No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100515

a home at the end of the world


Una casa alla fine del mondo - di Michael Mayer 2004


Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: bellino, da mezzi manfruiti


E' il 1967 a Cleveland negli USA, quando Bobby, 9 anni, viene "iniziato" alle droghe dal fratello maggiore; pur crescendo in una famiglia aperta, in un periodo hippy, Bobby perde in maniera tragica il fratello, poi la madre, e ne rimane traumatizzato anche se non lo dà a vedere; da adolescente stringe una solida amicizia con Jonathan, conquistando a modo suo anche suo padre e soprattutto sua madre; l'amicizia con Jonathan è anche sessuale, anche se non va più in là di qualche masturbazione. Muore anche suo padre, quindi la famiglia Glover, quella di Jonathan, lo adotta. Jon va al college, Bobby rimane con la famiglia e, grazie agli amorevoli insegnamenti di mamma Alice, diventa un ottimo panettiere. Quando Alice e Ned, ormai anziani, decidono di trasferirsi al sud, Bobby si trasferisce da Jon che vive a New York, e, pur essendo gay, vive una strana storia con Clare. Nasce un "ménage à trois" che i tre cercheranno di vivere al meglio, anche se non sarà facile.


Impegnativo da raccontare, ma non da seguire, ve lo assicuro, anche se è il tipo di film che o si ama o si odia. Sinceramente, io l'ho amato, parecchio. Forse una visione utopica della vita, ma senz'altro coraggiosa, anche solo da immaginare, positiva e di buon auspicio in questi tempi bui.

Tocco leggero e colorato, Sissy Spacek delicata, Robin Wright-Penn forte come sempre, Colin Farrell (a rischio icona-gay con la prossima uscita di Alexander) straordinario per espressività e tenerezza.

Forse una caratterizzazione dei personaggi fatta più con le immagini che con i dialoghi, ma un film allo stesso tempo toccante e divertente, ottimista nonostante le morti disseminate per la storia più che in guerra.

Provatelo.

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