Una particolarità che non vi avevo ancora detto, è che non so quale sia l'incidenza delle uscite fuoristrada in Montenegro, ma qualcosa mi dice che deve essere alta; auto slep (rimorchio, tradotto alla lettera, quindi immagino "carro attrezzi"), seguito dallo stesso numero di telefono, è una scritta disseminata ovunque.
In effetti, in tre giorni ho visto un'auto in un fosso, e mi sono trovato a mandare affanculo almeno una decina di automobilisti che, incrociandomi su strade strette, non hanno accennato a rallentare, come secondo me si dovrebbe fare quando a malapena ci si passa, in due su una carreggiata. Ma magari sono io che guido male. Come che sia, continuo verso Cetinje.
Cetinje ha un passato glorioso (legato perfino all'Italia, dato che qui nacque Elena del Montenegro, poi di Savoia, regina d'Italia dal 1900 al 1946, consorte di Vittorio Emanuele III), ma sinceramente il presente non mi pare riservargli granché. Quello che ho trovato di meglio da fotografare, pensate un po', è stata questa lapide, decisamente appariscente, nel piccolo cimitero che si incontra entrando in città dalle montagne.
Proseguo, e decido di "accettare" un altro suggerimento della Lonely Planet, dirigendomi, attraverso una stradina davvero secondaria che imbocco qualche chilometro dopo essere uscito da Cetinje, a Rijeka Crnojevica. La strada è un po', come dire, "dimenticata da Dio", ma suggestiva senza essere panoramica come la precedente, e questo villaggio, conosciuto soprattutto per lo Stari Most, il ponte vecchio, ha un'atmosfera di sospensione che è un po' difficile da spiegare.
A parte il ponte, non c'è veramente niente da vedere. Però, la guida dice che lo Stari Most, il ristorante giusto a 20 metri dal ponte, sul lungolago (si, perché le acque che vedete sono quelle dello Skadar, che ramificandosi arriva fino a qui), è uno dei migliori ristoranti del Montenegro. E siccome non so aspettare, pur non essendo ancora mezzogiorno e avendo poca fame, entro e ordino. Un signore di mezz'età (mi faccio ridere da solo quando uso questa espressione, che tecnicamente sarebbe valida anche per me), probabilmente il proprietario, conosce un po' di francese, mentre il cameriere l'inglese. Ordino al cameriere. Il proprietario mi dà una brochure in serbo e in inglese, un biglietto da visita del locale, e una foto dove si vede il cameriere che rema su una barchetta, e il locale pieno d'acqua fino al tetto, foto del 2011. La brochure è di un'associazione per la rivitalizzazione del villaggio, e ne narra la storia. Se foste interessati, ho l'indirizzo email. Il pranzo è un mezzo disastro: a parte un'insalata, incerto, ordino il piatto più costoso, che è la carpa affumicata, ma quando arriva (con una porzione esagerata), mi rendo conto che seppur non sia un intenditore di pesce, questo, peggio della trota, fa proprio cagare. E' dolce, a tratti sembra maiale, ma peggio, molto peggio. Mi scuso, prendo un dolce (uno strudel, ecco, quel che manca in Montenegro sono i dolci buoni, questo lo posso dire), caffè, mi offrono una grappa, il conto è sorprendentemente basso. Mi rimetto alla guida proseguendo per la stradina, non tornando indietro, che tanto tutte le strade portano a Podgorica, e scopro un'altra strada più che panoramica.
2 commenti:
vabbé ma la carpa per dio!!!
e che ti devo dire, lo sai come sono, nell'incertezza, si spende. pensa, mi hanno pure proposto il doggy bag alla fine.
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