You Are We - While She Sleeps (2017)
Metalcore band che arriva da Sheffield, UK, i While She Sleeps si formano nel 2006 con un cantante diverso da quello che poi apparirà su tutte le incisioni, e arrivano al debutto con l'EP The North Stands for Nothing, nel 2010. Tour un po' dappertutto, qualche riconoscimento, disco "full length" di debutto nel 2012, This Is the Six, secondo nel 2015, Brainwashed, e nell'aprile di quest'anno, il terzo, You Are We. Come detto, metalcore che si distacca poco dai canoni che già conosciamo per questo genere, buone melodie ma un po' troppa omogeneità nel complesso.
Metalcore band coming from Sheffield, UK, While She Sleeps, is formed in 2006 with a singer other than what will then appear on all incisions, and arrive at the debut with EP "The North Stands for Nothing" in 2010. Touring everywhere, some recognitions, full length album of debut in 2012, "This Is the Six", second in 2015, "Brainwashed", and in April this year, the third, "You Are We". As I said, metalcore that is not too far apart from the canons we already know about this genre, good melodies but a bit too much homogeneity in the whole complex.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20171130
20171129
Via Speranza numero 1
1 Hopeful Rd - Vintage Trouble (2015)
Altro consiglio di un amico, questi Vintage Trouble si formano nel 2010 ad Hollywood, California, ma "diventano grandi" in Europa, andando in tour con Brian May e Bon Jovi. Debutto nel 2011 (The Bomb Shelter Sessions), secondo disco nel 2014 (The Swing House Acoustic Sessions), e questo 1 Hopeful Rd nel 2015. Rhythm and blues, rock and roll, soul e blues, atmosfere anni '50 e '60 vicine anche al suono Motown, belle canzoni, ottimi musicisti ed un cantante, Ty Taylor (era la voce di Lester Grimes in Vinyl), dalla grande sensibilità soul. Una di quelle band che non inventa niente, ma che non ti stancheresti mai di ascoltare.
Another tip of a friend, these Vintage Trouble were formed in Hollywood, California, in 2010, but they "become big" in Europe, on tour with Brian May and Bon Jovi. Debut in 2011 (The Bomb Shelter Sessions), second in 2014 (The Swing House Acoustic Sessions), and this "1 Hopeful Rd" in 2015. Rhythm and blues, rock and roll, soul and blues, the 1950s and 60s nearby atmospheres, also close to the Motown sound, beautiful songs, great musicians and a singer, Ty Taylor (was the voice of Lester Grimes in Vinyl), with great "soul" sensitivity. One of those bands that does not invent anything, but that you will never be tired of listening.
Altro consiglio di un amico, questi Vintage Trouble si formano nel 2010 ad Hollywood, California, ma "diventano grandi" in Europa, andando in tour con Brian May e Bon Jovi. Debutto nel 2011 (The Bomb Shelter Sessions), secondo disco nel 2014 (The Swing House Acoustic Sessions), e questo 1 Hopeful Rd nel 2015. Rhythm and blues, rock and roll, soul e blues, atmosfere anni '50 e '60 vicine anche al suono Motown, belle canzoni, ottimi musicisti ed un cantante, Ty Taylor (era la voce di Lester Grimes in Vinyl), dalla grande sensibilità soul. Una di quelle band che non inventa niente, ma che non ti stancheresti mai di ascoltare.
Another tip of a friend, these Vintage Trouble were formed in Hollywood, California, in 2010, but they "become big" in Europe, on tour with Brian May and Bon Jovi. Debut in 2011 (The Bomb Shelter Sessions), second in 2014 (The Swing House Acoustic Sessions), and this "1 Hopeful Rd" in 2015. Rhythm and blues, rock and roll, soul and blues, the 1950s and 60s nearby atmospheres, also close to the Motown sound, beautiful songs, great musicians and a singer, Ty Taylor (was the voice of Lester Grimes in Vinyl), with great "soul" sensitivity. One of those bands that does not invent anything, but that you will never be tired of listening.
20171128
Portare fuoco
Carry Fire - Robert Plant (2017)
70 anni il prossimo agosto 2018, il CBE (membro dell'Ordine dell'Impero Britannico) Robert Anthony Plant, ex cantante di una delle band più importanti nella storia della musica rock, è uscito lo scorso mese con il suo undecimo album da solista, accompagnato per la seconda volta dai suoi Sensational Space Shifters, band i cui membri lo accompagnano anche nella stesura dei pezzi. Carry Fire prosegue su un percorso che intreccia folk e world music, senza dimenticare che Plant è ancora un musicista rock (New World). Duetto con Chrissie Hynde su una cover di Bluebirds over the Mountain di Ersel Hickey, disco più che piacevole che ci ricorda il significato di classe e talento.
He will be 70 Years old in the next month of August, 2018, the CBE (member of the Order of the British Empire) Robert Anthony Plant, former singer of one of the most important bands in the history of rock music, came out last month with his eleventh solo album, accompanied for the second time by his Sensational Space Shifters, whose members also accompany him in the writing of the pieces. "Carry Fire" continues on a path that connects folk and world music, not forgetting that Plant is still a rock musician (New World). Duet with Chrissie Hynde on a rereading of "Bluebirds over the Mountain" by Ersel Hickey, a more than pleasing disc that reminds us of the meaning of class and talent.
70 anni il prossimo agosto 2018, il CBE (membro dell'Ordine dell'Impero Britannico) Robert Anthony Plant, ex cantante di una delle band più importanti nella storia della musica rock, è uscito lo scorso mese con il suo undecimo album da solista, accompagnato per la seconda volta dai suoi Sensational Space Shifters, band i cui membri lo accompagnano anche nella stesura dei pezzi. Carry Fire prosegue su un percorso che intreccia folk e world music, senza dimenticare che Plant è ancora un musicista rock (New World). Duetto con Chrissie Hynde su una cover di Bluebirds over the Mountain di Ersel Hickey, disco più che piacevole che ci ricorda il significato di classe e talento.
He will be 70 Years old in the next month of August, 2018, the CBE (member of the Order of the British Empire) Robert Anthony Plant, former singer of one of the most important bands in the history of rock music, came out last month with his eleventh solo album, accompanied for the second time by his Sensational Space Shifters, whose members also accompany him in the writing of the pieces. "Carry Fire" continues on a path that connects folk and world music, not forgetting that Plant is still a rock musician (New World). Duet with Chrissie Hynde on a rereading of "Bluebirds over the Mountain" by Ersel Hickey, a more than pleasing disc that reminds us of the meaning of class and talent.
20171127
Abby
Ray Donovan - Di Ann Biderman - Stagione 5 (12 episodi; Showtime) - 2017
Ray deve presenziare ad una serie di sedute da uno psicologo, come misura per la gestione della rabbia, in seguito ad una rissa che ha coinvolto tutta la famiglia Donovan (e che ci verrà spiegata più avanti nel corso della stagione). Nel frattempo, il resto della famiglia si prepara al matrimonio di Terry e Maureen, Bridget cerca un ragazzo a noi sconosciuto a New York, Conor si iscrive alla scuola militare, e Ray viene assunto da Samantha Wislow, una donna potente a capo di uno studio cinematografico. Si capisce che Abby è morta.
Deludente quinta stagione per una serie che ci aveva abituato a grasse risate, un'atmosfera classic gangster, e, un po' il contrario delle opere di Jane Campion, assolutamente misogina. I continui flashback e soprattutto, l'opprimente presenza di Abby nei sensi di colpa di una famiglia che, fino alla stagione precedente, pareva vivere pensando solo al presente, spiazzano chi si era abituato ad un certo tipo di visione. Al tempo stesso, le visioni oniriche sono una materia che non sempre riesce bene, se non sei David Lynch.
Disappointing fifth season for a series we used to love to have laughs, to have a classic gangster atmosphere, and, somewhat the opposite of Jane Campion's works, absolutely misogynist without guilt. The flashbacks and, above all, the overwhelming presence of Abby in the guilt of a family who, until the previous season, seemed to live by thinking only of the present, confuses those who had become accustomed to a certain kind of vision. At the same time, oniric visions are a matter that does not always work well, if you are not David Lynch.
Ray deve presenziare ad una serie di sedute da uno psicologo, come misura per la gestione della rabbia, in seguito ad una rissa che ha coinvolto tutta la famiglia Donovan (e che ci verrà spiegata più avanti nel corso della stagione). Nel frattempo, il resto della famiglia si prepara al matrimonio di Terry e Maureen, Bridget cerca un ragazzo a noi sconosciuto a New York, Conor si iscrive alla scuola militare, e Ray viene assunto da Samantha Wislow, una donna potente a capo di uno studio cinematografico. Si capisce che Abby è morta.
Deludente quinta stagione per una serie che ci aveva abituato a grasse risate, un'atmosfera classic gangster, e, un po' il contrario delle opere di Jane Campion, assolutamente misogina. I continui flashback e soprattutto, l'opprimente presenza di Abby nei sensi di colpa di una famiglia che, fino alla stagione precedente, pareva vivere pensando solo al presente, spiazzano chi si era abituato ad un certo tipo di visione. Al tempo stesso, le visioni oniriche sono una materia che non sempre riesce bene, se non sei David Lynch.
Disappointing fifth season for a series we used to love to have laughs, to have a classic gangster atmosphere, and, somewhat the opposite of Jane Campion's works, absolutely misogynist without guilt. The flashbacks and, above all, the overwhelming presence of Abby in the guilt of a family who, until the previous season, seemed to live by thinking only of the present, confuses those who had become accustomed to a certain kind of vision. At the same time, oniric visions are a matter that does not always work well, if you are not David Lynch.
20171126
Ragazza cinese
Top of the Lake: China Girl - Di Jane Campion e Gerard Lee - Stagione 2 (6 episodi; BBC) - 2017
Quattro anni dopo gli eventi della prima stagione, Robin torna a Sydney, per una nuova opportunità in polizia, e si ritrova ad investigare sulla morte di una giovane donna asiatica, probabilmente una prostituta, il cui corpo è stato chiuso in un trolley e gettato nell'oceano. Scopriremo presto che la ragazza morta era strettamente legata ad una giovane australiana, molto vicina a Robin.
Concordo con molta critica: rimuovere l'azione dal suggestivo sfondo della prima stagione, portandola nell'assolata zona di Bondi Beach a Sydney, non ha giovato alla serie. Nonostante un cast sempre interessante (rimane protagonista Elisabeth Moss, entrano Nicole Kidman e Gwendoline Christie), la seconda stagione di Top of the Lake si rivela confusionaria, mettendo probabilmente troppa carne al fuoco. Seppure le opere di Jane Campion abbiano sempre una fortissima impronta femminista, e rimangano apprezzabili anche stavolta diversi temi che scoperchia, la stagione non è il massimo, e spero che questa mia critica non venga letta in maniera misogina.
I agree with much criticism: removing the action from the striking backdrop of the first season, bringing it to the sunny Bondi Beach area in Sydney, did not bring benefit the series. Despite an always interesting cast (Elisabeth Moss still as main character, plus Nicole Kidman and Gwendoline Christie), the second season of Top of the Lake turns out to be confusing, probably putting too much meat on the grill. Although the works of Jane Campion always have a very strong feminist imprint, and even this time, many themes are remarkable, the season is not the best, and I hope that my criticism will not be read as misogynist.
Quattro anni dopo gli eventi della prima stagione, Robin torna a Sydney, per una nuova opportunità in polizia, e si ritrova ad investigare sulla morte di una giovane donna asiatica, probabilmente una prostituta, il cui corpo è stato chiuso in un trolley e gettato nell'oceano. Scopriremo presto che la ragazza morta era strettamente legata ad una giovane australiana, molto vicina a Robin.
Concordo con molta critica: rimuovere l'azione dal suggestivo sfondo della prima stagione, portandola nell'assolata zona di Bondi Beach a Sydney, non ha giovato alla serie. Nonostante un cast sempre interessante (rimane protagonista Elisabeth Moss, entrano Nicole Kidman e Gwendoline Christie), la seconda stagione di Top of the Lake si rivela confusionaria, mettendo probabilmente troppa carne al fuoco. Seppure le opere di Jane Campion abbiano sempre una fortissima impronta femminista, e rimangano apprezzabili anche stavolta diversi temi che scoperchia, la stagione non è il massimo, e spero che questa mia critica non venga letta in maniera misogina.
