, che ci scuote, e ci carica di un fardello pesante. Se con "Bamboozled" (un suo film del 2000, sottovalutato senza motivo), che lo ricorda molto nella forma, metteva a fuoco una ferocissima critica sul razzismo anche alla rovescia, qui mette tutto nel piatto. Razzismo, sessismo, edonismo, potere del dollaro, corruzione dello stato ad ogni livello, arrivismo, stile di vita americano, luoghi comuni di ogni genere. Sembra un film fatto apposta per mettere alla prova la capacità dello spettatore di ricordare ogni tema, per dare spunti di discussione infiniti. In effetti, l'unica critica che mi sento di muovere a questo film, forse, è questa: c'è materiale almeno per tre buoni film. Se gliene vogliamo fare una colpa...

Nell'infinito cast, tutto ottimo, visto che i più si sono soffermati sull'immenso Turturro, mi preme invece sottolineare la bella prova di Woody Harrelson nei panni del capo dell'azienda farmaceutica. A tratti spettacolare.

Guardate questo film in compagnia, ne usciranno belle discussioni.

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