L'esterno dell'hotel/ristorante. Foto presa dal web. |
Ma farei torto agli altri, citando solo loro due: non ce n'è uno o una che riesca a trovare antipatico/a. E poi, la vita è sempre piena di sorprese, spesso piacevoli. Ferran, collega spagnolo che vedo per la prima volta, così come Conchi (con la quale però un paio di volte avevo parlato al telefono, me lo ricordo bene perché una volta mi chiese se ero spagnolo, da come padroneggiavo la lingua), mi porta i saluti della sua compagna di ufficio Roser, altra collega che ci visitò mesi fa, con la quale passai un po' di tempo. Altra persona che vedo per la prima volta è Krystle, con la quale ho "parlato" via email alcune volte, da poco entrata nel team. Scendo insieme a lei in ascensore, saluto ma ancora non so che è lei. Lo scopro dopo a cena. Durante la cena, poi, scopro che è colombiana. Quindi, dopo averle detto che ho visitato il suo paese qualche anno fa, da quella volta lì scopro che anche con lei posso parlare o scrivere in spagnolo. C'è anche Marcel a cena, che, mi ero dimenticato di dirlo prima, è un ragazzone alto due metri e molto più giovane di me, e poi c'è Sabina (tedesca anche lei), conosciuta in febbraio, che ha avuto un bambino da poco e quindi è ancora in maternità, ma è venuta a cena. Vedo per la prima volta anche Quentin, collega francese col quale ho dialogato molto durante il mese di agosto, mi ha aiutato molto durante una crisi di produzione. C'è il capo del mio team Fabien (belga), una persona cordiale che parla sempre sottovoce, visto più volte, sentito un sacco, una persona molto piacevole e mai invadente, e c'è Annick (belga che parla un italiano praticamente perfetto, migliore di quello di molti italiani), una persona che ogni tanto legge questo blog, e con la quale credo di poter dire che da quando ci siamo conosciuti è nata una bella amicizia. C'è Paulo, portoghese conosciuto qualche settimana fa qui in Italia, c'è Monica, collega italiana che conosco da talmente tanti anni che non si dicono, che altrimenti sembriamo tutti e due vecchi, con la quale a volte è difficile rimanere seri (colpa mia?), c'è Frederick (belga), conosciuto questa mattina, e c'è il loro capo Cesar, un catalano che parla sei o sette lingue perfettamente (italiano compreso), tifoso equilibrato del Barça ma capace di parlare di qualsiasi argomento con modestia ma con una capacità invidiabile. E' lui che, dopo una cena sorprendentemente apprezzata da tutti (dopo questo viaggio devo decisamente sfatare il mito secondo il quale in Germania si mangia male), trattiene me, Fabien e Frederick per un ultimo bicchiere.
Sarà, come ho detto in apertura, che alla fine sono una persona semplice, incapace di pensar male, che prima di tutto vede persone anziché colleghi, sarà che sono ottimista per natura, sarà perché mi piace talmente lavorare che non mi pesa, ma non riesco a considerare cene come queste come un peso. Anzi, se ancora adesso ci ripenso, mi sono proprio divertito.
La sala del ristorante; mi sa che io ero proprio nell'angolo. Foto presa dal web. |
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