I agree with much criticism: removing the action from the striking backdrop of the first season, bringing it to the sunny Bondi Beach area in Sydney, did not bring benefit the series. Despite an always interesting cast (Elisabeth Moss still as main character, plus Nicole Kidman and Gwendoline Christie), the second season of Top of the Lake turns out to be confusing, probably putting too much meat on the grill. Although the works of Jane Campion always have a very strong feminist imprint, and even this time, many themes are remarkable, the season is not the best, and I hope that my criticism will not be read as misogynist.
20171125
20171124
Ostaggio animale
Hostage Animal - All Pigs Must Die (2017)
Terzo disco full length per il supergruppo hardcore punk, che diventa un quintetto. Infatti, a Kevin Baker degli The Hope Conspiracy, voce, Ben Koller (Converge, Mutoid Man), batteria, Adam Wentworth (chitarra) e Matt Woods (basso) dei Bloodhorse, si unisce, a partire da questo lavoro, Brian Izzi all'altra chitarra, direttamente dallo scioglimento dei Trap Them. La band, già dai dischi precedenti, ingloba elementi di crust punk, hardcore, metalcore e grindcore, ma con questo disco presenta la chiara intenzione di unire pezzi killer a rallentamenti altrettanto "pericolosi" e potenti. La tecnica glielo permette. Il tema conduttore, come intuirete, è la violenza dell'essere umano, non solo contro gli animali, e la bassezza che lo stesso umano può raggiungere. Incazzatura allo stato puro.
Produce ancora Kurt Ballou.
Third full length album for the hardcore punk supergroup, which becomes a quintet. In fact, beyond Kevin Baker of The Hope Conspiracy, voice, Ben Koller (Converge, Mutoid Man), drums, Adam Wentworth (guitar) and Matt Woods (bass), both from Bloodhorse, joins them, from this work, Brian Izzi, another guitar, directly from the disbanding of Trap Them. The band, from earlier records, incorporates elements of crust punk, hardcore, metalcore and grindcore, but with this record it shown they has the clear intention of combining killer fast tracks with equally "dangerous" and powerful slowdowns. The technique allows it. The guiding theme of the lyrics, as you will guess, is the violence of the human being, not only against the animals, and the lowest level that the same human can achieve. Pure pissing off attitude.
Kurt Ballou still on production.
Terzo disco full length per il supergruppo hardcore punk, che diventa un quintetto. Infatti, a Kevin Baker degli The Hope Conspiracy, voce, Ben Koller (Converge, Mutoid Man), batteria, Adam Wentworth (chitarra) e Matt Woods (basso) dei Bloodhorse, si unisce, a partire da questo lavoro, Brian Izzi all'altra chitarra, direttamente dallo scioglimento dei Trap Them. La band, già dai dischi precedenti, ingloba elementi di crust punk, hardcore, metalcore e grindcore, ma con questo disco presenta la chiara intenzione di unire pezzi killer a rallentamenti altrettanto "pericolosi" e potenti. La tecnica glielo permette. Il tema conduttore, come intuirete, è la violenza dell'essere umano, non solo contro gli animali, e la bassezza che lo stesso umano può raggiungere. Incazzatura allo stato puro.
Produce ancora Kurt Ballou.
Third full length album for the hardcore punk supergroup, which becomes a quintet. In fact, beyond Kevin Baker of The Hope Conspiracy, voice, Ben Koller (Converge, Mutoid Man), drums, Adam Wentworth (guitar) and Matt Woods (bass), both from Bloodhorse, joins them, from this work, Brian Izzi, another guitar, directly from the disbanding of Trap Them. The band, from earlier records, incorporates elements of crust punk, hardcore, metalcore and grindcore, but with this record it shown they has the clear intention of combining killer fast tracks with equally "dangerous" and powerful slowdowns. The technique allows it. The guiding theme of the lyrics, as you will guess, is the violence of the human being, not only against the animals, and the lowest level that the same human can achieve. Pure pissing off attitude.
Kurt Ballou still on production.
20171123
Nuovi inizi
New Beginnings - Radio Moscow (2017)
Eccoci qua a parlare nuovamente dei Radio Moscow, quinto disco in studio, intervallati negli ultimi anni da un disco live e una raccolta di demo. La band sembra ormai stabile dal 2013, con Anthony Meier al basso e Paul Marrone alla batteria, come già detto in passato, degni musicisti di un fenomeno come Parker Griggs, voce, chitarra, fondatore della band stessa. I dischi dei Radio Moscow rischiano di diventare dei guilty pleasures, per il fatto che non si vede nessuna voglia di modificare il loro stile, di inserire qualche altro genere, di cambiare direzione. E' evidente l'amore viscerale che li lega all'hard rock degli anni '70, la loro voglia di riprodurlo quasi pedissequamente, la gioia che fornisce loro il suonare questo genere, la volontà di scrivere "solamente" buone canzoni su quella falsariga, suonate divinamente. Niente altro da aggiungere, piacevolissimi come sempre, un tuffo nel passato.
Here we are again talking about Radio Moscow, the fifth studio album, which has been interwoven in recent years by a live record and a demo collection. The band seems to have been stable since 2013, with Anthony Meier on bass and Paul Marrone on drums, as mentioned in the past, worthy musicians of a phenomenon like Parker Griggs, voice, guitar, founder of the band itself. The Radio Moscow albums are likely to become guilty pleasures, because they do not see any desire to change their style, to insert some other genre, to change direction. It is evident the visceral love that links them to the hard rock of the 1970s, their desire to reproduce it almost slavishly, the joy that gives them the sound of this genre, the will to write "only" good songs on that style, playing divinely. Nothing more to add, as pleasant as ever, a dive in the past.
Eccoci qua a parlare nuovamente dei Radio Moscow, quinto disco in studio, intervallati negli ultimi anni da un disco live e una raccolta di demo. La band sembra ormai stabile dal 2013, con Anthony Meier al basso e Paul Marrone alla batteria, come già detto in passato, degni musicisti di un fenomeno come Parker Griggs, voce, chitarra, fondatore della band stessa. I dischi dei Radio Moscow rischiano di diventare dei guilty pleasures, per il fatto che non si vede nessuna voglia di modificare il loro stile, di inserire qualche altro genere, di cambiare direzione. E' evidente l'amore viscerale che li lega all'hard rock degli anni '70, la loro voglia di riprodurlo quasi pedissequamente, la gioia che fornisce loro il suonare questo genere, la volontà di scrivere "solamente" buone canzoni su quella falsariga, suonate divinamente. Niente altro da aggiungere, piacevolissimi come sempre, un tuffo nel passato.
Here we are again talking about Radio Moscow, the fifth studio album, which has been interwoven in recent years by a live record and a demo collection. The band seems to have been stable since 2013, with Anthony Meier on bass and Paul Marrone on drums, as mentioned in the past, worthy musicians of a phenomenon like Parker Griggs, voice, guitar, founder of the band itself. The Radio Moscow albums are likely to become guilty pleasures, because they do not see any desire to change their style, to insert some other genre, to change direction. It is evident the visceral love that links them to the hard rock of the 1970s, their desire to reproduce it almost slavishly, the joy that gives them the sound of this genre, the will to write "only" good songs on that style, playing divinely. Nothing more to add, as pleasant as ever, a dive in the past.
20171122
Inni di battaglia 2010
Battle Hymns MMXI - Manowar (2010)
Solo poche settimane fa, curiosando in rete, sono venuto a sapere di alcune cose sui Manowar, una band dall'iconografia discutibile, e dall'atteggiamento molto machista, ma che mi è piaciuta molto in passato e per la quale conservo una simpatia nostalgica. La prima è che hanno deciso di sciogliersi, non dopo un monumentale (è il caso di dirlo) tour mondiale. La seconda è che negli ultimi anni, anni nei quali li ho persi di vista, hanno ripubblicato un paio dei loro vecchi album, risuonandoli completamente. L'occasione è quindi ghiotta per parlarvi di questa nuova registrazione, che ha avuto luogo nel 2010, del loro album di debutto del 1982, Battle Hymns. Un disco dal quale presi il riff iniziale di Metal Daze, molti anni fa (si parla dei '90), per comporre la sigla del programma radiofonico che portai avanti per alcuni anni, su una piccola radio locale, canzone che ho tra l'altro messo nella Top 5 dei pezzi che vorrei suonati al mio funerale. Introduzione lunghissima.
Disco metal (scusate se mi ripeto) monumentale, che assume, in questa veste rinnovata, ritoccata, risuonata, potenziata, una dimensione che rende giustizia alla sua grandezza. Pezzi indimenticabili quali appunto la già citata Metal Daze, ma anche Battle Hymn, Fast Taker, Manowar. Per chi non lo sapesse, su Dark Avenger c'è Sir Christopher Lee come narratore (nell'edizione del 1982 c'era nientemeno che Orson Welles!), e quel fenomeno di Joey DeMaio suona, come sempre, il Guglielmo Tell di Rossini col basso (in William's Tale). Alla chitarra Karl Logan, subentrato a David Shankle (a sua volta subentrato a Ross the Boss nel 1989) nel 1994, e alla batteria l'originale Donnie Hamzik, rientrato in formazione nel 2009.
Just a few weeks ago, surfing the net, I came to know some of the things about the Manowar, a band from questionable iconography, and a very machist attitude, but that I enjoyed it in the past and for which I have nostalgic pleasantness. The first is that they have decided to disband themselves, not but after a monumental (is the case to say) world tour. The second is that in recent years, the years I have lost sight of them, they republished a couple of their old albums, re-playing it again completely. The occasion is therefore pleasing to talk about this new recording, which took place in 2010, of their debut album in 1982, "Battle Hymns". A record from which I took the initial riff of "Metal Daze", many years ago (it was around the 90's), to compose the theme song of the radio show I kept on for a few years, on a small local radio, a song I have among other things put in my Top 5 of the tracks I would like to be played at my funeral. Long introduction.
Metal record (sorry if I repeat myself) monumental, which assumes, in this renewed, reshaped, re-played, enhanced, a dimension that renders justice to its greatness. Unforgettable tracks such as the already mentioned "Metal Daze", but also "Battle Hymn", "Fast Taker", "Manowar". For those who do not know, there is Sir Christopher Lee as a narrator on "Dark Avenger" (in the 1982 edition there was nothing more than Orson Welles!), and that phenomenon of Joey DeMaio plays, as always, Rossini's William Tell on his bass (in "William's Tale"). At the guitar Karl Logan, who replaced David Shankle (he replaced Ross the Boss in 1989) in 1994, and the original drummer Donnie Hamzik, who get back into the line-up in 2009.
Solo poche settimane fa, curiosando in rete, sono venuto a sapere di alcune cose sui Manowar, una band dall'iconografia discutibile, e dall'atteggiamento molto machista, ma che mi è piaciuta molto in passato e per la quale conservo una simpatia nostalgica. La prima è che hanno deciso di sciogliersi, non dopo un monumentale (è il caso di dirlo) tour mondiale. La seconda è che negli ultimi anni, anni nei quali li ho persi di vista, hanno ripubblicato un paio dei loro vecchi album, risuonandoli completamente. L'occasione è quindi ghiotta per parlarvi di questa nuova registrazione, che ha avuto luogo nel 2010, del loro album di debutto del 1982, Battle Hymns. Un disco dal quale presi il riff iniziale di Metal Daze, molti anni fa (si parla dei '90), per comporre la sigla del programma radiofonico che portai avanti per alcuni anni, su una piccola radio locale, canzone che ho tra l'altro messo nella Top 5 dei pezzi che vorrei suonati al mio funerale. Introduzione lunghissima.
