Drones - Muse (2015)
Barocco è la prima definizione che mi viene in mente se parliamo di questo nuovo album dei Muse. Tra l`altro, un disco a mio parere anche molto poco originale, se prestate attenzione alle pompose melodie che riempiono il disco stesso (Psycho, Reapers, Revolt). Eppure, come si fa a definire brutto un disco dove puoi trovare pezzi come Aftermath, languida ballata dall'intro hendrixiano e punteggiata nello svolgimento da controcanti pop ma efficaci e pressoché sublimi, o Mercy, un classicissimo pezzo à la Muse, irresistibile nella sua prevedibilità?
C'è poco da fare, i tre di Teignmouth, Devon, UK, oltre alla loro eccellente abilità tecnica, hanno il dono, nello specifico il loro leader, chitarrista e voce principale Matthew Bellamy, di saper scrivere canzoni che frullano tutta una serie di influenze differenti, che risultano a volte più pacchiane che indigeste [musica classica, rock opera, hard rock, AOR, prog rock; un paio di curiosità a questo proposito, per la lunga The Globalist, oltre ad una evidente influenza morriconiana, Bellamy si è "appoggiato" alla Variazione 9 (Nimrod) delle Variazioni Enigma di Edward Elgar; per Drones si è basato sul Sanctus Et Benedictus dalla Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina; la copertina, come ha detto qualcuno, è una roba che forse perfino i King Crimson avrebbero ritenuto troppo azzardata], ma, alla fine, non si può proprio dire che suonino brutta musica.
Non manca loro, di certo, il coraggio; c'è da dire che con la solida base di die-hard fan che hanno, se lo possono permettere. Infatti, questo Drones si presenta come un concept album, ed è la storia di un soldato che viene istruito come un drone umano, e alla fine diserta. Qualcuno ha criticato le liriche, ma ognuno fa quel che vuole: se questo è il mezzo per dare sfogo alla vena left-leaning libertarian di Bellamy, attenta soprattutto alle libertà individuali, ben vengano.
Concludo, molto semplicemente, dicendo questo. Ho sempre, e questo disco me lo conferma, considerato i Queen la più grande influenza dei Muse. I Queen, come i Muse adesso, non sono mai stati tra i miei gruppi preferiti; epperò, hanno scritto grande pagine musicali.
PS per i più curiosi, a proposito di JFK, qui un link per lo speech originale.
I know: many people can find Muse's music a bit too garish. Sometimes, I do. This album, "Drones", their seventh, a concept-album about a soldier that is trained to be a "human-drone", then defects, contains the same flaws of ever, but prove, as always, that Muse and, in particular, their leader and songwriter Matthew Bellamy, knows how to write some good songs. It's not important from where it comes: it's pretty clear that Bellamy loves classical music, pompous and progressive approach, airy and catchy melodies. It's, to me, pretty obvious, that the main reference are The Queen. And, like them, that I personally have never considered as my favourite band, Muse, have written some important pages in music history.
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