No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20150701

Telai

The Mill - di John Fay - Stagione 2 (6 episodi; Channel 4) - 2014

Siamo, rispetto alla prima stagione, quattro anni più tardi (la seconda stagione abbraccia il periodo 1838/1842), e pure quattro anni dopo l'approvazione del Poor Law Amendment Act. La famiglia di Daniel si allarga, così come il suo impegno dentro il sindacato, Esther raggiunge l'età per una sorta di emancipazione (non è più apprendista e le viene assegnato un alloggio tutto suo, una topaia in realtà, ma che, visto il vigore della giovane, diventa la sua reggia), e la legge di cui sopra porta a conseguenze piuttosto gravi: frotte di immigrati arrivano dal sud dell'Inghilterra, come gli Howlett, portando una sorta di concorrenza tra poveri che inasprirà le condizioni lavorative, ma anche a sorprese inaspettate. La signora Hannah "importa" come giardiniere Peter, un ex schiavo nelle piantagioni d'oltremare dei Greg.

Continua la saga sulle condizioni lavorative britanniche nel diciannovesimo secolo: le prime lotte sindacali, il lavoro minorile autorizzato, turni dall'alba al tramonto, condizioni praticamente di schiavitù, frotte di orfani impiegati per qualche moneta. Cose oggigiorno inimmaginabili e francamente orrende, ma che duecento anni fa erano all'ordine del giorno. Continuano, ferocissime, le critiche, che soprattutto la stampa inglese "regala" alla serie. E io continuo, tra mille difficoltà (o versione originale, oppure sotto titoli francesi, vedete un po' voi se non sono difficoltà queste), a guardare questa serie, che saprà pure di soap (una delle "accuse" più ricorrenti verso l'autore, John Fay, famoso per il suo lavoro di sceneggiatura di una famosa soap inglese, Coronation Street), ma che lascia spesso sbigottiti per le condizioni di cui sopra, tutte vere perché tutte le storie sono liberamente ispirate da altrettante storie vere tratte dagli archivi di Quarry Bank Mill, luogo storico che prima o poi visiterò, promesso.
Non so perché, forse giusto perché il detto "si stava meglio quando si stava peggio", a me non ha mai convinto.
Sempre straordinaria Kerry Hayes nei panni di Esther Price.

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