Disco metal (scusate se mi ripeto) monumentale, che assume, in questa veste rinnovata, ritoccata, risuonata, potenziata, una dimensione che rende giustizia alla sua grandezza. Pezzi indimenticabili quali appunto la già citata Metal Daze, ma anche Battle Hymn, Fast Taker, Manowar. Per chi non lo sapesse, su Dark Avenger c'è Sir Christopher Lee come narratore (nell'edizione del 1982 c'era nientemeno che Orson Welles!), e quel fenomeno di Joey DeMaio suona, come sempre, il Guglielmo Tell di Rossini col basso (in William's Tale). Alla chitarra Karl Logan, subentrato a David Shankle (a sua volta subentrato a Ross the Boss nel 1989) nel 1994, e alla batteria l'originale Donnie Hamzik, rientrato in formazione nel 2009.
Just a few weeks ago, surfing the net, I came to know some of the things about the Manowar, a band from questionable iconography, and a very machist attitude, but that I enjoyed it in the past and for which I have nostalgic pleasantness. The first is that they have decided to disband themselves, not but after a monumental (is the case to say) world tour. The second is that in recent years, the years I have lost sight of them, they republished a couple of their old albums, re-playing it again completely. The occasion is therefore pleasing to talk about this new recording, which took place in 2010, of their debut album in 1982, "Battle Hymns". A record from which I took the initial riff of "Metal Daze", many years ago (it was around the 90's), to compose the theme song of the radio show I kept on for a few years, on a small local radio, a song I have among other things put in my Top 5 of the tracks I would like to be played at my funeral. Long introduction.
Metal record (sorry if I repeat myself) monumental, which assumes, in this renewed, reshaped, re-played, enhanced, a dimension that renders justice to its greatness. Unforgettable tracks such as the already mentioned "Metal Daze", but also "Battle Hymn", "Fast Taker", "Manowar". For those who do not know, there is Sir Christopher Lee as a narrator on "Dark Avenger" (in the 1982 edition there was nothing more than Orson Welles!), and that phenomenon of Joey DeMaio plays, as always, Rossini's William Tell on his bass (in "William's Tale"). At the guitar Karl Logan, who replaced David Shankle (he replaced Ross the Boss in 1989) in 1994, and the original drummer Donnie Hamzik, who get back into the line-up in 2009.
20171121
Espresso trans-europeo
Trans-Europe Express - Kraftwerk (1977)
Nel marzo del 1977 usciva Trans-Europe Express, sesto disco in studio della band tedesca Kraftwerk. Chi c'era a quei tempi se lo ricorda bene: il singolo omonimo fu un successo mondiale, e fece conoscere la band ovunque. Seppure il lavoro della band, che nasce come duo (Ralf Hutter, voce, synth, orchestron, synthanorma, elettronica, produttore, e Florian Schneider, voce, vocoder, votrax, synth, elettronica, produttore), sia stato costante dall'iniziale krautrock, questo è il disco, probabilmente insieme al successore The Man-Machine, che ha rappresentato il picco della loro produzione, e che può decisamente essere considerato come uno degli album più influenti del secolo scorso. Il sound distintivo dei Kraftwerk in questo disco ha influenzato il rock (si pensi ai Radiohead), la nascita dell'hip-hop (Africa Bambaata e la sua Planet Rock), il pop, il post-punk e la new wave (i Joy Division, per volere di Ian Curtis, facevano precedere il loro ingresso on stage da Trans-Europe Express; Siouxsie and the Banshees pubblicarono una cover di The Hall of Mirrors sul loro Through the Looking Glass del 1987). Q nel 1995 ha scritto che questo disco ha "cambiato la faccia della dance statunitense"; nel 2009, Chris Power su Drowned in Sound ha scritto che è un disco "immortale", e che si è giustamente guadagnato la fama di aver dato alla luce la moderna musica elettronica. Riporto queste cose perché le condivido. Per non farla troppo lunga, aggiungo che tutto il disco è valido, e che, ancora, il singolo che gli dà il titolo, cita Bowie e Iggy Pop, influenze della band e che li avevano incontrati dopo l'uscita del precedente Radio-Activity, ed è al tempo stesso un inno all'identità europea, composta anche per sfatare l'immagine che i Kraftwerk stessi pensavano avessero di loro i critici inglesi e statunitensi, associandoli alla Germania nazista.
Disco imprescindibile.
In March 1977, "Trans-Europe Express" was released, the sixth studio album of the German band Kraftwerk. Who was there in those times, remembers it well: the omonymous single was a worldwide success, and made the band known everywhere. Although the work of the band, which was born as a duo (Ralf Hutter, voice, synth, orchestron, synthanorma, electronics, producer, and Florian Schneider, voice, vocoder, votrax, synth, electronics, producer), was a constant progress from the initial krautrock, this is the record, probably along with the successor "The Man-Machine", which represented the peak of their production, and which can definitely be considered one of the most influential albums of the last century. The Kraftwerk's distinctive sound in this record influenced rock (think to Radiohead), the birth of hip-hop (Africa Bambaata and his "Planet Rock"), pop, post-punk and the new wave (Joy Division, by suggestion of Ian Curtis, made always their way onto the stage by played on the PA system "Trans-Europe Express", and Siouxsie and the Banshees released a rendition of "The Hall of Mirrors" on their 1987 "Through the Looking Glass". Q in 1995 wrote that this record has "changed the face of US dance music"; in 2009, Chris Power on Drowned in Sound wrote that this is an "immortal" record, and that it has fairly earned the fame to had given birth to modern electronic music. I wrote these things back because I share them. In order not to make it too long, I add that the entire record is valid, that the title track cites Bowie and Iggy Pop, influences of the band and that the band met after the release of the previous "Radio-Activity", and that is a sort of hymn to European identity; it was also wanted by the band because of the image that they thought that the British and American critics had of them, associating them with Nazi Germany.
Essential album.
Nel marzo del 1977 usciva Trans-Europe Express, sesto disco in studio della band tedesca Kraftwerk. Chi c'era a quei tempi se lo ricorda bene: il singolo omonimo fu un successo mondiale, e fece conoscere la band ovunque. Seppure il lavoro della band, che nasce come duo (Ralf Hutter, voce, synth, orchestron, synthanorma, elettronica, produttore, e Florian Schneider, voce, vocoder, votrax, synth, elettronica, produttore), sia stato costante dall'iniziale krautrock, questo è il disco, probabilmente insieme al successore The Man-Machine, che ha rappresentato il picco della loro produzione, e che può decisamente essere considerato come uno degli album più influenti del secolo scorso. Il sound distintivo dei Kraftwerk in questo disco ha influenzato il rock (si pensi ai Radiohead), la nascita dell'hip-hop (Africa Bambaata e la sua Planet Rock), il pop, il post-punk e la new wave (i Joy Division, per volere di Ian Curtis, facevano precedere il loro ingresso on stage da Trans-Europe Express; Siouxsie and the Banshees pubblicarono una cover di The Hall of Mirrors sul loro Through the Looking Glass del 1987). Q nel 1995 ha scritto che questo disco ha "cambiato la faccia della dance statunitense"; nel 2009, Chris Power su Drowned in Sound ha scritto che è un disco "immortale", e che si è giustamente guadagnato la fama di aver dato alla luce la moderna musica elettronica. Riporto queste cose perché le condivido. Per non farla troppo lunga, aggiungo che tutto il disco è valido, e che, ancora, il singolo che gli dà il titolo, cita Bowie e Iggy Pop, influenze della band e che li avevano incontrati dopo l'uscita del precedente Radio-Activity, ed è al tempo stesso un inno all'identità europea, composta anche per sfatare l'immagine che i Kraftwerk stessi pensavano avessero di loro i critici inglesi e statunitensi, associandoli alla Germania nazista.
Disco imprescindibile.
In March 1977, "Trans-Europe Express" was released, the sixth studio album of the German band Kraftwerk. Who was there in those times, remembers it well: the omonymous single was a worldwide success, and made the band known everywhere. Although the work of the band, which was born as a duo (Ralf Hutter, voice, synth, orchestron, synthanorma, electronics, producer, and Florian Schneider, voice, vocoder, votrax, synth, electronics, producer), was a constant progress from the initial krautrock, this is the record, probably along with the successor "The Man-Machine", which represented the peak of their production, and which can definitely be considered one of the most influential albums of the last century. The Kraftwerk's distinctive sound in this record influenced rock (think to Radiohead), the birth of hip-hop (Africa Bambaata and his "Planet Rock"), pop, post-punk and the new wave (Joy Division, by suggestion of Ian Curtis, made always their way onto the stage by played on the PA system "Trans-Europe Express", and Siouxsie and the Banshees released a rendition of "The Hall of Mirrors" on their 1987 "Through the Looking Glass". Q in 1995 wrote that this record has "changed the face of US dance music"; in 2009, Chris Power on Drowned in Sound wrote that this is an "immortal" record, and that it has fairly earned the fame to had given birth to modern electronic music. I wrote these things back because I share them. In order not to make it too long, I add that the entire record is valid, that the title track cites Bowie and Iggy Pop, influences of the band and that the band met after the release of the previous "Radio-Activity", and that is a sort of hymn to European identity; it was also wanted by the band because of the image that they thought that the British and American critics had of them, associating them with Nazi Germany.
Essential album.
20171120
Qualcosa succede
Algo sucede - Julieta Venegas (2015)
Sicuramente avrete ascoltato anche voi almeno una canzone di Julieta Venegas Percevault: Me voy ("Me ne vado"), canzone del 2006 contenuta nel suo quarto album Limón y sal, che fu pubblicata come singolo in Europa nel 2007, e divenne una sorta di tormentone. Julieta non è solo quella canzone: è una delle artiste musicali messicane più conosciute, e più rispettate. Billboard ha detto di lei: "Venegas ha mantenuto una delle carriere più coerenti ma sottovalutate sin dal suo debutto solista, Aquí, più di due decenni fa. Una pioniera la cui musica e immagine hanno rotto gli stereotipi di Latina, Venegas ha forgiato un percorso tra l'alternativa latina e la musica pop e ha sostenuto la punta di una forte ondata di artiste messicane".
Nata a Long Beach, California USA, da due fotografi messicani, cresciuta a Tijuana, polistrumentista e appassionatasi alla musica fin da bambina, ha fatto parte di alcune band prima di "mettersi in proprio", ed ha collaborato con molti musicisti latino americani (non ultimo l'argentino Gustavo Santaolalla, Oscar per la colonna sonora di Brokeback Mountain e compositore di moltissime altre soundtrack), influenzandone molti altri (Natalia Lafourcade la cita come "una delle sue influenze più pesanti"). La sua musica pare semplice, ma è fatta da un lavoro ampio, che mescola il pop e il rock più radiofonico, insieme a vari ritmi latini (anche la stessa Me voy è basata su un ritmo di Ranchera), ed ha un talento impressionante per la scrittura delle canzoni. Questo suo (per adesso) ultimo disco del 2015 ne è uno dei tanti esempi, ve ne renderete conto ascoltandolo.
Of course you must have heard at least one song by Julieta Venegas Percevault: "Me Voy" ("I'm Leaving"), a 2006 song contained in her fourth album "Limón y Sal", which was released as a single in Europe in 2007, and became a hit also in Italy. Julieta is not just that song: she is one of the most well known and most respected Mexican music artists. Billboard said about her: "Venegas has maintained one of the most consistent yet understated careers since her solo debut, "Aquí", more than two decades ago. A pioneer whose music and image have broken Latina stereotypes, Venegas has forged a path between Latin alternative and pop music,and supported the cresting of a strong wave of Mexican female artists."
Born in Long Beach, California USA, by two Mexican photographers, grew up in Tijuana, a poli-instrumentalist and passionate about music as a child, was a member of some bands before starting a solo carreer, and collaborated with many Latin American musicians (not the last Argentinian Gustavo Santaolalla, Oscar for the soundtrack of Brokeback Mountain and composer of many other soundtracks), influencing many others (Natalia Lafourcade cites it as "one of his heaviest influences"). Her music seems simple, but is made of a large work that mixes pop and radio-oriented rock, along with various Latin rhythms (even "Me Voy" is based on a Ranchera rhythm), and has an impressive talent for the songwriting. This (for now) last album of 2015 is one of many examples, you will realize it by listening to it.
