No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160505

Jodoigne, Belgio - Aprile 2016 (2) - Italian version

Quindi, la mattina di lunedì 25 aprile, mentre in Italia si festeggia la Liberazione, mi sveglio, mi preparo, faccio colazione, e mi dirigo verso La Ramée, un grande agglomerato della rete Chateauform, un franchising che, come detto, si è specializzato in luoghi adatti ai seminari. Ricavato da una vecchia abbazia e una grande fattoria circostante, è un luogo accogliente e pacifico, forse meno imponente del castello dove sono stato in ottobre, ma ugualmente ben attrezzato, e decisamente confortevole: cibo ad ogni ora, camere essenziali ma accoglienti, bottiglie d'acqua ad ogni angolo, pasti a buffet variegati (splendida la selezione dei formaggi, che tra l'altro cambiavano praticamente ad ogni pasto), enormi sale riunioni equipaggiate, attrezzature varie per il tempo libero (dal tiro con l'arco ai quad), personale sempre sorridente.

I lavori non inizieranno fino a dopo pranzo, quindi mi sistemo in camera e poi comincio a familiarizzare con l'ambiente. Qualche collega che già conosco, diversi italiani che fino ad allora non conoscevo, e poi la grande diversità del gruppo: francesi, belgi, tedeschi, e persino polacchi, ungheresi e norvegesi. Qualcuno addirittura, pur non essendo statunitense, arriva dagli USA. Si pranza e si inizia. Il lavoro viene, come dire, svelato poco a poco, e intervallato da break nei quali, come detto, c'è da bere e da mangiare a iosa. Il concetto è quello, come da titolo, di adaptive leadership: una leadership che sappia essere flessibile, umana, che riesca ad adattarsi a qualsiasi situazione e a qualsiasi tipo di persona, e a raggiungere risultati, trattando gli altri con rispetto. Direi che già con queste premesse, si potrebbe già essere contenti. Ma non è tutto. Il questionario che ci è stato chiesto di compilare prima di arrivare qua, è basato sul cosiddetto Indicatore Myers-Briggs, una sorta di catalogo di personalità, che prova a comprendere i differenti approcci alla vita e alle situazioni. Ci viene fatto compilare anche un altro questionario, la versione breve, per dirla semplice, e poi, durante il lavoro in gruppi ristretti (una decina di persone), questi due risultati vengono confrontati, e se ci sono differenze, ad ognuno il compito di comprendere perché (il mio è risultato perfettamente uguale, e la descrizione del tipo ENFJ, secondo me, corrisponde in pieno alla mia personalità).
Una parte del lavoro di "conoscenza" è quello basato su questi "tipi psicologici": capire se stessi, e capire che ognuno dei nostri colleghi appartiene a uno di questi 16 gruppi, ed ognuno ha bisogno di essere trattato in maniera diversa, per rendere al massimo.
L'altra parte è quella del lavoro in sottogruppi: guidati da uno dei quattro coach (il nostro è Philippe, uno svizzero che ha lavorato anche nello sport), ci presentiamo, ci raccontiamo, parliamo delle nostre "sfide", delle difficoltà che affrontiamo nel lavoro in quanto capi di gruppi di persone, ed insieme agli altri, ne discutiamo, apprendendo dal punto di vista degli altri. Nei momenti di lavoro tutti insieme, si eseguono giochi (le squadre sono rappresentate dai sottogruppi, le prestazioni vengono poi analizzate a parte), si riflette sul linguaggio del corpo, sul modo di parlare in pubblico e sui messaggi che, ad esempio, il nostro CEO vuole trasmettere, si parla dell'arte di fare domande, con Deborah, un'altra coach che è giornalista (che ha intervistato Karadzic, e con la quale parlo brevemente di Srebrenica), e addirittura, il terzo giorno ci viene a trovare uno dei membri del comitato esecutivo della compagnia, per un aperitivo e un giro di domande e risposte. La cosa che mi ha colpito maggiormente, è che andando dritti al punto, ci ha praticamente detto che questi corsi servono, e la società è ben felice di spendere soldi, investendo su quelli che hanno il compito di guidare le persone della compagnia, in modo umano e al tempo stesso, redditizio.
E' una roba davvero interessante, e devo dire che mi ha aiutato a prendere maggiore confidenza in me stesso. Le sfide che anche gli altri affrontano ogni giorno possono essere paragonabili (anche se aver a che fare con un gruppo di 80 persone deve richiedere decisamente uno sforzo maggiore), e le paure sono le stesse. Nessuno vuole essere uno stronzo, siamo tutti esseri umani: vogliamo essere rispettati, e vogliamo trattare gli altri con lo stesso rispetto. L'indicatore serve anche a capire come si reagisce sotto stress, e quando "funzioniamo" meglio, come ci rilassiamo, cose così.
Naturalmente, ci sono stati anche momenti di divertimento. Di sera c'era addirittura un open bar con karaoke, e c'è da dire che la seconda sera sono stato protagonista, perfino un po' troppo. Quella sera ho bevuto troppo, e poi, alla ricerca del bagno, ho, come dire, fatto un po' di casino lungo la scala che portava al bagno. Il giorno dopo mi sono scusato con la proprietaria, che ci ha riso su, per fortuna. Ne ho parlato con il mio coach, perché comincio a pensare che sia uno schema che adotto: non è la prima volta che mi capita, in occasioni conviviali come questa. Philippe mi ha detto che può essere una reazione psicologica ad un accumulo di tensione.

