No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060924

Pearl Jam 3


Pearl Jam + My Morning Jacket, 16/9/2006, Verona, Arena

Asfalto, sempre protagonista. Amici, anche loro ci sono sempre. Il primo mi accompagna dal paesello fino a Verona, prima tappa, la sera prima. I Pearl Jam sono sottotraccia, tra le righe. Forse, sono nelle nostre confessioni, nelle nostre chiacchiere.

I got scratches, all over my arms
one for each day, since I fell apart

In questo momento, mi sento così. Anch'io ho le braccia piene di graffi per lo stesso motivo. E, guarda caso, quando una volta mi chiesero quali parole di un testo dei Pearl Jam mi rappresentasse di più, risposi "quello di Footsteps". Forse, era tutto scritto.

Risveglio dolce, dopo un buon riposo. Casa di amici, e il pomeriggio è tutta un'attesa che i più disillusi (tra i quali io) cercano di dissimulare. Facce amiche tutte intorno, il centro di Verona è bellissimo. Si sente il soundcheck da fuori, e mi metto a pensare da quanto tempo non mi succedeva di essere fuori da un concerto così presto per sentire il soundcheck. Anni, lustri. Sembrano secoli. Suonano Parachutes, mentre incontro e saluto un mio ex cantante col quale condividevo la passione per i PJ, che è insieme a gente del paesello che non credevo di trovare lì. Uno mi saluta, e non l'aveva mai fatto. Potenza del Seattlesound.

And love
Wish the world could glow again with love
One can't see to have enough

Mi interesso sempre troppo poco dei testi. Eppure, sentivo che questo era "mio". E anche se stasera non la suoneranno, poco importa. Spero lo stesso che il mondo si illumini ancora con l'amore.

Più tardi, inizia a piovere, e non ci voleva. Ci si prepara al peggio. Nel frattempo, ci si ripara sotto i portici, la gente fuori dall'Arena è sempre più numerosa. Si mangia qualcosa, per non soffrire ancora di più di quello che ci aspetta, vista l'intensità della pioggia. Poco dopo le 20, i My Morning Jacket cominciano a suonare, è arrivata l'ora di entrare e nemmeno me ne sono accorto. Se non fosse che ci sono i PJ, rimarrei lì a sparare cazzate con gli amici. Entriamo, e compro una T-shirt preventivamente. Raggiungiamo i posti, sono buonissimi. Siamo in platea, quarta fila. Un grazie a chi ha comprato i biglietti, i MMJ continuano imperterriti a sciorinare cliché rock. Un attimo sembrano i Pink Floyd disimpegnati, l'attimo dopo sembrano gli Eagles tirati fuori appena adesso dalla naftalina. Non riescono a piacermi, vorrei che la smettessero, comincio a pensare che preferirei un poco più di silenzio per continuare a scherzare con gli amici. A bocce ferme, mi appare come una mossa inconscia per dimostrare che non me ne frega un cazzo, e invece anch'io, come l'amico che non li ha mai visti live, non vedo l'ora.
Per differenti motivi, è ovvio. Dopo il '92, il '96, il 2000, un pugno di dischi belli, ma sempre in debito, nel confronto col disco dell'imprinting, quel Ten di debutto, che probabilmente ha segnato uno spartiacque tra la musica rock ben fatta e quella suonata col cuore in mano, sono qui per controllare lo stato dell'arte, per osservare dei coetanei con i quali ho un po' l'impressione di aver condiviso qualcosa, non so cosa. Ognuno ha fatto la sua strada, loro hanno fatto la loro cosa, e sono diventati famosi, ma una volta eravamo uguali, divisi solo dal fatto che loro suonavano e io li stavo a sentire e a vedere davanti, a pochi metri, non c'era un palco, vestivamo con le stesse cose, condividevamo gli stessi sogni. Sui sogni, ci siamo ancora. Lo si evince dai testi: siamo ancora sulla stessa lunghezza d'onda. L'impegno c'è ancora, ed è totale e rassicurante, in questo mondo di banderuole.

How I choose to feel is how I am
How I choose to feel is how I am
I will not lose my faith
It's an inside job today

Anch'io ho scelto. Ed ho scelto, credo, correttamente, di essere quello che sono.
Ma sul palco, come sarà? Come saranno? Cerco di non pensare ad un altro artista che amavo, e che con loro ha condiviso il palco più volte. Al fatto che all'Arena ci fanno anche il Festivalbar. Aspetto. Nel frattempo, ricomincia a piovere, e che cazzo, non posso nemmeno gridare governo ladro, visto che l'ho anche votato questo governo.