Sicuramente avrete ascoltato anche voi almeno una canzone di Julieta Venegas Percevault: Me voy ("Me ne vado"), canzone del 2006 contenuta nel suo quarto album Limón y sal, che fu pubblicata come singolo in Europa nel 2007, e divenne una sorta di tormentone. Julieta non è solo quella canzone: è una delle artiste musicali messicane più conosciute, e più rispettate. Billboard ha detto di lei: "Venegas ha mantenuto una delle carriere più coerenti ma sottovalutate sin dal suo debutto solista, Aquí, più di due decenni fa. Una pioniera la cui musica e immagine hanno rotto gli stereotipi di Latina, Venegas ha forgiato un percorso tra l'alternativa latina e la musica pop e ha sostenuto la punta di una forte ondata di artiste messicane".
Nata a Long Beach, California USA, da due fotografi messicani, cresciuta a Tijuana, polistrumentista e appassionatasi alla musica fin da bambina, ha fatto parte di alcune band prima di "mettersi in proprio", ed ha collaborato con molti musicisti latino americani (non ultimo l'argentino Gustavo Santaolalla, Oscar per la colonna sonora di Brokeback Mountain e compositore di moltissime altre soundtrack), influenzandone molti altri (Natalia Lafourcade la cita come "una delle sue influenze più pesanti"). La sua musica pare semplice, ma è fatta da un lavoro ampio, che mescola il pop e il rock più radiofonico, insieme a vari ritmi latini (anche la stessa Me voy è basata su un ritmo di Ranchera), ed ha un talento impressionante per la scrittura delle canzoni. Questo suo (per adesso) ultimo disco del 2015 ne è uno dei tanti esempi, ve ne renderete conto ascoltandolo.
Of course you must have heard at least one song by Julieta Venegas Percevault: "Me Voy" ("I'm Leaving"), a 2006 song contained in her fourth album "Limón y Sal", which was released as a single in Europe in 2007, and became a hit also in Italy. Julieta is not just that song: she is one of the most well known and most respected Mexican music artists. Billboard said about her: "Venegas has maintained one of the most consistent yet understated careers since her solo debut, "Aquí", more than two decades ago. A pioneer whose music and image have broken Latina stereotypes, Venegas has forged a path between Latin alternative and pop music,and supported the cresting of a strong wave of Mexican female artists."
Born in Long Beach, California USA, by two Mexican photographers, grew up in Tijuana, a poli-instrumentalist and passionate about music as a child, was a member of some bands before starting a solo carreer, and collaborated with many Latin American musicians (not the last Argentinian Gustavo Santaolalla, Oscar for the soundtrack of Brokeback Mountain and composer of many other soundtracks), influencing many others (Natalia Lafourcade cites it as "one of his heaviest influences"). Her music seems simple, but is made of a large work that mixes pop and radio-oriented rock, along with various Latin rhythms (even "Me Voy" is based on a Ranchera rhythm), and has an impressive talent for the songwriting. This (for now) last album of 2015 is one of many examples, you will realize it by listening to it.
20171119
Soul
Anima - Francesca Belmonte (2015)
Londinese purosangue, ma con madre irlandese e padre napoletano, Francesca Belmonte una volta si faceva chiamare Franky Riley. La leggenda vuole che sia stata scelta da Tricky dopo un demo ed un provino, ed ha cominciato a collaborare con lui dal 2008. Questo è il suo disco di debutto, ed è prodotto dallo stesso Adrian Thaws aka Tricky, che ha messo lo zampino pure nella scrittura di buona parte delle tracce (11 su 15, per essere esatti). Curiosamente, due anni dopo lo stesso Tricky ha scelto una delle 4 tracce non da lui co-scritte, per reinterpretarla nel suo Ununiform (quindi Stole non è "sua", come vi avevo scritto erroneamente nella rece - ho corretto): ma questa è un'altra storia. E' piuttosto naturale che il suono e lo stile di Francesca sia pesantemente influenzato dal suo mentore, non credo sia il caso di fargliene una colpa. Il disco è più che apprezzabile, e auguro alla ragazza di spiccare presto il volo verso la totale emancipazione: la voce è deliziosa e ferma, le suggestioni soul/blues sono sottotraccia ma vive, sotto lo strato di trip hop elettronico, che naturalmente fa da filo conduttore del disco. Da tenere d'occhio.
Londoner born and raised, but with an Irish mother and Neapolitan father, Francesca Belmonte aka called Franky Riley (once). Legend has it that she has been chosen by Tricky after a demo and a rehearsal, and has started collaborating with him since 2008. This is her debut album, and is produced by Adrian Thaws aka Tricky himself, who has put his hands as well in writing a lot of the tracks (11 out of 15, to be exact). Curiously, two years later, Tricky chosen one of the four tracks not co-written by him, to reinterpret it in his "Ununiform" (so "Stole" is not "his", as I had wrongly written in its review): but this is another story. It is rather natural that Francesca's sound and style is heavily influenced by his mentor, and I do not think it is a good thing to blame her. The record is more than to be appreciate, and I wish the girl to soon fly to full emancipation: the voice is delicious and firm, the soul / blues suggestions are subtle but alive, under the layer of electronic trip hop, which of course does the album conductor wire. To keep an eye on.
Londinese purosangue, ma con madre irlandese e padre napoletano, Francesca Belmonte una volta si faceva chiamare Franky Riley. La leggenda vuole che sia stata scelta da Tricky dopo un demo ed un provino, ed ha cominciato a collaborare con lui dal 2008. Questo è il suo disco di debutto, ed è prodotto dallo stesso Adrian Thaws aka Tricky, che ha messo lo zampino pure nella scrittura di buona parte delle tracce (11 su 15, per essere esatti). Curiosamente, due anni dopo lo stesso Tricky ha scelto una delle 4 tracce non da lui co-scritte, per reinterpretarla nel suo Ununiform (quindi Stole non è "sua", come vi avevo scritto erroneamente nella rece - ho corretto): ma questa è un'altra storia. E' piuttosto naturale che il suono e lo stile di Francesca sia pesantemente influenzato dal suo mentore, non credo sia il caso di fargliene una colpa. Il disco è più che apprezzabile, e auguro alla ragazza di spiccare presto il volo verso la totale emancipazione: la voce è deliziosa e ferma, le suggestioni soul/blues sono sottotraccia ma vive, sotto lo strato di trip hop elettronico, che naturalmente fa da filo conduttore del disco. Da tenere d'occhio.
Londoner born and raised, but with an Irish mother and Neapolitan father, Francesca Belmonte aka called Franky Riley (once). Legend has it that she has been chosen by Tricky after a demo and a rehearsal, and has started collaborating with him since 2008. This is her debut album, and is produced by Adrian Thaws aka Tricky himself, who has put his hands as well in writing a lot of the tracks (11 out of 15, to be exact). Curiously, two years later, Tricky chosen one of the four tracks not co-written by him, to reinterpret it in his "Ununiform" (so "Stole" is not "his", as I had wrongly written in its review): but this is another story. It is rather natural that Francesca's sound and style is heavily influenced by his mentor, and I do not think it is a good thing to blame her. The record is more than to be appreciate, and I wish the girl to soon fly to full emancipation: the voice is delicious and firm, the soul / blues suggestions are subtle but alive, under the layer of electronic trip hop, which of course does the album conductor wire. To keep an eye on.
20171118
Comunicazione
Questo è un altro di quei pezzi che mi fa piangere ogni volta che lo ascolto.
For 27 years I've been trying
To believe and confide in
Different people I found
Some of them got closer than others
And some wouldn't even bother
And then you came around
I didn't really know what to call you
You didn't know me at all
But I was happy to explain
I never really knew how to move you
So I tried to intrude through
The little holes in your veins
And I saw you
But that's not an invitation!
That's all I get
If this is communication
I disconnect
I've seen you, I know you, but I don't know
How to connect
So I disconnect
You always seem to know where to find me
And I'm still here behind you
In the corner of your eye
I'll never really learn how to love you
But I know that I love you
Through the hole in the sky
Where I see you
And that's not an invitation!
That's all I get
If this is communication
I disconnect
I've seen you, I know you
But I don't know
How to connect
So I disconnect
Well, this is an invitation!
It's not a threat
If you want communication
That's what you get
I'm talking and talking
But I don't know
How to connect
And I hold
A record for being patient
With your kind of hesitation
I need you, you want me
But I don't know
How to connect
So I disconnect
I disconnect
20171117
Passato perso
Verloren Verleden - Anneke van Giersbergen and Árstíðir (2016)
Mi sono imbattuto in questo disco cercando qualcosa sugli islandesi Árstíðir, che da qui in poi chiamerò semplicemente "gli islandesi", senza offesa, visto che sembra che apriranno il concerto di Myrkur e dei Solstafir. Questo disco mi è parso curioso, e inizialmente non avevo capito che Anneke van Giersbergen era la ex cantante dei Gathering, adesso impegnata con la sua nuova band, i Vuur. Benissimo: gli islandesi (il nome significa "stagioni") sono attualmente un terzetto di musica classica e da camera, caratterizzato da interessanti armonie vocali, dato che tutti i membri, oltre a suonare (chitarra, chitarra baritona, piano), cantano. Anneke, olandese, musicista e soprattutto cantante, può cantare di tutto (e lo ha fatto: a parte i The Gathering, ha collaborato con Napalm Death, Asia, Ayreon, Globus, Within Temptation, Moonspell, Devin Townsed, Novembers Doom, The Human Experimente, Anathema, oltre a progetti personali quali The Gentle Storm e Agua de Annique). Ecco che ne esce questo disco senza tempo, dove il combo re-interpreta traditional o brani di classica. Delizioso.
I came across this record searching for something on the Icelanders Árstíðir, to whom, from now on, I will refer simply "Icelanders", no offense, since it seems that will open the concert of Myrkur and Solstafir. This record seemed to me curious, and at first I did not realize that Anneke van Giersbergen was the former singer of The Gathering, now busy with her new band, Vuur. Very well: the Icelanders (the name means "seasons") are currently a trio, and they play classical and chamber music, characterized by interesting vocal harmonies, since all the members, in addition to playing (guitar, baritone guitar, piano), they sing. Anneke, Dutch musician and especially singer, can sing every genre (and she did it: apart from The Gathering, she has worked with Napalm Death, Asia, Ayreon, Globus, Within Temptation, Moonspell, Devin Townsed, Novembers Doom, The Human Experiment, Anathema, as well as personal projects such as The Gentle Storm and Agua de Annique). The results, here comes, a timeless album, where the combo reinterprets traditional songs or classical tracks. Delicious.
Mi sono imbattuto in questo disco cercando qualcosa sugli islandesi Árstíðir, che da qui in poi chiamerò semplicemente "gli islandesi", senza offesa, visto che sembra che apriranno il concerto di Myrkur e dei Solstafir. Questo disco mi è parso curioso, e inizialmente non avevo capito che Anneke van Giersbergen era la ex cantante dei Gathering, adesso impegnata con la sua nuova band, i Vuur. Benissimo: gli islandesi (il nome significa "stagioni") sono attualmente un terzetto di musica classica e da camera, caratterizzato da interessanti armonie vocali, dato che tutti i membri, oltre a suonare (chitarra, chitarra baritona, piano), cantano. Anneke, olandese, musicista e soprattutto cantante, può cantare di tutto (e lo ha fatto: a parte i The Gathering, ha collaborato con Napalm Death, Asia, Ayreon, Globus, Within Temptation, Moonspell, Devin Townsed, Novembers Doom, The Human Experimente, Anathema, oltre a progetti personali quali The Gentle Storm e Agua de Annique). Ecco che ne esce questo disco senza tempo, dove il combo re-interpreta traditional o brani di classica. Delizioso.
I came across this record searching for something on the Icelanders Árstíðir, to whom, from now on, I will refer simply "Icelanders", no offense, since it seems that will open the concert of Myrkur and Solstafir. This record seemed to me curious, and at first I did not realize that Anneke van Giersbergen was the former singer of The Gathering, now busy with her new band, Vuur. Very well: the Icelanders (the name means "seasons") are currently a trio, and they play classical and chamber music, characterized by interesting vocal harmonies, since all the members, in addition to playing (guitar, baritone guitar, piano), they sing. Anneke, Dutch musician and especially singer, can sing every genre (and she did it: apart from The Gathering, she has worked with Napalm Death, Asia, Ayreon, Globus, Within Temptation, Moonspell, Devin Townsed, Novembers Doom, The Human Experiment, Anathema, as well as personal projects such as The Gentle Storm and Agua de Annique). The results, here comes, a timeless album, where the combo reinterprets traditional songs or classical tracks. Delicious.