L'ultimo giorno è stato il giorno dei feedback. Nei sottogruppi, ognuno ascoltava il feedback degli altri: cosa mi piace di te, e cosa vorrei che tu facessi in modo diverso. Questo è stato, per me, un momento commovente, più che interessante. Sono stato sul punto di piangere: tutti hanno apprezzato il mio approccio sincero e diretto, e le "critiche" basicamente sono state "non pensare che il tuo lavoro sia meno importante di altri, sii te stesso e prova maggiormente a contagiare la tua squadra con il tuo entusiasmo per il lavoro". Il mio entusiasmo, la curiosità della quale vi ho parlato più volte qui su questo blog, verso il mio lavoro, è stato un argomento che è piaciuto moltissimo. Il coach mi ha detto che la mia presenza è fortissima, quando sono in una stanza tutti si accorgono che ci sono, perfino se ho gli occhi chiusi (riferimento diretto al terzo giorno, quello del dopo sbornia, quando durante la sessione pomeridiana mi ha sgamato più volte con gli occhi chiusi), e che quindi, qualche volta devo stare attento, e provare ad "abbassare" il livello della mia presenza. Tutte cose che io, con il mio ottimismo, ho preso, appuntandole, come cose estremamente positive, e che come detto, mi hanno commosso.
Un'altra cosa bellissima mi è stata detta proprio sul finale, dal coach capo, Ben. Quando l'ho salutato, dopo l'ultimo pranzo, mi ha detto "Alessandro, è stato un piacere conoscerti. Ho ascoltato alcune cose tue, durante uno degli esercizi (era quello in cui ci avevano divisi per gruppi "comportamentali", per tornare a Myers-Briggs le due lettere centrali, io sono un NF, e, mentre gli altri gruppi erano formati da almeno 10 persone, nel nostro eravamo in due. Abbiamo parlato per 10 minuti come se fossimo al bar, appuntando qualche cosa sulla lavagna, immaginandoci cosa vorremmo che la nostra compagnia facesse veramente per migliorare il futuro dell'umanità), ed erano cose davvero belle. Rimani così: hai un cuore grande". Che dire: una grande soddisfazione.
Ma la soddisfazione più grande è quella che adesso, sento di avere una quarantina di nuovi amici. Colleghi che, fino al 24 aprile, non avevo mai visto, e dei quali non conoscevo l'esistenza. Come ho già detto, vi porto nel mio cuore. Alla prossima!

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