continua da ieri
Qualche critica
Quindi l’Uruguay è un posto idilliaco? Ovviamente no. Le cartiere, per esempio, hanno causato problemi di deforestazione nel paese, che si presenta come una pianura leggermente ondulata, senza un solo rilievo. Per il programma di rimboschimento del 2 per cento del territorio sono stati usati soprattutto gli alberi di eucalipto, una specie odiata dagli ambientalisti perché richiede molta acqua, danneggia il terreno e minaccia la biodiversità. Un’altra grande iniziativa del governo Mujica, la miniera di ferro a cielo aperto del progetto Aratirí, ha attirato critiche e denunce per l’impatto negativo sull’ambiente. La popolarità del presidente è comunque buona: pochi dubitano che il Frente Amplio vincerà di nuovo le elezioni nel 2015. La sera, quando rientro in albergo, squilla il telefono. È l’ufficio della presidenza: mi spiegano che Mujica non si sente bene e deve annullare la visita ad Anchorena. Il cambiamento di programma ci obbliga a riorganizzare il viaggio. Diamo per scontato di non rivedere più il presidente e passiamo i giorni successivi a camminare per Montevideo, a conoscere il paese e a parlare con la gente. Un paese si conosce in molti modi, per esempio comprando le sigarette e leggendo le campagne antifumo sui pacchetti. Jordi Socías e io in Spagna non fumiamo, ma abbiamo la sciocca convinzione che all’estero un po’ di tabacco non ci faccia così male. Dopo aver fumato e visitato lo zoo, affittiamo un’auto per andare nell’entroterra: più di una volta le tempeste tropicali ci portano a un passo dal naufragio. L’entroterra dell’Uruguay è identico a se stesso, un terreno semipianeggiante dalle linee morbide che, se si guarda dal finestrino, dà la sensazione di trovarsi su una nave. Da una parte e dall’altra della strada sfilano campi coltivati a cereali come soia, mais e riso. Ogni tanto spunta una mandria di mucche o un gregge di pecore. Si possono percorrere decine di chilometri senza incontrare un altro essere umano, una casa, un paesino o una stazione di servizio. Vorremmo arrivare alla frontiera con il Brasile, ma non ne abbiamo il tempo. Le persone ci chiedono come ci è sembrato Pepe e noi rispondiamo rivolgendo a loro la stessa domanda. Capiamo che la percezione di Mujica all’estero non coincide perfettamente con quella degli uruguaiani (nessuno è profeta in patria). Con la cautela necessaria di fronte a qualsiasi generalizzazione, mi sembra che le classi medie e alte trattino Mujica con una certa condiscendenza: sono grate al presidente per aver fatto conoscere l’Uruguay nel mondo, ma trovano il suo stile di vita alquanto pittoresco. Le classi più ricche, insomma, non approvano del tutto il fatto che il presidente viva in modo semplice o appaia sulle tv di mezzo mondo con i pantaloni della tuta arrotolati fino al ginocchio (soffre di problemi di circolazione e tenere le gambe scoperte lo aiuta). Nessun uruguaiano nega, però, che durante il suo mandato il paese sia cambiato in meglio. Qualcuno critica la sua politica economica e gli rimprovera il fallimento della riforma dell’amministrazione e della scuola, promesse in campagna elettorale. C’è anche chi si lamenta della mancanza di sicurezza, anche se devo ammettere che in nessun momento del viaggio abbiamo corso qualche pericolo.
continua. poi.
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