20171116
Spirito del sole
Espiritu del sol - Amparo Sanchez (2014)
Vi ho parlato dei precedenti due dischi solisti di Amparo Mercedes Sánchez Pérez, Tucson/Habana del 2010 e Alma de cantaora del 2012, pubblicati dopo lo scioglimento degli Amparanoia, e mi pareva brutto non considerare il terzo, seppur uscito ormai tre anni fa. Eccoci qui, quindi, a parlare di Espíritu del sol, dove Amparo mette a frutto e fonde gli elementi affrontati nei dischi precedenti, varietà di ritmi latino-americani quali bolero, rumba, son, cuarteto, e quei classici suoni tex/mex, o se preferite arizonian, mutuati dagli amici Calexico. Raly Barrionuevo, rappresentante di spicco del nuovo folklore argentino (ma ci sono altri ospiti sul disco), collabora duettando con lei su De lluvia y barro (uno dei pezzi più belli del disco), Amparo omaggia l'ex compagno Manu Chao rifacendo Long Long Nite dei Mano Negra, e parla di se affrontando l'invecchiamento e il cambio del corpo in Hermosa. Questo terzo disco contiene probabilmente meno pezzi che arrivano dritti al cuore (rispetto ai primi due dischi), ma, appunto, tracciano probabilmente il sentiero per i prossimi, dove tutti gli elementi acquisiti nel corso di una già lunga carriera musicale, dovrebbero essere amalgamati per creare una mescola ancor più suggestiva.
I talked to you about the previous two solo albums by Amparo Mercedes Sánchez Pérez, 2010 "Tucson / Habana" and "Alma de Cantaora" of 2012, published after the Amparanoia dissolution, and it seemed to me ugly not to consider the third, albeit released three years ago. So here we are talking about "Espíritu del sol", where Amparo blends and mix the elements faced in the previous records, varieties of Latin-American rhythms such as bolero, rumba, son, cuarteto, and those classic tex / mex sounds, or if you prefer arizonian, borrowed from friends Calexico. Raly Barrionuevo, a prominent representative of the new Argentine folklore (but there are many other guests), collaborates with her on "De lluvia y barro" (one of the most beautiful tracks of the album), Amparo homages her ex-companion Manu Chao, re-interpreting "Long Long Nite" of Mano Negra, and talks about her addressing aging and body change in "Hermosa". This third disc probably contains fewer tracks that goes straight to the heart (compared to the first two discs), but they probably map the path to the future, where all the elements acquired during an already long musical career should be blended into create an even more suggestive mix.
Vi ho parlato dei precedenti due dischi solisti di Amparo Mercedes Sánchez Pérez, Tucson/Habana del 2010 e Alma de cantaora del 2012, pubblicati dopo lo scioglimento degli Amparanoia, e mi pareva brutto non considerare il terzo, seppur uscito ormai tre anni fa. Eccoci qui, quindi, a parlare di Espíritu del sol, dove Amparo mette a frutto e fonde gli elementi affrontati nei dischi precedenti, varietà di ritmi latino-americani quali bolero, rumba, son, cuarteto, e quei classici suoni tex/mex, o se preferite arizonian, mutuati dagli amici Calexico. Raly Barrionuevo, rappresentante di spicco del nuovo folklore argentino (ma ci sono altri ospiti sul disco), collabora duettando con lei su De lluvia y barro (uno dei pezzi più belli del disco), Amparo omaggia l'ex compagno Manu Chao rifacendo Long Long Nite dei Mano Negra, e parla di se affrontando l'invecchiamento e il cambio del corpo in Hermosa. Questo terzo disco contiene probabilmente meno pezzi che arrivano dritti al cuore (rispetto ai primi due dischi), ma, appunto, tracciano probabilmente il sentiero per i prossimi, dove tutti gli elementi acquisiti nel corso di una già lunga carriera musicale, dovrebbero essere amalgamati per creare una mescola ancor più suggestiva.
I talked to you about the previous two solo albums by Amparo Mercedes Sánchez Pérez, 2010 "Tucson / Habana" and "Alma de Cantaora" of 2012, published after the Amparanoia dissolution, and it seemed to me ugly not to consider the third, albeit released three years ago. So here we are talking about "Espíritu del sol", where Amparo blends and mix the elements faced in the previous records, varieties of Latin-American rhythms such as bolero, rumba, son, cuarteto, and those classic tex / mex sounds, or if you prefer arizonian, borrowed from friends Calexico. Raly Barrionuevo, a prominent representative of the new Argentine folklore (but there are many other guests), collaborates with her on "De lluvia y barro" (one of the most beautiful tracks of the album), Amparo homages her ex-companion Manu Chao, re-interpreting "Long Long Nite" of Mano Negra, and talks about her addressing aging and body change in "Hermosa". This third disc probably contains fewer tracks that goes straight to the heart (compared to the first two discs), but they probably map the path to the future, where all the elements acquired during an already long musical career should be blended into create an even more suggestive mix.
20171115
Messa 6
Mass VI - Amenra (2017)
E' la prima volta che vi parlo di questa band belga, ma non sono per niente dei novellini, anzi. La band si forma a Kortrijk nelle fiandre, nel 1999, tramite Colin H. van Eeckhout, voce, e Mathieu Vandekerckhove, chitarra, militanti nella band hardcore punk Spineless; i due sentivano il bisogno di creare musica maggiormente spirituale ("heart and soul"). La band pubblica il primo disco nel 2003, e lo intitola Mass I: sarà il primo di sei Mass, alternati a diversi split e un paio di EP. Nel 2005 fondano la Church of Ra, collettivo artistico non solo di musicisti (ne fanno parte gli Oathbreaker e the Black Heart Rebellion). Nel 2012 con Mass V si uniscono alla Neurot, etichetta dei Neurosis, band alla quale si ispirano da sempre. Il loro stile mescola sludge, hardcore punk, doom, black metal, gothic folk, post rock, tentando, e riuscendo, a creare un loro inconfondibile stile. Il cantante Colin in una recente intervista ha detto: "Fin dall'inizio, la nostra intenzione con gli album Mass era di inventare una piattaforma per la riflessione, creare una base per l'introspezione; quel momento in cui sei in ginocchio e fai domande che non hanno risposte". La musica degli Amenra, a mio modesto parere, raggiunge l'obiettivo, alternando momenti di violenza e dolore, ad altri decisamente eterei e sognanti. Anche l'uso della lingua non è casuale: cantano in inglese, olandese e francese (Kortijk è nelle fiandre, ma a soli 9 chilometri dal confine con la Francia), e spesso, tali lingue si adattano ai diversi "momenti". Mass VI è un disco epico e monumentale, se non vi spaventano i generi sopra citati non rimarrete delusi.
This is the first time I talk about this Belgian band, but they aren't newbie at all. The band formed Kortrijk in the Flanders in 1999 by Colin H. van Eeckhout, voice, and Mathieu Vandekerckhove, guitarist, militants in the hardcore punk band Spineless; the two felt the need to create more spiritual music ("heart and soul"). The band will release the first album in 2003 and call it "Mass I": it will be the first of six, alternating with several split discs and a couple of EPs. In 2005 they founded the Church of Ra, an artistic collective not only of musicians (including Oathbreaker and Black Heart Rebellion). In 2012, with "Mass V", they join Neurot, the Neurosis' label, a band from which they have always been inspired. Their style mixes sludge, hardcore punk, doom, black metal, gothic folk, post rock, trying and succeeding in creating their unmistakable style. Colin, in a recent interview, said: "From the beginning, our intention with the Mass albums was to devise a platform for self-reflection, to set a base for introspection; that moment when you’re on your knees and you ask questions that don’t have answers". Amenra's music, in my humble opinion, reaches the goal, alternating moments of violence and pain, with other decidedly ethereal and dreamy ones. Even language use is not random: they sing in English, Dutch and French (Kortijk is in the Flanders, but only 9 kilometers from the border with France), and often these languages are adapted to the different "moments". "Mass VI" is an epic and monumental record, if you are not scare from the above mentioned genres, you will not be disappointed.
E' la prima volta che vi parlo di questa band belga, ma non sono per niente dei novellini, anzi. La band si forma a Kortrijk nelle fiandre, nel 1999, tramite Colin H. van Eeckhout, voce, e Mathieu Vandekerckhove, chitarra, militanti nella band hardcore punk Spineless; i due sentivano il bisogno di creare musica maggiormente spirituale ("heart and soul"). La band pubblica il primo disco nel 2003, e lo intitola Mass I: sarà il primo di sei Mass, alternati a diversi split e un paio di EP. Nel 2005 fondano la Church of Ra, collettivo artistico non solo di musicisti (ne fanno parte gli Oathbreaker e the Black Heart Rebellion). Nel 2012 con Mass V si uniscono alla Neurot, etichetta dei Neurosis, band alla quale si ispirano da sempre. Il loro stile mescola sludge, hardcore punk, doom, black metal, gothic folk, post rock, tentando, e riuscendo, a creare un loro inconfondibile stile. Il cantante Colin in una recente intervista ha detto: "Fin dall'inizio, la nostra intenzione con gli album Mass era di inventare una piattaforma per la riflessione, creare una base per l'introspezione; quel momento in cui sei in ginocchio e fai domande che non hanno risposte". La musica degli Amenra, a mio modesto parere, raggiunge l'obiettivo, alternando momenti di violenza e dolore, ad altri decisamente eterei e sognanti. Anche l'uso della lingua non è casuale: cantano in inglese, olandese e francese (Kortijk è nelle fiandre, ma a soli 9 chilometri dal confine con la Francia), e spesso, tali lingue si adattano ai diversi "momenti". Mass VI è un disco epico e monumentale, se non vi spaventano i generi sopra citati non rimarrete delusi.
This is the first time I talk about this Belgian band, but they aren't newbie at all. The band formed Kortrijk in the Flanders in 1999 by Colin H. van Eeckhout, voice, and Mathieu Vandekerckhove, guitarist, militants in the hardcore punk band Spineless; the two felt the need to create more spiritual music ("heart and soul"). The band will release the first album in 2003 and call it "Mass I": it will be the first of six, alternating with several split discs and a couple of EPs. In 2005 they founded the Church of Ra, an artistic collective not only of musicians (including Oathbreaker and Black Heart Rebellion). In 2012, with "Mass V", they join Neurot, the Neurosis' label, a band from which they have always been inspired. Their style mixes sludge, hardcore punk, doom, black metal, gothic folk, post rock, trying and succeeding in creating their unmistakable style. Colin, in a recent interview, said: "From the beginning, our intention with the Mass albums was to devise a platform for self-reflection, to set a base for introspection; that moment when you’re on your knees and you ask questions that don’t have answers". Amenra's music, in my humble opinion, reaches the goal, alternating moments of violence and pain, with other decidedly ethereal and dreamy ones. Even language use is not random: they sing in English, Dutch and French (Kortijk is in the Flanders, but only 9 kilometers from the border with France), and often these languages are adapted to the different "moments". "Mass VI" is an epic and monumental record, if you are not scare from the above mentioned genres, you will not be disappointed.
20171114
Ritorno in nero
Back in Black - AC/DC (1980)
Sorprendentemente anche per me, sembra, usando la ricerca del blog, che non abbia mai scritto una vera e propria recensione di Back in Black. E allora, facciamolo.
Non userò scorciatoie come quelle degli aneddoti, che, immagino, esistano a bizzeffe su questo disco: dirò solo che è il successore del già eccezionale Higway to Hell del 1979, nonché il primo disco degli australiani dopo la morte tragica del cantante Bon Scott, affogato nel proprio vomito nella notte del 19 febbraio 1980, dentro una Renault 5, presso un sobborgo di Londra, dopo una notte di heavy drinking.