Solo pochi minuti dopo le 21,30, ecco le note registrate dell'intro di Ten. Ci siamo. Si comincia con Release ed è già un segno: anche il 18 febbraio 1992, al Sorpasso a Milano cominciarono così. La pioggia è battente, il palco è riparato ma non troppo, devono fare attenzione, ma non mi pare proprio che si risparmino. Given To Fly, che mi fa sempre sorridere per quanto assomigli a Going To California, per cui non può essere altro che bella, Corduroy, World Wide Suicide, Do The Evolution, Severed Hand sono tiratissime e danno subito un tiro micidiale al concerto. Si va avanti tra rallentamenti d'atmosfera e ripartenze tostissime, Love Boat Captain, Even Flow (immancabile, storica), 1/2 Full, Gone, Not For You, Grievance, Marker In The Sand, Jeremy, Wasted Reprise, alternando in questo modo pezzi di repertorio e pezzi del disco nuovo. Ed parla col pubblico usando l'italiano che è scritto su una manciata di fogli. Si preoccupa dall'incolumità di tutti, fa il ruffiano. "Siete bellissimi quando siete bagnati". Su Better Man parte da solo con la chitarra e il pubblico canta interamente la prima parte, lui lascia fare.

She dreams in color, she dreams in red, can't find a better man...

L'emozione è corale. Il rito si sta compiendo. La pioggia ha smesso di cadere. Questo è un concerto rock, di quel rock che, vedi sopra, è suonato col cuore in mano. I Pearl Jam tengono ancora il cuore in mano.
Blood, furiosa, poi la pausa. Rientrano dopo pochissimo tempo, ed ecco Inside Job. Diversi pezzi del nuovo disco, dal vivo fanno la sua porca figura. Siamo vicinissimi al climax del concerto. Ed ricorda che due anni fa moriva Johnny Ramone e gli dedica Come Back. Splendida. Non conta se Mike sbaglia l'attacco dell'assolo: sembra fatto apposta. Si alzano gli occhi al cielo, e non per vedere se c'è ancora la possibilità che piova. A ruota, la cover di I Believe In Miracles (Ramones, of course), e il nodo si stringe alla gola. Non riesco più a commentare con gli amici di fianco: sono commosso e sto bene così.

I believe in miracles
I believe in a better world for me and you

La pensiamo sempre allo stesso modo. Porch (ancora il capolavoro "Ten") e Life Wasted chiudono il primo encore, come si dice in gergo, squassando l'aria.
Avanti. Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town genera ulteriore atmosfera, dopo di che un divertente siparietto vede i cinque strimpellare l'immarcescibile My Sharona dei Knack, cantandola come My Verona. Discreta idea, peccato, davvero peccato che Ed non ricordi le parole; sarebbe stato grandiosa tutta dall'inizio alla fine. Un tris da brivido, però, ci aspetta: Once, Alive (durante la quale Ed scala le gradinate dell'Arena negli spazi liberi dal pubblico, stringe mani, saluta, ripassa dal palco e fa la scivolata in una pozza d'acqua alla Springsteen) e l'ormai loro Rockin' In The Free World (originariamente dell'amico/mentore Neil Young) che diventa una lunga cavalcata elettrica, così come l'originale insegna.
Si tira il fiato con l'esecuzione dell'ormai classica, in coda, Yellow Ledbetter, dove la band, sul finale, si ritira, e lascia Mike confidenzialmente seduto sul bordo del palco a finire l'assolo portante.

La coesione è completa. La band saluta e ringrazia. Le luci sono accese già da qualche canzone, ormai non c'è intimità, o meglio, l'intimità è di tutti i presenti, fans e band compresi. Un tutt'uno.

Questi coetanei, questi potenziali amici, sono sempre in piedi, e ci stanno benissimo. They're still alive! Affrontano il palco con grinta, danno il massimo, non hanno niente da invidiare alle band di ragazzini, anzi, uniscono il mestiere al massimo impegno e all'esperienza.
Ma, quello che più si nota, e che non è così scontato, pensateci, è che si divertono a suonare dal vivo per la gente che li ama. Ancora adesso.
Non si può davvero chiedere di più. Solo, parafrasandoli una volta in più, there must be an open door, for you to come back.

A presto, ragazzi.
Un amico

Photo: Filo by Suevele
Thanks to: Nick

8 commenti:

jumbolo ha detto...

beh sai cosa c'è....che mi sono appena svegliato e mi sono messo a vedere i commenti da stanotte ad ora...e forse sarà quello, forse sarà che appena ti alzi sei più vulnerabile, sarà che certe emozioni devi lasciarle "marinare" come dice anche la morissette, ma fatto sta che ho riletto la poesiola, i commenti, poi questa recensione, e adesso sono qui in lacrime e non riesco a capire perchè.

Anonimo ha detto...

perché abbiamo un mare di cose dentro, aggrovigliate e pulsanti, e piangere a volte è l'unico modo per sentirle fino in fondo. specie quelle che magari razionalmente non riusciamo ad afferrare bene. specie al mattino di una domenica dopo delle emozioni grandi. per te un concerto, e le cose tue, per me un matrimonio di amici, e le cose mie. tutto si lega, dentro. piangi tranquillo, va tutto...bene.

Anonimo ha detto...

Mi hai riportato a quella magica serata...TVB

Iacopo

Anonimo ha detto...

Ci hai fatto aspettare parecchio, stavolta, ma valeva la pena aspettare. Denghiu, aghen.

Anonimo ha detto...

Leggere questa recensione mi ha emozionato...grazie!
Diego/Cardanca

jumbolo ha detto...

ciao diego!! grazie
aio!!

bobmanno ha detto...

Sei sempre il miLLiore!!!!!!!









......dopo Livio

Anonimo ha detto...

io c'ero