No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20180429

Fire In The Room

Il fuoco in una stanza - The Zen Circus (2018)

A poco più di un anno dal precedente La terza guerra mondiale, come da loro annunciato poco dopo, il terzetto pisano, ormai divenuto un quartetto in pianta stabile con l'ingresso di Francesco Pellegrini alla chitarra solista, fanno uscire il loro decimo disco: sono in un momento di grande ispirazione, le canzoni escono loro facili e bellissime. E fanno bene: dopo il precedente, disco del 2016 per chi vi scrive, anche questo Il fuoco in una stanza finirà quasi sicuramente nei dieci dischi dell'anno, sempre per il sottoscritto. E' abbastanza facile, ma devo ribadirlo: se, a livello rock e underground, se ancora si può usare questa definizione, gli Afterhours ormai sono una band che può permettersi di festeggiare il loro trentennale riempiendo il Forum di Assago, gli Zen sono probabilmente la realtà italiana che li può sostituire. Quello che mettono in musica è una sintesi delle loro influenze, una via di mezzo tra le cose cantautoriali che piacciono ad Appino (voce e chitarra) e il metal più estremo che piace a Karim (batteria), e il risultato è una rivitalizzazione della canzone italiana, con testi decisamente tutti da ascoltare, riflessioni che affondano a piene mani nel presente. Ancora sperimentazioni qua e là, suoni che spaziano un po' in ogni genere, forse canzoni meno accattivanti da subito come nel disco precedente, ma di sicuro un disco estremamente maturo e da non perdere, per una realtà che è impossibile da ignorare. Per il sottoscritto, i picchi dell'album sono la canzone che gli dà il titolo, e la struggente, e quasi degregoriana Questa non è una canzone, un pezzo che mi porta alle lacrime. Bravissimi.



A little more than a year after the previous "La terza guerra mondiale", as they announced shortly thereafter, the trio from Pisa, now become a quartet on a permanent basis with the entry of Francesco Pellegrini on lead guitar, release their tenth album: they are in a moment of great inspiration, the songs come out of them easy and beautiful. And they are right: after the previous one, record of the 2016 for those who write, this one "Il fuoco in una stanza" too, will almost certainly end up in the ten discs of the year, still in my opinion. It's quite easy, but I have to reiterate: if, at the rock and underground level, if you can still use this last definition, Afterhours are now a band that can afford to celebrate their thirtieth anniversary by filling the Forum of Assago (Milano), the "Zen" are probably the Italian reality that can replace them. What they put into music is a synthesis of their influences, a middle ground between the singer-songwriters who like to Appino (voice and guitar) and the most extreme metal that Karim (drums) likes, and the result is a revitalization of the classic Italian song, with lyrics that are definitely all to be heard, reflections that sink deeply into the present. Still experiments here and there, sounds that range a bit in all genre, perhaps less catchy songs as in the previous album, but certainly an album extremely mature and not to be missed, for a reality that is impossible to ignore. For myself, the peaks of the album are the title track, and the poignant, and almost close to the best songs of Francesco De Gregori "Questa non è una canzone", a track that brings me to tears. Well done.

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