No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160509

Circle of life

So che ad alcuni di voi piacevano le cronache dallo stadio, che ogni tanto ero solito fare tempo fa. Sapete che sono un appassionato moderato, provo ad essere obiettivo, scherzo molto, non mi faccio prendere dalla "sindrome da fine del mondo", generalmente. Sabato 7 maggio sono tornato allo stadio dopo molti mesi, complici innumerevoli impegni anche durante i weekend e ogni tanto, poca voglia di fare questo piccolo sforzo, visto l'andamento della squadra, e il livello dell'attuale serie B italiana, davvero basso. La partita di ieri era fondamentale: tre partite alla fine, due da giocare in casa, tre retrocessioni dirette e quartultima contro quintultima ai play out. Il Livorno è penultimo, a due punti dalla terzultima, e a quattro dalle tre quartultime. Si gioca contro il Perugia, squadra salva da un pezzo che non può più aspirare ad entrare nei play off. Come dire, una squadra che non ha più niente da chiedere a questo campionato. Vincere, come si dice in questi casi, è obbligatorio, poi c'è da sperare in un paio di passi falsi delle altre, e puntare ad arrivare all'ultima partita, in casa contro il Lanciano, in questo momento terzultimo due punti sopra di noi, in posizione migliore, e sperare almeno di agguantare i play out.

La faccio breve: abbiamo rischiato di perdere contro una squadra nella quale almeno 8 undicesimi hanno fatto di tutto per evitare di farci gol, probabilmente più per pietà che per qualcosa meritevole di inchiesta (Aguirre, Zebli e il portiere Rosati sono i tre che non hanno mai "tirato il piede indietro", mentre tutti gli altri hanno dato la netta impressione di non voler farci male, sbagliando occasioni clamorose o "cincischiando" in situazioni nettamente a loro favorevoli). Siamo andati in vantaggio dopo aver sprecato un paio di occasioni da "questo lo facevo anch'io", e il nostro atteggiamento tattico, con grosse responsabilità anche dell'allenatore, ha permesso al Perugia di pareggiare anche non volendo (una papera del nostro portiere, di quelle da ricordare). La cosa più sconvolgente è stata notare che negli ultimi venti minuti, quelli in cui una squadra nelle nostre condizioni avrebbe dovuto giocare come un gruppo di assatanati, i nostri erano pressoché fermi, in una forma inguardabile (o anche indegna, se volessi essere particolarmente cattivo).
Foto Novi

Adesso, dopo 14 anni, si torna nella terza serie, che adesso si chiama Lega Pro. Personalmente, la vedo come una sabbia mobile, dalla quale è veramente difficile venir fuori. La dirigenza è stanca, la tifoseria, nonostante i Presidenti prima di questo abbiano regalato solo fallimenti (non solo in senso figurato), non vuole più questo Presidente da anni. E' probabile una cessione al ribasso, a qualcuno di poco motivato, e questo vorrebbe dire impantanarsi ancor di più.

Prendo spunto da questo articolo, molto, troppo personale e fin troppo emozionale (conosco un po' chi l'ha scritto, è in buona fede sicuramente, ma è troppo tifoso per scrivere equilibratamente), e dico: Balleri, Lucarelli, Protti, pensateci voi. Non vi chiedo di metterci soldi (Lucarelli un'esperienza di acquisizione l'ha già fatta), ma di convincere qualcuno che possa essere motivato, qualcuno che conoscete, convincetelo con la vostra passione, quella che avete dimostrato a noi sul campo con questa maglia.
Detto questo, dico a tutti: non è un dramma. E', come ho cercato di esprimere nel titolo, il ciclo della vita, anche nel calcio, e anche se non voglio fare troppo il filosofo. Le cose cambiano, si vince e si perde, si indovinano annate si e quelle no. Quando una società sta bene, sceglie giocatori motivati, ci si può divertire anche in quella che una volta chiamavamo serie C (e ci siamo divertiti, alcuni anni, proprio lì, in quella serie). Per una realtà con un bacino d'utenza limitato come il nostro, dovrebbe essere normale fare l'altalena, o l'elastico come dice qualcuno, tra terza serie, seconda, e magari qualche volta affacciarsi nella massima serie per poi tornarsene dove si sta più comodi, per non fare il passo più lungo della gamba. Dovremmo imparare che così vanno le cose. Così come i calciatori dovrebbero imparare che se non sanno gettare il cuore oltre l'ostacolo, non dovrebbero fare questo mestiere: o almeno, non a Livorno.


Last Saturday, my football team has to win, in order to survive in the italian second division, instead we get a tie, and we are practically condemned to a demotion. After 14 years, we come back to the third division.

Is not a drama, we have to learn that these things happen. We need a leadership committed to the cause, we can have fun also in the third division, we have to learn to  go back and forth between second and third, occasionally visit the first, just to say hello. We have to. As the players need to know that, if they aren't able to "throw the heart over the obstacle" (an italian figure of speech that means to be able to do things almost impossible), they shouldn't do this job. At least, not here in Livorno.

2 commenti:

monty ha detto...

Bella disanima Ale.
Ricordo ancora quel post in cui descrivevi l'orgoglio di giocare in UEFA, ricordando da dove eravate partiti.
Il migliore augurio è che possiate rifare tutto da capo (anche se so che è tremendamente difficile).

jumbolo ha detto...

Grazie. Beh, c'è da dire che quelle emozioni rimangono, anche se non dovesse accadere mai più (cosa molto probabile). Fare tutto da capo è stata un'avventura bellissima e indimenticabile, e ricominciare dalla terza serie, se, appunto, c'è una società, non è un problema. Non ho ancora capito se la società c'è, a me a questo punto pare di no, anche se sono tra quelli che a Spinelli ha sempre dato fiducia, anche quando sbagliava palesemente.
Come dire, basta essere curiosi, e vedere cosa accadrà. Silver linings: gli abbonamenti costeranno molto meno la prossima stagione!