Sabato 21 novembre
Come annunciato, il venerdì, dopo essere passato da lavoro e averci fatto le 20, vado a casa, ceno, cambio il contenuto del trolley, e il sabato mattina mi preparo e riparto alla volta dell'aeroporto pisano, e del solito parcheggio tattico (già prenotato). Noto che i lavori della metropolitana di superficie, che hanno costretto i titolari del suddetto parcheggio a vari cambiamenti, tra i quali quello di costringere i clienti ad un percorso a piedi per raggiungere l'aerostazione leggermente più lungo di quello originale, vanno finalmente spediti (sono stati posizionati i piloni e i travi che, immagino, sosterranno la rotaia). Mi pare il minimo, personalmente mi sembra che siano già durati molto più del dovuto, ma mai dimenticare dove siamo. Solita routine, il gate per i paesi extra-Schengen sono al piano superiore, per permettere il controllo passaporti, che però è ancora chiuso. Aspetto, e intanto si raduna una piccola folla che aspetta come me. Mi chiedono l'informazione classica ("ma come mai non è ancora aperto?"), e anche un po' retorica, in molti, tra questi una bella ragazza mora della quale non colloco l'accento (seppur italiano). E' dopo di me in fila, e una coppia inglese attacca bottone con lei, anche se poi l'uomo attacca pure con me. La signora è di Pompei ma da 60 anni vive in UK. Apre il controllo passaporti e prendo un caffè al piccolo bar del piano superiore dell'aeroporto. Mi metto in fila, e la ragazza mora è al mio fianco, ma nella fila di quelli senza speedy boarding. Parliamo, inizialmente lei mi dà del lei, e la cosa mi ricorda che tra me e lei ci saranno almeno 20 anni di differenza d'età. E' di Carrara, è psicologa, e naturalmente in Italia non trova lavoro, quindi da qualche mese sta lavorando all'ospedale di Oxford, soprattutto per migliorare il suo inglese, un po' zoppicante. Mi chiede se è facile arrivare agli autobus, è la prima volta che vola su Gatwick, normalmente andava su Luton. Le dico che non è difficile, mica siamo in Italia lì. Lei è molto bella ma mi astengo dall'andare oltre, anche se lei butta lì, dopo che le parlo del mio lavoro, che mi avrebbe mandato il curriculum. La perdo di vista dopo poco, e mi interrogo sull'esistenza, per me, di avere ancora qualche possibilità di interessare a persone di quell'età, in maniera puramente sociologica. Naturalmente, la sonnolenza da aereo prende il sopravvento su questo tipo di pensieri, che ormai sono giusto passatempi innocenti per me. Noto, però, ancora una volta, che la prima fila di easyJet è sempre particolarmente fredda, soprattutto verso i piedi. Scriverò una nota, quando mi arriverà il solito questionario. Ordino da mangiare, che l'ora è giusta e non voglio perdere troppo tempo quando arriverò sul suolo della (non posso non usarlo, almeno una volta) perfida Albione. Il panino è un po' asciutto, e il signore distinto, e sicuramente più anziano di me, che siede accanto a me, sta guardando, con sua moglie, sul suo telefonino, un documentario su Gilmour. Anche questo mi fa riflettere sullo scorrere inesorabile del tempo. La giornata è soleggiata seppur fresca, e appena intravedo le coste britanniche non resisto, e scatto.
Si arriva con un discreto ritardo, e si aspetta che ci colleghino alla scaletta. Vado spedito, arrivo al controllo passaporti e scelgo quello automatico, con successo. Arrivo all'altezza dei banche delle compagnie di noleggio, mi danno una Yaris automatica e ibrida. Ovviamente non riesco neppure a metterla in moto, e devo chiedere per ben due volte l'aiuto di un addetto AVIS, che con pazienza mi spiega che la chiave deve essere all'interno dell'auto (c'è solo un bottone per accendere), ma soprattutto, devo premere il pedale del freno, anche per ingranare la marcia (da neutro a retromarcia o a marcia avanti). Imposto il GPS e vado, ricordandomi di tenere la sinistra. Ci vogliono un paio d'ore, e mi dimentico di rispondere "no" all'opzione "pedaggio" del GPS, quindi quando arrivo alle porte di Southampton mi ritrovo ai caselli dell'Itchen Bridge senza avere neppure un pound. Premo il tasto dell'help, e la gentile signora mi spiega che posso o tornare indietro, oppure mi rilascia uno scontrino per pagare poi, ovviamente un pedaggio quintuplicato (da mezza sterlina a due e mezzo). Il pagamento diventerà uno dei temi conduttori di questa visita. Passo il ponte, e in breve arrivo a casa degli amici, evitando di passare davanti al St. Mary's Stadium, dove proprio in questo momento i Saints stanno perdendo in casa. Eccoci qua, ad un anno di distanza più o meno, anche se ci siamo visti questa estate. Sta facendo buio, e quindi si dà il via ai preparativi per la cena. Nel mentre, ci aggiorniamo reciprocamente.
Dopo cena lasciamo MP ad addormentare il piccolo, io e Cipo usciamo per una passeggiata rinfrescante. Prendiamo Canute Rd, aggiriamo il Terminus, e prendiamo Oxford St, per arrivare da Max's Bar & Brasserie, dove si parla più italiano che inglese. Beviamo qualcosa (soprattutto io), e faccio conoscenza con il proprietario e il suo aiuto-barman, veneto.
E' una simpatica "finestra", questa del Max's. Ci sarà occasione di venirci a cena, o a pranzo. Torniamo a casa, e, col piccolo che dorme, ecco il momento più difficile: la scelta di cosa vedere tutti insieme. Non c'è tempo per un film, quindi bisogna orientarci su una serie. Ma, per trovare qualcosa che nessuno ha visto, e che vada a tutti, ci vuole un po'. Decidiamo per Sense8, dei Wachowski (quelli di Matrix), sulla piattaforma Netflix, e cominciamo dal primo episodio della stagione 1, andata in onda solo qualche mese fa. Ci piace. A domani.
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