Le ultime due sono vedute interne della stazione di scambio, BurJuman |
Ci facciamo un giro, torniamo indietro sempre con la metro per riprendere l'auto, che (sempre se non ricordo male) abbiamo lasciato al Mall of the Emirates (a proposito: in ogni parcheggio di centro commerciale, coperto o scoperto, ci sono lavoratori con lavatrice portatile che, se contattati e pagati in anticipo, ti lavano l'auto nel mentre tu sei a farti i cazzetti tuoi al centro commerciale), e quindi andiamo alla ricerca di un paio di negozi di costumi, noi li definiremo da carnevale, ma mi sono reso conto, osservando i vari costumi, soprattutto quelli da donna, che la definizione è alquanto limitante; i miei amici cercavano dei travestimenti per una festa in costume a tema (Messico) alla quale erano stati invitati la settimana seguente, ma, si lo confesso, mentre ero lì mi sono reso conto che il dressing ludico a sfondo sessuale è sicuramente la maggior fonte di guadagno per negozi come questi: dovremmo rifletterci amici.
Mentre scorriamo lasciandoci la costa sulla sinistra, andando verso il tunnel, cerco l'ispirazione per una foto d'addio e di "rappresentanza", mi esce questa.
Chiko guida senza una meta precisa, attraversiamo Deira e finiamo a Sharjah, perlomeno sul lungomare (la corniche), un altro dei sette emirati che compongono, appunto, gli EUA.
Senza ripassare dal via, ripassiamo il creek ed andiamo a vedere dov'è l'ospedale (Dubai Healthcare), da notare che la fermata della metro è praticamente dentro l'ospedale, e poi ripassiamo il creek per recarci a Festival City, un agglomerato di hotel, centri commerciali, locali. Qui potete trovare IKEA, per esempio, come pure l'Hard Rock Café, che per stasera è il luogo designato per la nostra cena. Il fatto che i KISS siano una sorta di sponsor "reciproco" per il franchising mi fa sorridere, il fatto che i camerieri si esibiscano in un balletto (simpatico) sulle note di uno dei pezzi più famosi degli One Direction mi fa dubitare del nome del locale. Finalmente capisco il senso del refill (per le bevande) all'americana (non datemi dello stupido ma non ci ero mai arrivato), i camerieri sono tutti orientali (chissà, coreani, indonesiani, cinesi addirittura?), l'offerta del menù è ovviamente molto statunitense, la band che si esibisce sul palco scarsa e, soprattutto, una cover band. Ma tutto questo non intacca l'ennesima bella serata con i miei amici e la loro bella famiglia. E mi perdonerete se sono retorico, ma se mi conoscete sapete perfettamente che sono così; se non mi conoscete (ancora), sappiatelo.
Domattina si torna. Bacio le ragazze e preparo lo zaino.
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