No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20141104

aprendo la strada per salire

Clearing the Path to Ascend - YOB (2014)

Nonostante questo sia il settimo album della band di Eugene, Oregon, in pratica la creatura di Mike Scheidt, cantante, chitarrista e factotum, non ve ne ho mai parlato. C'è sempre tempo per cominciare. Il fatto che siano passati alla Neurot Recordings (per chi non lo sapesse, fondata da alcuni membri dei Neurosis) dovrebbe dirvi qualcosa, ma, come capitava per il grunge a suo tempo, può darvi il mood, ma di certo non può darvi l'idea precisa di cosa suonino gli YOB nel caso non li abbiate mai sentiti. Ci proverò io, mentre scelgo la clip da allegare a questo post/recensione. Scheidt cita, tra le sue influenze, Black Sabbath (ma va?), Saint Vitus, Immolation, Tool, Neurosis, Soundgarden, Deep Purple, Pentagram, The Obsessed e Trouble. E' bene dire che le influenze si sentono tutte, nella musica degli YOB, ma è bene anche dire che, rispetto a tutta la pletora di band più o meno cloni dei Sabbath, qua stiamo proprio da un'altra parte. La personalità degli YOB non è in discussione; il "timbro" è particolarissimo, il tocco di Scheidt è particolare, affascinante, infonde alla musica al tempo stesso potenza, momenti di delicatezza, introspezione. Dice che "YOB's music to me is an avenue and a vehicle to explore darkness", e direi che si sente, quantomeno il bisogno e il tentativo di farlo. Ma non rimaniamo troppo sul concettuale: i riff ribassati e asimmetrici, seppur monolitici e davvero capaci di generare un indistruttibile muro del suono, sono un riuscito esperimento di fondere il doom, lo stoner ed il massimo rispetto per quello che i Black Sabbath hanno cominciato. L'alternanza del cantato in growling e clean, quest'ultimo con un timbro alto (e molto riverberato), riesce a non stonare rispetto allo "sfondo". Ma c'è un'ammirevole ricerca della bellezza, intesa come melodia, nella musica degli YOB, in questo disco che contiene solamente quattro tracce, tutte abbondantemente sopra i dieci minuti di durata, e la cosa genera un interessante corto circuito se contrapposto con la potenza sonora. I numerosi stacchi arpeggiati non sono messi lì a caso, il gusto e lo stile di Scheidt alla chitarra si toccano con mano (qualche anno fa, sulla scia degli album acustici di Scott Kelly, Scheidt ha fatto uscire Stay Awake, un disco interamente acustico). Il risultato è un disco dal raro magnetismo, che alterna, come detto precedentemente, dolcezza e violenza. La sezione ritmica, Aaron Rieseberg al basso e Travis Foster alla batteria, fa il suo lavoro in maniera egregia. I quattro pezzi sono tutti validissimi, ma la conclusiva Marrow, ipnotica e avvolgente, cadenzata e sinuosa, è decisamente la mia preferita. 



There's something handsome in YOB's music, and I'm not talking just of the monolithic rifferama created by the hands of Mike Scheidt, singer, guitarist, leader and factotum of the band from Eugene, Oregon. He really believe in this band, he said that YOB's music is his personal way to explore darkness, and if you listen this album carefully, you can feel it. As I said, amazing riffs (the perfect blend between doom metal and stoner rock) alternate with moments of peace, headed by beautiful guitar arpeggios. The voice of Scheidt alternates growl and clean timbre, and it fits. The conclusive song, Marrow, is a masterpiece.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mai sentiti prima....c'è sempre tempo per cominciare.

Mog-ur

jumbolo ha detto...

certo certo...e io son qui apposta :)
e poi spesso è la prima volta pure per me