Ora: Back in Black è probabilmente uno dei dischi rock più belli degli ultimi 40 anni, importante, inarrivabile, indimenticabile, imprescindibile. E' fatto di musica semplice, ma perfetta. Ogni canzone, ogni passaggio, ogni strofa, ogni ritornello, ogni solo di chitarra, ogni linea vocale, è, appunto, semplicemente perfetta. Basso e batteria al servizio delle canzoni, chitarra rimica che disegna e la solista che cesella, la voce del nuovo arrivato Brian Johnson, prelevato dai Geordie, che si incastra alla perfezione.
Dieci canzoni, una più bella dell'altra. Hells Bells, che richiama la morte già citata, un mid-tempo micidiale, l'indiavolata Shoot to Thrill, la ritmata What Do You Do for Money Honey, la zeppeliniana Given the Dog a Bone; la title-track Back in Black, con un riff iniziale che probabilmente rimarrà negli annali come il riff di chitarra più conosciuto nella storia della musica, un altro mid-tempo da manuale (e quasi ballabile) con You Shook Me All Night Long, un semi-capolavoro hard blues quale Have a Drink on Me, il boogie di Shake a Leg, e il super blues quasi intimista di Rock and Roll Ain't Noise Pollution, con un titolo che è quasi un manifesto. Ho tralasciato, perché dulcis in fundo, o anche last but not least, una mia fissa: Let Me Put My Love into You, una sorta di ballata rock blues dal testo allusivo, che per me rimane probabilmente la canzone più bella mai scritta dalla band. Per l'appunto, il livello di songwriting di questo disco è il più alto da loro mai raggiunto. Disco epocale.
Surprisingly also for me, it seems, using the blog research, that I had never written a real review of "Back in Black". So let's do it.
I will not use shortcuts like those of the anecdotes that I imagine are a lot, on this record: I will only say that it is the successor to the already outstanding "Higway to Hell" of 1979, as well as the first record, of the Australian band, after the tragic death of singer Bon Scott, drowned in his own vomit on the night of 19 February 1980, in a Renault 5, at a suburb of London, after a night of heavy drinking.
Now: "Back in Black" is probably one of the most beautiful rock records of the last 40 years, important, unreachable, unforgettable, indispensable. It's made of simple, but perfect music. Each song, each passage, every verse, every chorus, every guitar solo, every vocal line is just perfect. Bass and drums at the service of the songs, rhythm guitar rocking that paints, and the solo one that chisel, the voice of the newcomer Brian Johnson, taken from the band Geordie, that fits perfectly.
Ten songs, one more beautiful than the other. "Hells Bells", which recalls the already mentioned death, a lethal mid-tempo, the speedy "Shoot to Thrill", the upbeat "What Do You Do for Money Honey", the zeppelin-ish "Given the Dog a Bone"; the title-track "Back in Black", with an initial riff that will probably remain as the most popular guitar riff in music history, another master mid-tempo (and almost danceable) with "You Shook Me All Night Long", the hard-blues semi-masterpiece "Have a Drink on Me", the boogie of "Shake a Leg", and the super blues, almost intimate, of "Rock and Roll Ain't Noise Pollution", with a title that is almost a manifesto. I missed it, because "dulcis in fundo", or last but not least, my favourite one: "Let Me Put My Love into You", a kind of blues ballad with the allusive lyrics, which for me probably remains the most beautiful song ever written by the band . By the way, the level of songwriting of this record is the highest they have ever achieved. Monumental album.
Sorprendentemente anche per me, sembra, usando la ricerca del blog, che non abbia mai scritto una vera e propria recensione di Back in Black. E allora, facciamolo.
Non userò scorciatoie come quelle degli aneddoti, che, immagino, esistano a bizzeffe su questo disco: dirò solo che è il successore del già eccezionale Higway to Hell del 1979, nonché il primo disco degli australiani dopo la morte tragica del cantante Bon Scott, affogato nel proprio vomito nella notte del 19 febbraio 1980, dentro una Renault 5, presso un sobborgo di Londra, dopo una notte di heavy drinking.
Ora: Back in Black è probabilmente uno dei dischi rock più belli degli ultimi 40 anni, importante, inarrivabile, indimenticabile, imprescindibile. E' fatto di musica semplice, ma perfetta. Ogni canzone, ogni passaggio, ogni strofa, ogni ritornello, ogni solo di chitarra, ogni linea vocale, è, appunto, semplicemente perfetta. Basso e batteria al servizio delle canzoni, chitarra rimica che disegna e la solista che cesella, la voce del nuovo arrivato Brian Johnson, prelevato dai Geordie, che si incastra alla perfezione.
Dieci canzoni, una più bella dell'altra. Hells Bells, che richiama la morte già citata, un mid-tempo micidiale, l'indiavolata Shoot to Thrill, la ritmata What Do You Do for Money Honey, la zeppeliniana Given the Dog a Bone; la title-track Back in Black, con un riff iniziale che probabilmente rimarrà negli annali come il riff di chitarra più conosciuto nella storia della musica, un altro mid-tempo da manuale (e quasi ballabile) con You Shook Me All Night Long, un semi-capolavoro hard blues quale Have a Drink on Me, il boogie di Shake a Leg, e il super blues quasi intimista di Rock and Roll Ain't Noise Pollution, con un titolo che è quasi un manifesto. Ho tralasciato, perché dulcis in fundo, o anche last but not least, una mia fissa: Let Me Put My Love into You, una sorta di ballata rock blues dal testo allusivo, che per me rimane probabilmente la canzone più bella mai scritta dalla band. Per l'appunto, il livello di songwriting di questo disco è il più alto da loro mai raggiunto. Disco epocale.
Surprisingly also for me, it seems, using the blog research, that I had never written a real review of "Back in Black". So let's do it.
I will not use shortcuts like those of the anecdotes that I imagine are a lot, on this record: I will only say that it is the successor to the already outstanding "Higway to Hell" of 1979, as well as the first record, of the Australian band, after the tragic death of singer Bon Scott, drowned in his own vomit on the night of 19 February 1980, in a Renault 5, at a suburb of London, after a night of heavy drinking.
Now: "Back in Black" is probably one of the most beautiful rock records of the last 40 years, important, unreachable, unforgettable, indispensable. It's made of simple, but perfect music. Each song, each passage, every verse, every chorus, every guitar solo, every vocal line is just perfect. Bass and drums at the service of the songs, rhythm guitar rocking that paints, and the solo one that chisel, the voice of the newcomer Brian Johnson, taken from the band Geordie, that fits perfectly.
Ten songs, one more beautiful than the other. "Hells Bells", which recalls the already mentioned death, a lethal mid-tempo, the speedy "Shoot to Thrill", the upbeat "What Do You Do for Money Honey", the zeppelin-ish "Given the Dog a Bone"; the title-track "Back in Black", with an initial riff that will probably remain as the most popular guitar riff in music history, another master mid-tempo (and almost danceable) with "You Shook Me All Night Long", the hard-blues semi-masterpiece "Have a Drink on Me", the boogie of "Shake a Leg", and the super blues, almost intimate, of "Rock and Roll Ain't Noise Pollution", with a title that is almost a manifesto. I missed it, because "dulcis in fundo", or last but not least, my favourite one: "Let Me Put My Love into You", a kind of blues ballad with the allusive lyrics, which for me probably remains the most beautiful song ever written by the band . By the way, the level of songwriting of this record is the highest they have ever achieved. Monumental album.
20171113
Il cielo capovolto
Heaven Upside Down - Marilyn Manson (2017)
Ed eccoci al decimo disco in studio di Brian Warner aka Marilyn Manson. Nonostante un disaccordo non di poco conto (Warner minacciò Bates con un taglierino durante un concerto nel 2015), continua la collaborazione con il polistrumentista, e compositore di colonne sonore Tyler Bates, musicista che in pratica su questo disco ha suonato tutti gli strumenti (a parte la batteria, ancora in carica a Gil Sharone, e la voce, naturalmente del Reverendo), e che, c'è da dirlo, sta infondendo nuova linfa a questi ultimi anni della band. Sappiamo inoltre che recentemente, Warner ha "lasciato andare" il bassista Twiggy Ramirez, recentemente accusato di stupro (nei confronti della sua ex fidanzata Jessicka Addams, cantante delle Jack Off Jill), sostituito in tour da Juan Alderete (Racer X, Mars Volta). Il disco, musicalmente si presenta compatto e omogeneo, proseguendo lungo lo stile che caratterizza da anni il suono dei MM, con inserti sempre più massicci di elettronica, industrial, qualche sorpresa come in Kill4Me (chitarre vagamente low-fi), canzoni lineari e meno tambureggianti, un pezzo "dilatato" come Saturnalia, e, in generale, un disco ben scritto e arrangiato come si deve. Testi cattivi e allusivi, come ci si aspetta. Pezzo preferito: Blood Honey.
And here we are at the tenth studio album of Brian Warner aka Marilyn Manson. Despite a brief disagreement (Warner threatened Bates with a box-cutter knife during a concert in 2015), he continued collaborating with the multi-instrumentalist and soundtrack composer Tyler Bates, a musician who practically played all the instruments on this record, less the drums, still in charge of Gil Sharone, and the voice, naturally of the Reverend), and that, this has to be said, he's infusing new lymph in the last years of the band. We also know that Warner recently "let go" bass player Twiggy Ramirez, recently accused of rape (against his former girlfriend Jessicka Addams, singer of Jack Off Jill), replaced on tour by Juan Alderete (Racer X, Mars Volta) . The album is musically compact and homogeneous, continuing along the style of MM for years, with massive electronic, industrial inserts, some surprises like on "Kill4Me" (vaguely low-fi guitars), linear songs and less tribal-drumming, a "dilated" track like "Saturnalia", and, in general, a well-written album, with as it should be arrangments. Fierce and allusive texts, as expected. Favorite track: "Blood Honey".
Ed eccoci al decimo disco in studio di Brian Warner aka Marilyn Manson. Nonostante un disaccordo non di poco conto (Warner minacciò Bates con un taglierino durante un concerto nel 2015), continua la collaborazione con il polistrumentista, e compositore di colonne sonore Tyler Bates, musicista che in pratica su questo disco ha suonato tutti gli strumenti (a parte la batteria, ancora in carica a Gil Sharone, e la voce, naturalmente del Reverendo), e che, c'è da dirlo, sta infondendo nuova linfa a questi ultimi anni della band. Sappiamo inoltre che recentemente, Warner ha "lasciato andare" il bassista Twiggy Ramirez, recentemente accusato di stupro (nei confronti della sua ex fidanzata Jessicka Addams, cantante delle Jack Off Jill), sostituito in tour da Juan Alderete (Racer X, Mars Volta). Il disco, musicalmente si presenta compatto e omogeneo, proseguendo lungo lo stile che caratterizza da anni il suono dei MM, con inserti sempre più massicci di elettronica, industrial, qualche sorpresa come in Kill4Me (chitarre vagamente low-fi), canzoni lineari e meno tambureggianti, un pezzo "dilatato" come Saturnalia, e, in generale, un disco ben scritto e arrangiato come si deve. Testi cattivi e allusivi, come ci si aspetta. Pezzo preferito: Blood Honey.
And here we are at the tenth studio album of Brian Warner aka Marilyn Manson. Despite a brief disagreement (Warner threatened Bates with a box-cutter knife during a concert in 2015), he continued collaborating with the multi-instrumentalist and soundtrack composer Tyler Bates, a musician who practically played all the instruments on this record, less the drums, still in charge of Gil Sharone, and the voice, naturally of the Reverend), and that, this has to be said, he's infusing new lymph in the last years of the band. We also know that Warner recently "let go" bass player Twiggy Ramirez, recently accused of rape (against his former girlfriend Jessicka Addams, singer of Jack Off Jill), replaced on tour by Juan Alderete (Racer X, Mars Volta) . The album is musically compact and homogeneous, continuing along the style of MM for years, with massive electronic, industrial inserts, some surprises like on "Kill4Me" (vaguely low-fi guitars), linear songs and less tribal-drumming, a "dilated" track like "Saturnalia", and, in general, a well-written album, with as it should be arrangments. Fierce and allusive texts, as expected. Favorite track: "Blood Honey".
