No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20161205

Parigi, Francia - Novembre 2016 (2)

Quindi, mercoledì 23 novembre ci troviamo verso le 7 per la colazione, nella già citata minuscola sala apposita, e mangiamo quel che passa il convento. Non sono troppo esigente, ma debbo confessarvi (concedetemi una divagazione) che comincio ad essere insofferente quando, in alberghi che comunque ospitano clienti internazionali, non c'è la possibilità di avere un cappuccino. Le cose curiose, e, se ci rifletto un momento, anche divertenti, sono almeno due. La prima è personale: a casa, seguendo la dieta che ormai provo a seguire da un paio d'anni, la colazione è composta da 8 biscotti secchi e 250 ml. di latte. Quindi, normalmente non bevo il cappuccino. Ma quando sono in albergo, e non c'è neppure il caffé espresso, beh, almeno il cappuccino datemelo! La seconda è che ormai, in tutto il mondo sono diffuse delle ottime macchine automatiche che fanno discreti caffé espresso e cappuccini. Non capisco davvero come un albergo, non solo questo, ma anche altri di catene ben più importanti, non si dotino di una roba del genere. To be continued.
Usciamo quindi molto presto, e in 3 minuti 3 siamo in sede. Ci dotiamo del badge da visitatori, e riconosco la ragazza alla reception. Ci sistemiamo nella sala che è stata prenotata all'uopo, è già presente una collega francese, dal cognome che si presta a molte storpiature, famosa per essere una instancabile spina nel fianco. Man mano arrivano gli altri colleghi, e il "capo nuovo", e si inizia la riunione, scandita da un agenda tesa a, com'è giusto che sia in questi casi, scambi di esperienze tra i vari servizi logistici dei vari stabilimenti europei. Ci sono i due esperti di packaging, entrambi belgi fiamminghi, vecchie conoscenze, la collega francese già citata, l'altra collega francese M., responsabile qualità e precedure, già con me in varie esperienze (e fan dei Muse prima maniera, recentemente mi ha confidato di essere andate a vedere i Garbage, e di essere stata sorpresa positivamente), il catalano C., capo dei colleghi che mantengono le relazioni con i trasportatori, una persona che ho già citato come quello del bicchiere della staffa, sempre simpatico e cortese, il collega francese, la delegazione tedesca (sono tre, e ne conoscevo solo uno), la collega spagnola T., con la quale parlo sempre nella sua lingua, e con la quale ho un rapporto di simpatia, oltre che di stima. Naturalmente, ci si ferma per il pranzo, al ristorante aziendale della sede parigina, situato curiosamente al piano interrato, incontro un collega italiano che lavora in un altro sito, e che mi ha aiutato tantissime volte, che mi chiede una cortesia, poi faccio sorridere un paio di francesi in fila per il pranzo. Si riprende nel pomeriggio fino oltre le 17, poi si rientra velocemente in hotel e verso le 19 ci avviamo a piedi verso il ristorante presso il quale il capo ci ha invitato tutti a cena. Siamo nello stesso albergo di C. e T., e camminiamo insieme a loro parlando un misto di italiano/francese/spagnolo/inglese.
Il ristorante è Le Sanglier Bleu, e la cucina è indicativamente francese, con tentativi di innovazione e creatività.
La cena si svolge in allegria, i tedeschi si dimostrano interessati anche al vino. Verso le 22 abbondanti, tutti verso i letti, io e L. ci tratteniamo per bere un caffè ai tavolini esterni, lungo Boulevard de Clichy. A neppure 100 metri, il mitico Moulin Rouge.

Ce la prendiamo con calma, attraversando gli arrondissement, percorrendo quel chilometro che ci separa dall'hotel, sbagliando strada senz'altro. Certo, abituati al paesello, si vede che siamo in una città, e pure bella grande. So che è un pensiero semplice, prevedibile, e pure già espresso, ma chissà com'è, ogni volta mi colpisce. Senza pensare, tra l'altro, che questa città è stata colpita duramente, non troppo tempo fa. Ci diamo l'appuntamento per la mattina seguente, l'orario di inizio dei lavori è fissato per le 8, quindi quando scenderemo per la colazione, che comincia alle 7, dovremo essere già quasi pronti. Da bravo soldatino, preparo il bagaglio prima di coricarmi.

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