Domenica 22 marzo
Magari non interesserà a nessuno, e non è certo il mio stile d'arredo preferito, ma, come detto, sarebbe piaciuto a mia madre, quindi ho scattato qualche foto al mio appartamentino al Metohi.
Detto questo, mi alzo come sempre ad un'ora da ufficio, faccio colazione, prendo l'auto e parto per attraversare di nuovo l'isola in verticale. La destinazione è Palaiochora, una cittadina minuscola adagiata su una penisola, e che quindi si estende su questa, ritrovandosi il mare a destra e a sinistra. Salgo e ridiscendo lungo strade vuote e montagne che ormai mi sono amiche, lambisco villaggi minuscoli, mi ritrovo a passare davanti ad una chiesa ortodossa all'ora della funzione domenicale mattutina con un sacco di persone, come si usa dire da noi, "ricambiate" per l'occasione. Giornata al solito ottima, faccio tutto con molta calma, arrivo a Palaiochora, faccio un giro breve, torno indietro, imbocco una strada alternativa per tentare di andare verso Omalos, trovo il masso che vedete nella foto sotto per cui proseguo con prudenza (ci sono state piogge violente fino a poche settimane prima, per cui si sono per così dire smosse le montagne), poi torno indietro, faccio qualche altra deviazione giusto per guardarmi intorno, e lentamente mi dirigo nuovamente verso la costa nord. Torno all'altezza di dove sono alloggiato, proseguo in direzione di Chania, e comincio a cercare un posto dove pranzare, che l'ora s'è fatta pure tarda per il pranzo. Tra Platanias e Agia Marina, individuo un locale che mi pare aperto, parcheggio, entro. Nessun avventore, i due gestori, forse marito e moglie, guardano la tele e bevono. Posso mangiare, nessun problema. Mangio, bevo. Arriva un altra persona, evidentemente loro amico, si piazza alla tele. Il gestore, a fine pranzo, mi domanda da dove vengo, rispondo, e lui mi segnala che il suo amico ha sposato un'italiana, ha studiato in Italia, e parla italiano. Mi fa cenno di avvicinarmi. Mi fanno sedere al loro tavolo, il tipo, anziano, con una barba da filosofo, comincia a farmi domande parlando in un italiano incerto ma perfino forbito. Parliamo di tutto, la bottiglia di raki (lo chiamo così, anche se sbaglio, e loro non mi correggono) scende a vista d'occhio, si beve e si fuma, lui chiama la moglie che dopo poco arriva, è di Padova, si stupiscono perché conosco Varoufakis (alla tele), si parla della situazione economica, il signore è psicologo e lavora all'ospedale di Chania. Mi chiedono dove sono stato, dove andrò, mi danno delle dritte, anche il dottore ha girato un bel po', Africa, Asia. Si fanno le 3 del pomeriggio, il dottore e la moglie vanno a pranzo a casa, io saluto i gestori e me ne torno al Georgila mezzo ubriaco. Comincia a piovere, due gocce col sole, leggo, guardo la tele, riposo, faccio l'ora di cena, mi cucino della pasta, guardo un po' di BBC, leggo, sono rilassato, domani si riparte per gli ultimi due giorni nella capitale Heraklion (o Candia).
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