Everything Was Beautiful and Nothing Hurt - Moby (2018)
Richard Melville Hall aka Moby, in passato ci ha regalato bei momenti. Pure a noi che tendenzialmente, molti anni fa rifiutavamo la musica elettronica, un po' nello stesso modo in cui rifiutavamo di indossare una camicia. I tempi cambiano, il trip hop non ha più lo stesso appeal, Moby è un musicista che rimane capace e pure impegnato (a partire dal titolo, che richiama Vonnegut, dei testi e dell'atmosfera, che riflette la sensazione di essere scivolati in una deriva storica quasi involutiva), ma che ad oggi, non riesce più a toccare le corde più profonde. Il disco è ben fatto, con la solita varietà di belle voci, per lo più femminili, ma alla fine risulta piuttosto piatto, e non lascia traccia.
Richard Melville Hall aka Moby, in the past has given us good times. Also to us, that we used to tend to reject electronic music many years ago, a bit like we refused to wear a shirt. Times change, trip hop no longer has the same appeal, Moby is a musician who remains capable and engaged (starting from the title, which recalls Vonnegut, lyrics and atmosphere, which reflects the feeling of being all slipped into a historical almost involutional drift), but that today, it's seems no longer able to touch the deepest strings. The record is well done, with the usual variety of beautiful voices, mostly feminine, but in the end it is quite flat, and leaves no trace.
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