20171112
Spegni le luci
Turn Out The Lights - Julien Baker (2017)
Qualche dato, per conoscenza. 22 anni, Julien Rose Baker è nata nel 1995 a Memphis, Tennessee, e cresciuta nella piccolissima cittadina di Bluff City, Tennessee. Impara a suonare la chitarra con quella del padre, nel 2010 fonda i The Star Killers, poi rinominati come Forrister. Frequenta l'università con indirizzo Letteratura Inglese, ma la lascia per andare in tour. Nel 2014 pubblica un EP su bandcamp, l'EP diventa il disco di debutto Sprained Ankle l'anno successivo. Supporta dal vivo Deat Cab for Cutie, Conor Oberst, Paramore, The Decemberists, Belle & Sebastian. Si dichiara gay e cristiana.
Il 27 ottobre del 2017 esce questo Turn Out the Lights. Lo mettete su, e già con il pezzo di apertura Over, 1 minuto e 28 secondi, avrete la pelle d'oca a meno che non siate dei robot (e non è detto). Nonostante nella sua band precedente prediligesse atmosfere più dure, da solista, con chitarra e pianoforte che accompagnano la sua voce a dir poco meravigliosa, si adatta in maniera strepitosa ad atmosfere intimiste, parla delle sue paure, dei suoi traumi, delle domande che si pongono tutti, e ti trascina in una bolla incantata di dolcezza e dolore. Si rivolge a Dio, racconta i suoi sensi di colpa, e ti affascina. Bellissimo disco.
"You can’t even imagine how badly it hurts just to think sometimes.” (da Shadowboxing)
Some data, for knowledge. 22, Julien Rose Baker was born in 1995 in Memphis, Tennessee, and grew up in the tiny town of Bluff City, Tennessee. Learn how to play guitar with his father's guitar, in 2010 she founded The Star Killers, then renamed as Forrister. She attends the University with English Literature, but leaves it to go on tour. In 2014 publishes an EP on bandcamp, the EP becomes "Sprained Ankle", her debut album the following year. She supported live Deat Cab for Cutie, Conor Oberst, Paramore, The Decemberists, Belle & Sebastian. She identifies herself as gay and Christian.
On October 27, 2017, this "Turn Out the Lights" came out. Put it on, and already with "Over", the 1 minute and 28 seconds opening, you'll have goosebumps unless you're a robot (and it's not said). Although in her previous band she preferred tougher atmospheres, as a soloist, guitars and pianos accompanying her remarkably wonderful voice, she fits perfectly to intimate atmospheres, speaks of her fears, her traumas, she pose questions that everyone arise, and drags you into an enchanted bubble of sweetness and pain. She turns to God, tells her guilty feelings, and fascinates you. Amazing record.
"You can not even imagine how badly it hurts just to think sometimes" (From "Shadowboxing")
Qualche dato, per conoscenza. 22 anni, Julien Rose Baker è nata nel 1995 a Memphis, Tennessee, e cresciuta nella piccolissima cittadina di Bluff City, Tennessee. Impara a suonare la chitarra con quella del padre, nel 2010 fonda i The Star Killers, poi rinominati come Forrister. Frequenta l'università con indirizzo Letteratura Inglese, ma la lascia per andare in tour. Nel 2014 pubblica un EP su bandcamp, l'EP diventa il disco di debutto Sprained Ankle l'anno successivo. Supporta dal vivo Deat Cab for Cutie, Conor Oberst, Paramore, The Decemberists, Belle & Sebastian. Si dichiara gay e cristiana.
Il 27 ottobre del 2017 esce questo Turn Out the Lights. Lo mettete su, e già con il pezzo di apertura Over, 1 minuto e 28 secondi, avrete la pelle d'oca a meno che non siate dei robot (e non è detto). Nonostante nella sua band precedente prediligesse atmosfere più dure, da solista, con chitarra e pianoforte che accompagnano la sua voce a dir poco meravigliosa, si adatta in maniera strepitosa ad atmosfere intimiste, parla delle sue paure, dei suoi traumi, delle domande che si pongono tutti, e ti trascina in una bolla incantata di dolcezza e dolore. Si rivolge a Dio, racconta i suoi sensi di colpa, e ti affascina. Bellissimo disco.
"You can’t even imagine how badly it hurts just to think sometimes.” (da Shadowboxing)
Some data, for knowledge. 22, Julien Rose Baker was born in 1995 in Memphis, Tennessee, and grew up in the tiny town of Bluff City, Tennessee. Learn how to play guitar with his father's guitar, in 2010 she founded The Star Killers, then renamed as Forrister. She attends the University with English Literature, but leaves it to go on tour. In 2014 publishes an EP on bandcamp, the EP becomes "Sprained Ankle", her debut album the following year. She supported live Deat Cab for Cutie, Conor Oberst, Paramore, The Decemberists, Belle & Sebastian. She identifies herself as gay and Christian.
On October 27, 2017, this "Turn Out the Lights" came out. Put it on, and already with "Over", the 1 minute and 28 seconds opening, you'll have goosebumps unless you're a robot (and it's not said). Although in her previous band she preferred tougher atmospheres, as a soloist, guitars and pianos accompanying her remarkably wonderful voice, she fits perfectly to intimate atmospheres, speaks of her fears, her traumas, she pose questions that everyone arise, and drags you into an enchanted bubble of sweetness and pain. She turns to God, tells her guilty feelings, and fascinates you. Amazing record.
"You can not even imagine how badly it hurts just to think sometimes" (From "Shadowboxing")
20171111
20171110
Tre futuri
Three Futures - Torres (2017)
Mackenzie Scott, in arte Torres (o TORRES), nata nel 1991 ad Orlando, Florida, adottata alla nascita, cresciuta dall'età di 3 anni a Macon, Georgia, luogo che considera come casa. Si appassiona alla musica e ai musical da giovane, nonostante sia cresciuta in una casa dove non si ascoltava musica, e si sposta a Nashville, Tennessee, per studiare. Si laurea in Scrittura musicale, e in Letteratura Inglese. Nel 2012 comincia a registrare la propria musica. Nel 2013 esce il suo debutto TORRES, nel 2015 il secondo Sprinter. Va in tour con Lady Lamb, Okkervil River, Sharon Van Etten (è apparsa anche sul bellissimo Are We There?), Garbage, Brandi Carlile, Tegan and Sara. Nel settembre di questo anno è uscito il suo terzo disco, Three Futures, prodotto da Rob Ellis, che aveva prodotto anche l'album precedente.
Le canzoni di Torres sono affreschi poetici, riflessioni a volte molto dure sull'essere donna, calate su un tappeto musicale che mescola Kraftwerk e Can ad Americana e cantautorato femminile alternativo, il tutto inteso nel senso ampio delle definizioni, Sylvia Plath, PJ Harvey e i Fleetwood Mac. C'è un che di teatrale che pervade il tutto: le canzoni, seppur complicate, ti avvinghiano.
Sicuramente, non è un disco da ascoltare per rilassarsi alla guida, o per passare un pomeriggio tranquillo al sole. Ma c'è del buono.
Mackenzie Scott, stage name Torres (or TORRES), born in 1991 in Orlando, Florida, adopted at birth, grew up from age 3 in Macon, Georgia, a place she considers home. She is passionate about music since she were young, despite growing up in a house where no music is listening, and she is moving to Nashville, Tennessee, to study. She graduate in Music Writing, and in English Literature. In 2012 she starts recording her own music. In 2013 she release her debut TORRES, in 2015 her second "Sprinter". She goes on tour with Lady Lamb, Okkervil River, Sharon Van Etten (she has also appeared on the beautiful "Are We There?"), Garbage, Brandi Carlile, Tegan and Sara. In September of this year, she released her third album, "Three Futures", produced by Rob Ellis, who also produced the previous album.
Torres's songs are poetic frescoes, sometimes very hard-thinking reflections on the woman condition, down on a musical rug that blends Kraftwerk and Can to Americana and alternative female singer, all in the broad sense of the definitions, Sylvia Plath, PJ Harvey and Fleetwood Mac. There's a theatrical feeling that pervades everything: the songs, though complicated, envelop you.
Surely, it is not a disc to listen to to relax while driving, or to spend a quiet afternoon in the sun. But there is good things in it.
Mackenzie Scott, in arte Torres (o TORRES), nata nel 1991 ad Orlando, Florida, adottata alla nascita, cresciuta dall'età di 3 anni a Macon, Georgia, luogo che considera come casa. Si appassiona alla musica e ai musical da giovane, nonostante sia cresciuta in una casa dove non si ascoltava musica, e si sposta a Nashville, Tennessee, per studiare. Si laurea in Scrittura musicale, e in Letteratura Inglese. Nel 2012 comincia a registrare la propria musica. Nel 2013 esce il suo debutto TORRES, nel 2015 il secondo Sprinter. Va in tour con Lady Lamb, Okkervil River, Sharon Van Etten (è apparsa anche sul bellissimo Are We There?), Garbage, Brandi Carlile, Tegan and Sara. Nel settembre di questo anno è uscito il suo terzo disco, Three Futures, prodotto da Rob Ellis, che aveva prodotto anche l'album precedente.
Le canzoni di Torres sono affreschi poetici, riflessioni a volte molto dure sull'essere donna, calate su un tappeto musicale che mescola Kraftwerk e Can ad Americana e cantautorato femminile alternativo, il tutto inteso nel senso ampio delle definizioni, Sylvia Plath, PJ Harvey e i Fleetwood Mac. C'è un che di teatrale che pervade il tutto: le canzoni, seppur complicate, ti avvinghiano.
Sicuramente, non è un disco da ascoltare per rilassarsi alla guida, o per passare un pomeriggio tranquillo al sole. Ma c'è del buono.
Mackenzie Scott, stage name Torres (or TORRES), born in 1991 in Orlando, Florida, adopted at birth, grew up from age 3 in Macon, Georgia, a place she considers home. She is passionate about music since she were young, despite growing up in a house where no music is listening, and she is moving to Nashville, Tennessee, to study. She graduate in Music Writing, and in English Literature. In 2012 she starts recording her own music. In 2013 she release her debut TORRES, in 2015 her second "Sprinter". She goes on tour with Lady Lamb, Okkervil River, Sharon Van Etten (she has also appeared on the beautiful "Are We There?"), Garbage, Brandi Carlile, Tegan and Sara. In September of this year, she released her third album, "Three Futures", produced by Rob Ellis, who also produced the previous album.
Torres's songs are poetic frescoes, sometimes very hard-thinking reflections on the woman condition, down on a musical rug that blends Kraftwerk and Can to Americana and alternative female singer, all in the broad sense of the definitions, Sylvia Plath, PJ Harvey and Fleetwood Mac. There's a theatrical feeling that pervades everything: the songs, though complicated, envelop you.
Surely, it is not a disc to listen to to relax while driving, or to spend a quiet afternoon in the sun. But there is good things in it.
20171109
Parenti in discesa
Relatives In Descent - Protomartyr (2017)
Quarto disco per il quartetto di Detroit, Michigan, una band per la quale l'etichetta post-punk calza perfettamente. Le atmosfere da loro create, in diversi momenti fanno domandare all'ascoltatore in quale anno siamo. Riferimenti a Wire, the Fall così come ai Joy Division, con la voce baritonale di Joe Casey che, credeteci, in alcuni passaggi vi ricorderà il vate Nick Cave, per un sound claustrofobico e, tutto sommato, prevedibile. Di certo, il lato più bello dei Protomartyr sono i testi, ancora di Casey, che sono sia poetici, sia esplicativi del senso di inadeguatezza che pervade i loro lavori. Versi come:
It meant a lot to me then, it matters less to me now
And any pleasure derived
Was knowing that they'd never feel as good
As a badge pinned on a thrift store coat that smelled of sauerkraut and cloves
da The Chuckler, ma anche come:
Unhorse for me, dear sir
The marble emperor
Defenestrate the king
da The Tower, con chiaro riferimento a Trump.
