Torno verso la sede per farmi una mezza giornata di lavoro. Arrivo nel solito ufficione dove tutti lavorano a testa bassa, saluto, scremo le email, rispondo a qualche domanda, c'è in arrivo un'emergenza che mi industrio ad affrontare per la prossima settimana. Salgo di un piano, per andare a salutare altre conoscenze. Rimango fino a tardi, l'ultimo ad andarsene è l'ultimo assunto, un ragazzo giovanissimo (25 anni, che bellezza) del quale abbiamo parlato col suo capo, scopro che parla un po' d'italiano perché la sua fidanzata è belga ma ha i genitori (o i nonni) sardi, ed ogni anno visitano l'isola. Lo lascio andare, mi trattengo fino oltre alle 19. Mi avvio verso l'uscita, riconsegno il pass. Decido di riprovare col ristorante spagnolo, La Hacienda, e stasera lo trovo aperto. Tutti parlano spagnolo, quindi sono a mio agio. Il proprietario, Angel, è un bel personaggino, il ristorante è di una certa classe (in bagno ci sono gli asciugamani veri, di quelli che ti asciughi e li butti nel cestino degli sporchi), e si, sono soddisfatto. Rientro contento, che pure con la mezza giornata (abbondante) di ferie, il lavoro è andato avanti come al solito, veloce come un treno, e stare a contatto con le persone con cui si lavora normalmente via email fa sempre bene. Non scendo in particolari, ma una persona in particolare si è profusa in complimenti imbarazzanti (vuole a tutti i costi che diventi il suo capo), e il mio impegno per il prossimo anno dovrà essere quello di riuscire a portare con me, un po' alla volta, i miei collaboratori in queste "incursioni" alla sede centrale, perché anche loro riescano a capire quello che intendo. La parte particolarmente soddisfacente è che la sensazione che porto a casa con me, è che il lavoro che abbiamo fatto, io e la mia squadra, in questo anno, è stata particolarmente apprezzato. Mi vedo un telefilm o due, e, come uso dire, dormo il sonno dei giusti. Quasi dimenticandomi la ragazza mulatta alla reception, che mi ricorda Zadie Smith.
Sabato mattina, ultima colazione al The Lodge. Trolley pronto. Via. Faccio rifornimento, non senza qualche difficoltà. Arrivo in aeroporto, lascio l'auto, non ho fatto il check in on line, cerco il banco, spiego alla ragazza del check in come si pronuncia, in Italia, la esse di Pisa (in due modi), su sua richiesta. Mi spavento di fronte ad una fila interminabile ai controlli, poi mi accorgo che non è il mio gruppo di gates. Vado oltre. Mi fermo a comprare i classici cioccolatini per i colleghi (la collega più anziana dice che è tradizione, e quindi ogni volta che vado a Bruxelles torno indietro con almeno un kg. di cioccolatini belgi). Passo i controlli. Rimetto la cintura. Arrivo al gate. Imbarco. Si vola verso casa. Si arriva a Roma, e si aspetta. Mi imbarco sul Roma-Pisa, che parte in ritardo as usual. Scatto qualche foto in volo. Arrivo e scopro che, per i lavori della metropolitana di superficie pisana, il Pisa Mover, hanno chiuso la scorciatoia per arrivare al solito parcheggio "tattico" dove lascio l'auto. Vabbè. Anche questa è andata. Alla prossima, of course.
Le Alpi sono sempre uno spettacolo |
L'Isola del Giglio. Finalmente senza la Concordia. |
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