No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160427

UMG

Protestantesima - Umberto Maria Giardini (2015)

Ci ho messo un anno tondo, a decidermi a formulare uno straccio di giudizio su questo ennesimo disco di Umberto Maria Giardini, per chi non fosse pratico di rock italiano, ex Moltheni: mi ricordo che i primi ascolti glieli diedi l'anno scorso in marzo, per le strade di Creta. Secondo disco (senza contare l'EP Ognuno di noi è un po' Anticristo, del 2013, che si pone tra questo e il "debutto" del 2012 La dieta dell'imperatrice) con il suo nome vero, e ci sono da dire due cose che potranno sembrarvi paradossali e cozzanti tra di loro. La prima: netta virata rispetto alla potenza della Dieta. La seconda: la cifra stilistica di Umberto è riconoscibilissima, netta, inconfondibile, tende a far si che, al primo ascolto, sembri sempre di ascoltare lo stesso disco, eppure, quei pochi che lo ascoltano da sempre, lo seguono senza idolatrarlo, lo rispettano come musicista, sanno che addentrandosi nei meandri sinuosi ed accoglienti di uno qualsiasi dei suoi dischi, è come tornare a casa, una casa che quasi ti sei dimenticato, ma che ogni volta ti fa scoprire cose nuove facendoti sentire comodo. Cervellotico, vero? Eppure, è così che mi sento, ascoltando anche questo suo ultimo lavoro.
I testi, le solite gemme finte nonsense, pregne di vita vissuta, demenzialità che nascondono critiche feroci, ormai classici e imperdibili.
Pezzi splendidi come Il vaso di Pandora, o come la ghost track 6 aprile (terremoto de L'Aquila), ci ricordano che quale che sia il suo nome, d'arte o di battesimo, qui c'è un artista.



It took me a year-round, in my mind, to make a shred of judgment on this album, yet another of Umberto Maria Giardini, for those who were not practical Italian rock, former Moltheni: I remember that the first listen was last year in March, along the roads of Crete. Second album (not counting the EP "Ognuno di noi è un po' Anticristo", of 2013, that arises between this one and the "debut" of 2012 "La dieta dell'imperatrice") with his real name, and there are two to say things that may seem paradoxical and clashing with each other. The first: net tack compared to the power of the "La dieta". The second: the Umberto signature style is recognizable, clear, unmistakable, tends to ensure that, at first listen, seems ever to listen to the same album, and yet, those few who listen to him always, follow him without idolize him, respect him as a musician, you know that penetrating in the sinuous meanders and welcoming of any of his records, it's like coming home, a home that you almost forgot, but that every time makes you discover new things making you feel comfortable. Bizarre, right? Yet, that's how I feel, listening also his latest work.
The texts, the usual gems, fake nonsense, soaked with real life, craziness that hide fierce criticism, now classic and unmissable.
Beautiful songs like "Il vaso di Pandora", or the ghost track "6 aprile" (earthquake in L'Aquila), remind us that no matter what its name, art or baptism, here's an artist.

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