Chibundu Onuzo, The Guardian
Ho un cugino che ha attraversato il deserto del Sahara a piedi per raggiungere l’Europa. In un’altra epoca e con un’altra pelle avrebbe potuto essere un celebre esploratore: un Mungo Park, una Mary Kingsley o perfino un David Livingstone. Oggi è solo uno dei tanti migranti neri che hanno cercato di passare al di là della barriera. I gradassi cattivi, le insidie nelle dune di sabbia e i compagni di viaggio morti prima di avvistare lo stretto di Gibilterra: era una storia degna di Robert Louis Stevenson, un’epopea adatta a Omero, ma il funzionario dell’ufficio immigrazione italiano che lo ha espulso non era interessato a sentirla e lo ha rispedito in Nigeria. Quando l’ho incontrato, stava progettando di ripetere il viaggio. Era vestito bene, aveva un telefono cellulare e scarpe di pelle lucide. Mio cugino non era in fuga da una guerra o da una persecuzione, non era stato costretto a lasciare la sua casa né stava morendo di fame. Molti scappano verso l’Europa per questi motivi, ma non mio cugino. Lui voleva vivere in Europa semplicemente perché desiderava una vita migliore,
così come i migranti dell’Inghilterra del nord si spostano a Londra in cerca di una vita migliore. Così come i migranti della Polonia si trasferiscono in Inghilterra. Qualche giorno fa sono state fatte molte speculazioni sul cadavere di un uomo caduto giù dal cielo sul tetto di una casa a Londra. Forse stava scappando da una guerra, forse no. Forse stava fuggendo
da una persecuzione religiosa, forse no. Per secoli è stato un fatto normale della vita: se non ti piace il luogo dove vivi, se non ti piacciono i tuoi vicini, se ti sei annoiato della tua piccola città e sogni disperatamente un’avventura, se desideri l’oro di Eldorado, il tè della Cina, le spezie dell’India o gli esseri umani dell’Africa occidentale, se non hai mai voluto fare altro che scoprire le sorgenti del Nilo, prepari lo zaino e ti metti in cammino verso l’ignoto. Non esistono barriere tanto alte da poter impedire agli esseri umani di avere aspirazioni. Eppure sempre di più il movimento di chi parte da certe zone del mondo viene interrotto. Solo poche persone con passaporti di certi colori sono libere di muoversi su questa Terra.Solo gli eletti possono viaggiare e lavorare senza difficoltà in qualunque luogo del pianeta.
Per tutti gli altri c’è il processo frustrante e umiliante del visto. I britannici possono andare in 173 paesi senza visto. I nigeriani in 44. Come cantava Mighty Shadow, il cantante di calypso di Trinidad:
“Oggi se entri in un paese straniero ti chiamano alieno. / Devi spiegare all’ufficio immigrazione che intenzioni hai. / Colombo non dovette farlo. Non avrebbe avuto senso. /
La sua autorità era un cappello a tesa larga e il suo passaporto era la violenza”.
Se non stanno morendo di fame, se hanno un governo stabile, le radio e gli smartphone, perché cercano di venire qui? Era questa l’incredulità che traspariva da un articolo che ho letto di recente. Come se un inglese considerasse la sua vita un successo perché ha un cellulare e vive in un paese dove il governo è andato al potere pacificamente grazie a delle elezioni democratiche. Come se il massimo per uno statunitense fosse accendere una radio e sentirla suonare. È la realtà del capitalismo globale. Beviamo la stessa Coca-Cola. Usiamo la stessa internet. Guardiamo lo stesso YouTube. Vogliamo quello che volete voi. Perché fa tanta paura sentirselo dire? Tutti vogliamo un lavoro migliore, un clima migliore, alloggi più economici, licei migliori, un costo della vita più basso. È la condizione umana. Perché alcuni possono viaggiare in cerca di opportunità migliori e altri no?
I tesori del Messico
La Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America sostiene il diritto di ognuno “alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”. Ma la realtà è che se sei di una certa zona del mondo puoi attraversare le frontiere per perseguire la felicità, mentre se sei di un’altra zona non puoi. Soprattutto l’Europa, con la sua storia recente di imperi brutali e predatori, dovrebbe sapere qualcosa dei desideri, dei viaggi per soddisfare i desideri, e della disperazione che spinge a tentare e ritentare. Hernan Cortés desiderava così ardentemente i tesori del Messico da fare a pezzi le navi per impedire ai suoi uomini di tornare indietro. I padri fondatori americani desideravano così ardentemente la libertà di culto da mettersi in viaggio verso un luogo talmente diverso che lo chiamarono “nuovo mondo”. Mio cugino desiderava così ardentemente un lavoro pagato in moneta straniera da attraversare un deserto a piedi. Non esistono barriere tanto alte da impedire agli esseri umani di avere aspirazioni. Non esistono oceani così vasti da poterci impedire di sognare. Aprite il mondo in modo che tutti possano muoversi liberamente. Oppure chiudete le frontiere e lasciate che ognuno se ne torni a casa e veda quanto diventa povero e triste il mondo quando siamo tutti
costretti a restare nel luogo in cui nasciamo.
Tradotto su Internazionale nr. 1109
1 commento:
Grazie per aver riportato qui questo articolo.
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