Fourth record for the quartet from Detroit, Michigan, a band for which the post-punk label fits perfectly. The atmospheres they create, in several moments will force the listener to ask himself in what year we are. References to Wire, the Fall as well as to the Joy Division, with the baritone voice of Joe Casey, which, believe me, in some passages will remind you of Nick Cave, for a claustrophobic sound and, all in all, predictable. Certainly, the most beautiful side of Protomartyr are the lyrics, still of Casey, which are both poetic and explanatory of the sense of inadequacy that pervades their work. Verses such as:
It meant a lot to me then, it matters less to me now
And any pleasure derived
It was knowing that they would never feel good
As a badge pinned on a thrift store coat that smelled of sauerkraut and cloves
from The Chuckler, but also as:
Unhorse for me, dear sir
The marble emperor
Defenestrate the king
from The Tower, with a clear reference to Trump.
Quarto disco per il quartetto di Detroit, Michigan, una band per la quale l'etichetta post-punk calza perfettamente. Le atmosfere da loro create, in diversi momenti fanno domandare all'ascoltatore in quale anno siamo. Riferimenti a Wire, the Fall così come ai Joy Division, con la voce baritonale di Joe Casey che, credeteci, in alcuni passaggi vi ricorderà il vate Nick Cave, per un sound claustrofobico e, tutto sommato, prevedibile. Di certo, il lato più bello dei Protomartyr sono i testi, ancora di Casey, che sono sia poetici, sia esplicativi del senso di inadeguatezza che pervade i loro lavori. Versi come:
It meant a lot to me then, it matters less to me now
And any pleasure derived
Was knowing that they'd never feel as good
As a badge pinned on a thrift store coat that smelled of sauerkraut and cloves
da The Chuckler, ma anche come:
Unhorse for me, dear sir
The marble emperor
Defenestrate the king
da The Tower, con chiaro riferimento a Trump.
Fourth record for the quartet from Detroit, Michigan, a band for which the post-punk label fits perfectly. The atmospheres they create, in several moments will force the listener to ask himself in what year we are. References to Wire, the Fall as well as to the Joy Division, with the baritone voice of Joe Casey, which, believe me, in some passages will remind you of Nick Cave, for a claustrophobic sound and, all in all, predictable. Certainly, the most beautiful side of Protomartyr are the lyrics, still of Casey, which are both poetic and explanatory of the sense of inadequacy that pervades their work. Verses such as:
It meant a lot to me then, it matters less to me now
And any pleasure derived
It was knowing that they would never feel good
As a badge pinned on a thrift store coat that smelled of sauerkraut and cloves
from The Chuckler, but also as:
Unhorse for me, dear sir
The marble emperor
Defenestrate the king
from The Tower, with a clear reference to Trump.
20171108
Bellissimo trauma
Beautiful Trauma - Pink (2017)
La verità è che, con tutta la simpatia che ho verso Alecia Beth Moore aka Pink, e nonostante l'usuale dispiego di "forze" messe in campo per il successore del molto bello The Truth About Love del 2012, non ultimo il duetto con Marshall Mathers aka Eminem sulla divertente Revenge, questo Beautiful Trauma non mi pare all'altezza del precedente, e non è riuscito a trasmettermi la stessa positiva sensazione del guilty pleasure, cosa riuscita da Missundaztood in poi. Qualche momento interessante (la già citata Revenge, passaggi di Barbies, Wild Hearts Can't Be Broken, Whatever You Want), ma niente più. Attendiamo altre prove, per giudicare se la stella è tramontata.
The truth is that with all the pleasantness I have towards Alecia Beth Moore aka Pink, and despite the usual "deployment of forces" set up for the successor of the very beautiful "The Truth About Love" of 2012, not least the duet with Marshall Mathers aka Eminem on the funny "Revenge", this "Beautiful Trauma" does not seem to me to the height of the previous one, and has failed to convey the same positive feeling of a "guilty pleasure", which was succeeded by "Missundaztood" onwards. Some interesting moments (the aforementioned "Revenge", passagese on "Barbies", "Wild Hearts Can't Be Broken", "Whatever You Want"), but nothing more. We wait for more evidence to judge if the star has gone down.
La verità è che, con tutta la simpatia che ho verso Alecia Beth Moore aka Pink, e nonostante l'usuale dispiego di "forze" messe in campo per il successore del molto bello The Truth About Love del 2012, non ultimo il duetto con Marshall Mathers aka Eminem sulla divertente Revenge, questo Beautiful Trauma non mi pare all'altezza del precedente, e non è riuscito a trasmettermi la stessa positiva sensazione del guilty pleasure, cosa riuscita da Missundaztood in poi. Qualche momento interessante (la già citata Revenge, passaggi di Barbies, Wild Hearts Can't Be Broken, Whatever You Want), ma niente più. Attendiamo altre prove, per giudicare se la stella è tramontata.
The truth is that with all the pleasantness I have towards Alecia Beth Moore aka Pink, and despite the usual "deployment of forces" set up for the successor of the very beautiful "The Truth About Love" of 2012, not least the duet with Marshall Mathers aka Eminem on the funny "Revenge", this "Beautiful Trauma" does not seem to me to the height of the previous one, and has failed to convey the same positive feeling of a "guilty pleasure", which was succeeded by "Missundaztood" onwards. Some interesting moments (the aforementioned "Revenge", passagese on "Barbies", "Wild Hearts Can't Be Broken", "Whatever You Want"), but nothing more. We wait for more evidence to judge if the star has gone down.
20171107
Distruggimi
Take Me Apart - Kelela (2017)
Se vi ricordate, vi avevo parlato di Kelela Mizanekristos un paio di anni fa, in occasione dell'uscita del suo EP Hallucinogen, avendo ascoltato pure il suo primo mixtape Cut 4 Me. Bene, la signorina 34enne nativa di Washington D.C. con origini etiopi, conferma tutto quello che ci aspettavamo. Con la produzione di Arca, Jam City ed un altro manipolo di produttori in gamba, e di songwriters ugualmente importanti, sforna un debutto che potremmo classificare usando una sua stessa descrizione: "Sono una donna nera, una etiope-americana di seconda generazione, cresciuta in periferia ascoltando R&B, jazz e Bjork". Così come nell'EP precedente, ma non in quella catalogazione perfetta e cronologicamente inversa, Kelela parla di come si può rimanere aperti all'amore pur dissolvendo legami in continuazione, alternando forza e vulnerabilità. Il suono è estremamente moderno, elettronico, sperimentale, ma ingloba anche spruzzate di una dance datata, provando a dare calore a suoni freddi. Su tutto, spicca una voce a dir poco meravigliosa. Canzoni avvolgenti, una migliore dell'altra.
If you remember, I talked to you about Kelela Mizanekristos a couple of years ago on the occasion of the release of her EP Hallucinogen, having also heard her first mixtape "Cut 4 Me". Well, this 34-years-old lady, Washington D.C. native with Ethiopian origins, confirms everything we expected. With the production of Arca, Jam City and another handful of good producers, and equally important songwriters, release a debut that we could classify using its own description: "I am a black woman, a second-generation Ethiopian-American, who grew up in the 'burbs listening to R&B, jazz and Björk". As in the previous EP, but not in that perfect and chronologically inverse cataloging, Kelela talks about how one can remain open to love while dissolving bonds continuously, alternating strength and vulnerability. The sound is extremely modern, electronic, experimental, but it also includes splashes of a vintage dance music, trying to give warmth to cool sounds. On top of everything, a remarkable beautiful voice stands out. Enveloping songs, one better than the other.
Se vi ricordate, vi avevo parlato di Kelela Mizanekristos un paio di anni fa, in occasione dell'uscita del suo EP Hallucinogen, avendo ascoltato pure il suo primo mixtape Cut 4 Me. Bene, la signorina 34enne nativa di Washington D.C. con origini etiopi, conferma tutto quello che ci aspettavamo. Con la produzione di Arca, Jam City ed un altro manipolo di produttori in gamba, e di songwriters ugualmente importanti, sforna un debutto che potremmo classificare usando una sua stessa descrizione: "Sono una donna nera, una etiope-americana di seconda generazione, cresciuta in periferia ascoltando R&B, jazz e Bjork". Così come nell'EP precedente, ma non in quella catalogazione perfetta e cronologicamente inversa, Kelela parla di come si può rimanere aperti all'amore pur dissolvendo legami in continuazione, alternando forza e vulnerabilità. Il suono è estremamente moderno, elettronico, sperimentale, ma ingloba anche spruzzate di una dance datata, provando a dare calore a suoni freddi. Su tutto, spicca una voce a dir poco meravigliosa. Canzoni avvolgenti, una migliore dell'altra.
If you remember, I talked to you about Kelela Mizanekristos a couple of years ago on the occasion of the release of her EP Hallucinogen, having also heard her first mixtape "Cut 4 Me". Well, this 34-years-old lady, Washington D.C. native with Ethiopian origins, confirms everything we expected. With the production of Arca, Jam City and another handful of good producers, and equally important songwriters, release a debut that we could classify using its own description: "I am a black woman, a second-generation Ethiopian-American, who grew up in the 'burbs listening to R&B, jazz and Björk". As in the previous EP, but not in that perfect and chronologically inverse cataloging, Kelela talks about how one can remain open to love while dissolving bonds continuously, alternating strength and vulnerability. The sound is extremely modern, electronic, experimental, but it also includes splashes of a vintage dance music, trying to give warmth to cool sounds. On top of everything, a remarkable beautiful voice stands out. Enveloping songs, one better than the other.
20171106
Crooked souls
Anime storte - Bobo Rondelli (2017)
Come mi capita spesso, al primo ascolto mi pare che Bobo Rondelli faccia sempre lo stesso disco. Ma non appena ti fermi a gustarlo con un minimo di concentrazione in più, ti rendi conto che si, quello che ci trovi dentro viene quasi sempre dalle stesse radici ed influenze (la bella canzone italiana, come quella francese, i grandi interpreti di entrambe), ma di certo Bobo non si è fermato, o "adagiato sugli allori", ma, magari pigramente come consuetudine, sta proseguendo un cammino personale di stratificazione della propria musica. Bozzetti, cartoline, spaccati di vita vera e semplice, una band di musicisti bravi, produzione e arrangiamenti di Appino, belle canzoni con testi, come detto, semplici ma con quel tocco di poesia ruspante, amara, popolare. Un altro tassello non indifferente, nella carriera del purosangue livornese.
As I always do, at first listening I always think Bobo Rondelli always does the same disc. But as soon as you stop a little, and start to enjoying it with a minimum of concentration, you realize that yes, what's inside comes almost always from the same roots and influences (the beautiful Italian song, like the French one, the great performers of both) , but certainly Bobo has not stopped, or "lying on the laurels", but, perhaps sluggishly as usual, is continuing a personal stratification of his own music. Sketches, postcards, real and simple life stories, a bunch of good musicians, production and arrangements from Appino, beautiful songs with lyrics, as said, simple but with that touch of bitter, popular poetry. Another not indifferent piece, in the career of the thoroughbred from Livorno.
Come mi capita spesso, al primo ascolto mi pare che Bobo Rondelli faccia sempre lo stesso disco. Ma non appena ti fermi a gustarlo con un minimo di concentrazione in più, ti rendi conto che si, quello che ci trovi dentro viene quasi sempre dalle stesse radici ed influenze (la bella canzone italiana, come quella francese, i grandi interpreti di entrambe), ma di certo Bobo non si è fermato, o "adagiato sugli allori", ma, magari pigramente come consuetudine, sta proseguendo un cammino personale di stratificazione della propria musica. Bozzetti, cartoline, spaccati di vita vera e semplice, una band di musicisti bravi, produzione e arrangiamenti di Appino, belle canzoni con testi, come detto, semplici ma con quel tocco di poesia ruspante, amara, popolare. Un altro tassello non indifferente, nella carriera del purosangue livornese.
As I always do, at first listening I always think Bobo Rondelli always does the same disc. But as soon as you stop a little, and start to enjoying it with a minimum of concentration, you realize that yes, what's inside comes almost always from the same roots and influences (the beautiful Italian song, like the French one, the great performers of both) , but certainly Bobo has not stopped, or "lying on the laurels", but, perhaps sluggishly as usual, is continuing a personal stratification of his own music. Sketches, postcards, real and simple life stories, a bunch of good musicians, production and arrangements from Appino, beautiful songs with lyrics, as said, simple but with that touch of bitter, popular poetry. Another not indifferent piece, in the career of the thoroughbred from Livorno.
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